Economia
L'Ue accelera sul green, ok alla norma sugli imballaggi. Ma l'Italia è contro
Dopo Commissione e Parlamento, anche il Consiglio adotta le sue decisioni. Confermati alcuni degli obiettivi su monouso e riuso
Meno rifiuti e imballaggi più green, l'Ue accelera sulla sostenibilità. Ma l'Italia vota contro: "Norme non ci soddisfano"
L’Unione Europea avrà presto nuove regole per gli imballaggi e relativi rifiuti. Dopo la Commissione e il Parlamento, anche il Consiglio europeo si è espresso, nella riunione di lunedì 18 dicembre, sulla proposta di un regolamento in materia, adottando una posizione favorevole a nuove norme per imballaggi più sostenibili e per contrastare l’aumento dei rifiuti di imballaggio generati nell’UE.
La decisione del Consiglio Ue è l’ultima tappa di un percorso iniziato oltre un anno fa con la proposta della Commissione Ue di un regolamento su imballaggi e rifiuti di imballaggi (PPWR – Packaging and Packaging Waste Regulation) per riformare la normativa europea e spingere su riduzione del monouso e riuso ma anche su obiettivi più ambiziosi di riciclo.
La proposta, votata e approvata poi anche dal Parlamento, prima in commissione ambiente e sicurezza e poi dalla plenaria, era uscita da quest'ultima con un testo depotenziato rispetto agli obiettivi originari più ambiziosi, soprattutto nella parte che riguardava il monouso e il riutilizzo, per l’ostracismo dell’industria del packaging e non solo che ha esercitato una certa pressione. Il testo finale accoglieva infatti una serie di emendamenti che introducevano deroghe importanti rispetto al riuso ed escludevano dal divieto di vendita diversi imballaggi monouso (es. le buste dell’insalata, gli imballaggi per l’ortofrutta, le bustine per lo zucchero).
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Il testo adottato in Consiglio ripristina invece alcune posizioni oltranziste iniziali (riduzione rifiuti, un numero minimo di riutilizzo degli imballaggi, sistemi di restituzione) pur mantenendo un “equilibrio tra il mantenimento dell’ambizione della proposta di ridurre e prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio e la concessione agli Stati membri di una flessibilità sufficiente nell’attuazione del regolamento”. Scettica la posizione dell’Italia nelle parole del ministro Pichetto Fratin “la proposta del Consiglio Ue sugli imballaggi non ci soddisfa”, unico paese ad aver votato contro. Prossima tappa saranno ora i negoziati tra Commissione, Consiglio e Parlamento (trilogo) per trovare una posizione di compromesso su un testo comune da adottare.
La proposta della Commissione
Il 30 novembre 2022 la Commissione UE presenta una proposta di regolamento PPWR con l'obiettivo di rimpiazzare la direttiva sugli imballaggi, la 94/62/Ue, e quindi revisionare il quadro normativo europeo in materia. La proposta, da un lato, spinge sul riciclo, rendere tutti gli imballaggi riciclabili entro il 2030 attraverso una progettazione più ecocompatibile e tassi vincolanti di materiale riciclato nei nuovi imballaggi in plastica.
Dall’altro lato su maggiore riuso attraverso sistemi vincolanti di vuoto a rendere per le bottiglie di plastica e lattine di alluminio. Infine conferma gli obiettivi di riciclo degli imballaggi già previsti al 2025 e 2030. La proposta si inserisce nell’ambito del Green Deal europeo, il piano strategico di economia circolare dell’Europa e la scelta del regolamento è dovuta all’obiettivo di uniformare la legislazione in tutti i paesi.
La commissione ambiente del Parlamento approva le modifiche
La proposta di regolamento viene votata e approvata in commissione ambiente e sicurezza alimentare (ENVI) il 24 ottobre 2023. Nel testo approvato figurano il divieto di vendita di sacchetti di plastica molto leggeri (meno di 15 micron) ad eccezione di quelli usati per esempio al supermercato come imballaggi primari per gli alimenti sfusi.
Vengono poi fissati obiettivi specifici di riduzione dei rifiuti da imballaggi in plastica: 10% entro il 2030, 15% entro il 2035, 20% entro il 2040. Sul piano del riuso si introduce la previsione di un numero minimo di riutilizzi, da definire in fase successiva mentre in ottica riduzione rifiuti, i distributori del settore HORECA dovranno dare la possibilità ai consumatori di utilizzare i propri contenitori.
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Inoltre i paesi dell’UE dovranno garantire il 90% di tasso di raccolta differenziata dei vari materiali di imballaggio (plastica, legno, ferro, alluminio, vetro, carta e cartone) entro il 2029. Altra misura proposta è il divieto di utilizzo nella fabbricazione dei materiali dei PFAs e del bisfenolo A, sostanze chimiche usate per renderli ignifughi e impermeabili ma che è dimostrato hanno effetti negativi sulla salute.
Il testo propone che la parte in plastica degli imballaggi dovrebbe contenere percentuali minime di contenuto riciclato, con obiettivi fissati entro il 2040 e la Commissione dovrebbe chiedere, entro il 2025, obiettivi e criteri di sostenibilità per la plastica a base biologica.
Il Parlamento depotenzia il testo
Dopo il voto in commissione ENVI, la proposta passa all’esame dell’assemblea plenaria del Parlamento il 22 novembre e approvata in larga maggioranza ma passano alcuni emendamenti che ne depotenziano molto la portata. Viene ridotto molto l’elenco di imballaggi monouso da vietare. Il divieto di vendita riguarderà solo i sacchetti di plastica molto leggeri (a eccezione di quelli usati per motivi igienici e come imballo primario per alimenti sfusi), le confezioni miniatura degli hotel e la pellicola trasparente per le valigie negli aeroporti.
Si salvano piatti e contenitori usa e getta dei ristoranti nonché gli imballaggi monouso per ortofrutta sotto 1,5 chilogrammi, le bustine monoporzioni per salse e zucchero, vaschette e altri imballi usa e getta. Una bella sforbiciata. Sono mantenuti alcuni obiettivi di prevenzione dei rifiuti (es. 15% entro 2040) e di riduzione dei rifiuti per gli imballaggi in plastica (20% entro il 2040).
Quanto al riuso, vengono introdotte esenzioni rispetto agli obiettivi per determinati imballaggi se per essi si raggiunge un tasso di riciclo pari all’85% nel 2026-27, misura questa chiesta a gran voce dall’Italia, che è un’eccellenza sul piano del riciclo. Esenzioni anche nel caso il riutilizzo non sia l’opzione che produce i migliori risultati ambientali complessivi e servirà una valutazione del ciclo di vita LCA (Life Cycle Assessment).
Il Consiglio mantiene l’impianto originario
Il Consiglio ripristina invece alcuni degli obiettivi più ambiziosi della proposta originaria della Commissione. Confermate le restrizioni su alcuni imballaggi monouso per frutta e verdura, per alimenti e bevande, condimenti, salse nel settore HORECA e per piccoli prodotti cosmetici anche se concede possibilità per gli Stati membri di stabilire esenzioni in determinate circostanze, anche per frutta e verdura biologica.
Come già indicato dalla Commissione, conferma gli obiettivi di riduzione dei rifiuti di imballaggio del 5% entro il 2030, del 10% entro il 2035, del 15% entro il 2040 (rispetto ai dati del 2018) ma anche l’obiettivo del riutilizzo, dove viene mantenuto il criterio di un numero minimo di viaggi o rotazioni nel suo utilizzo, con un numero minimo di rotazioni inferiore per il cartone. Tra le novità più significative, l’introduzione dei sistemi di restituzione (DRS) già consolidati in altri paesi.
Entro il 2029 gli Stati dovranno garantire la raccolta differenziata di almeno il 90% annuo delle bottiglie di plastica monouso e contenitori per bevande in metallo. A tal fine sono tenuti a istituire sistemi di restituzione del deposito (DRS) per tali formati di imballaggio. Il Consiglio ha aggiunto un'esenzione da questo obbligo per chi ha un tasso di raccolta differenziata superiore al 78% raggiunto nel 2026.