Economia

L’Italia che gioca: quanto ci ricava il Fisco?

Anatomia di un settore, quello del gioco, a cui lo Stato chiede sempre di più.

Quando si parla di gioco, in Italia, sembra di assistere al classico rimpiattino. Soprattutto dal punto di vista politico, con gli esponenti del Governo di turno che se da un lato condannano pubblicamente il settore, parlando di “rischio sociale”, dall’altro quando si tratta di passare alla cassa non sono altrettanto critici.

In un periodo particolare come quello che l’Italia ha vissuto negli ultimi mesi, il settore dei giochi ha tenuto botta, soprattutto grazie al comparto dell’online. Con le persone chiuse in casa a causa del lockdown, i volumi di gioco sono cresciuti esponenzialmente, tanto che poker online e giochi da casinò, hanno toccato aumenti percentuali a doppia cifra, fino al 30% in più tra Marzo e Aprile 2020 per le slot machine online ( Fonte.: Betnero.it)

L’altra faccia della medaglia è stata rappresentata dalla rete fisica, praticamente rasa al suolo fino alla metà di giugno. Sale slot, sale bingo e casinò non hanno potuto riaprire i battenti fino all’ultimo, come solo pochi altri esercizi commerciali e forme di intrattenimento quali cinema, teatri e concerti. E anzi, c’è chi ancora ha la serranda abbassata.

In tutto ciò, il settore del gioco è stato sfruttato nuovamente per tamponare altre emergenze. È successo spesso in passato (l’ultimo esempio fu il cosiddetto Decreto Abruzzo del 2009, per far fronte al disastro del terremoto), e succederà ancora con il cosiddetto Fondo Salva Sport, non ancora approvato ma in via di discussione in Parlamento.

Si parla ad esempio di una super tassa sulle scommesse all’1% sulla raccolta, il doppio dell’attuale 0,50%. Si badi bene che si parla di raccolta, non di ricavi. Una differenza sostanziale nelle scommesse sportive, dove se un giocatore scommette 50 euro ma ne vince 200, il bookmaker incassa un passivo di 150 euro, ma deve pure pagare le tasse su quei 50 scommessi dall’utente.

Attualmente, la pressione fiscale sul settore è intorno al 34-35% per le scommesse online e intorno al 30% sulle scommesse della rete fisica, il doppio rispetto a quanto previsto dalla legge in Gran Bretagna e addirittura 7-8 volte l’imposizione fiscale maltese – altre due giurisdizioni famose nel settore del gioco.

Non che gli altri giochi legali in Italia se la passino meglio. Lo scorso dicembre, tramite un emendamento al disegno di legge sulla manovra, il Governo ha imposto un’ulteriore stangata sul gioco e in particolare sulle vincite al prelievo sulle slot machine terrestri (le slot machine online sottostanno ad un regime fiscale differente).

Una novità, questa, che ha ridotto non soltanto il margine di gestori e concessionari, ma anche dei giocatori: riduzione del 65% della quota del payout e tassa del 20% sulle vincite superiori a 200 euro per VLT (con Preu sulle Awp che è passato dal 23% al 23,90%, per arrivare al 24% dal 1 gennaio 2021), e sulle vincite superiroi a 500 euro per lotterie nazionali, Gratta e Vinci, Superenalotto, Win for Life, Win for Life Gold, Enalotto, Superstar e SiVinceTutto.