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Economia
L'Ucraina gioca con il gas europeo proprio come la Russia: in autunno i mercati torneranno a ballare

L'Ucraina gioca con il gas europeo proprio come la Russia: in autunno i mercati torneranno a ballare

L’Ungheria continua a comprare gas e petrolio dalla Russia e l’Ucraina risponde mirando a far pesare a Budapest le sue azioni di compromesso con Vladimir Putin. Nonostante il recente faccia a faccia tra Viktor Orban e Volodymyr Zelensky, l’Ucraina non intende recedere da una strategia di “guerra economica” che, sebbene formalmente rivolta alla Russia, parla a nuora perché suocera intenda. E intende cioè far pesare all’Ungheria il perpetrarsi del suo ridotto sostegno a Kiev in sede europea.

Nelle scorse settimane l’Ucraina ha decretato sanzioni volte a frenare il petrolio russo spedito da Lukoil negli oleodotti che attraversano il territorio del Paese. Può sembrare insensato, ma nemmeno l'invasione russa ha fermato il transito di idrocarburi che, per quanto molto rallentato, continua a unire la Russia e parte dell’Europa centrale. Tra questi Paesi l'Austria, che riceve da Mosca il 95% del suo gas. E proprio l’Ungheria che ne dipende anche sul petrolio in una quota del 70%.

La crisi energetica esplosa in Ungheria

Mediamente Budapest paga a Mosca un miliardo di euro ogni tre-quattro mesi per forniture energetiche e le sanzioni ucraine su una parte del transito di greggio hanno causato in Ungheria una caotica situazione di crisi energetica. In Ungheria i prezzi energetici sono sotto osservazione e il governo di Budapest teme che una carenza di petrolio russo alimenti la crisi della generazione, generi una spirale di prezzi e accenda il malcontento. Da febbraio a luglio la generazione elettrica costa quasi un terzo in più, ora supera i 90 euro al megawattora. E Orban sta già pensando a come reagire allo schiaffo di Zelensky: “Budapest potrebbe ora negoziare più importazioni da Rosneft”, operatore russo alternarivo, o “aumentare le forniture dalla Croazia tramite l'oleodotto Adria”, ha scritto Politico.eu. Secondo cui “L'Ungheria potrebbe anche rilasciare alcune delle sue riserve strategiche di emergenza, che hanno abbastanza petrolio per 90 giorni”.

La Russia può avere buon gioco a influenzare i mercati europei: cosa accadrà in autunno

Il gestore ucraino delle reti UkrTransNafta deve dire ora no, dunque, ai transiti di Lukoil diretti verso Occidente. Ma questa tendenza a usare come arma le materie prime strategiche per l'energia europea fa alzare l'asticella dell'allarme. Se si pensa che l'autentica maestra in questa strategia è la Russia di Vladimir Putin. La diversificazione energetica europea del 2022-2023 dovrà ora confrontarsi con la possibile retromarcia del Gnl americano, che sembra essere arrivato al picco di esportazione, alla luce del sorpasso di Mosca su Washington come secondo fornitore dopo la Norvegia del mercato europeo dell'energia, gas in testa, nel mese di maggio.

Insomma, con una quota tra il 15 e il 20%, soprattutto nel gas, più una quota di forniture analoga riconducibile a triangolazioni commerciali con Paesi che bypassano le sanzioni, dall'India alla Turchia, la Russia può influenzare i mercati europei e un uso “militarizzato” dell'apertura e chiusura dei rubinetti deve essere messo in conto verso l'autunno. Il fatto che anche l’Ucraina non disdegni questa strategia per pressare Stati come l’Ungheria lascia pensare che tale gioco di tira e molla sia solo all'inizio. E che la strategia europea di diversificazione sarà messa alla prova dei fatti nei prossimi mesi.






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