Economia

La ribellione delle imprese, Francesco Delzio: “Coronavirus, imprenditori e lavoratori mai così vicini”

di Micaela Longo

“La ribellione delle imprese” lo aveva predetto, imprenditori e lavoratori combattono oggi, insieme, per un unico obiettivo: rilanciare la produzione

“La ribellione delle imprese” in era COVID-19: l’intervista di Affaritaliani.it all'autore Francesco Delzio.

L’Effetto Cenerentola si è concretizzato in una crisi economica che rischia di spazzar via un gran numero di imprese” ha dichiarato ad Affaritaliani.it Francesco Delzio, manager, scrittore e docente universitario.

La sua ultima pubblicazione, “La ribellione delle imprese”, torna per riattualizzare la capacità d'impresa, l'avvicinamento tra imprenditori e lavoratori e il valore della produzione sulla rendita nel contesto della pandemia di COVID-19, con un significato nuovo.

A un anno dall’uscita di “La ribellione delle imprese”, possiamo dire che l’Effetto Cenerentola assume un senso nuovo, se contestualizzato entro l’era COVID?

La tragedia prima sanitaria e poi economica e sociale del COVID ha ulteriormente aggravato l’”effetto Cenerentola”, rendendolo evidente a tutti. Oggi ci sono circa un milione di piccoli e micro imprenditori, artigiani e commercianti in gravissima difficoltà perché, a fronte di uno stop delle attività produttive e di una contrazione della domanda, non hanno ricevuto il sostegno necessario per poter sopravvivere. L’”Effetto Cenerentola”, oggi, è molto più evidente: si è concretizzato in una crisi economica che rischia di spazzar via un gran numero di imprese.

Tutto questo è espresso in maniera chiara dal Presidente di Confindustria Carlo Bonomi che continua a denunciare la sostanziale inerzia del Governo e il fatto che le istanze del mondo delle imprese non siano ascoltate. Se sommiamo questi due fenomeni, inerzia del Governo rispetto alle istanze delle imprese e impossibilità di far ascoltare le proprie ragioni, ecco che abbiamo un quadro della forte solitudine in cui versa il ceto imprenditoriale.

“La ribellione delle imprese” aveva predetto un avvicinamento naturale tra imprenditori e lavoratori. Quali sono gli interessi per cui combattono e chi ha il dovere di ascoltarli?

“La ribellione delle imprese” parte da una tesi di fondo: a livello globale, negli ultimi anni, è diventato evidente il grande conflitto tra forze della produzione e forze della rendita. Un conflitto che, in molti Paesi del mondo occidentale, compresa l’Italia, si sta risolvendo a favore della rendita. La conseguenza è che nel campo di gioco della produzione, dopo essersi aspramente scontrati da Marx in poi, oggi imprenditori e lavoratori fanno sempre più parte della stessa squadra. Questa è la vera rivoluzione del nostro tempo. Imprenditori e lavoratori hanno oggi un interesse sostanzialmente convergente: che sia favorita e supportata la produzione, ovvero la produzione di reddito per l’impresa e per i lavoratori, che a sua volte genera chances di occupazione, possibilità di redistribuzione della ricchezza e migliore qualità della vita. Ma attualmente la produzione in Italia è svantaggiata sul piano delle politiche fiscali e sociali, rispetto alla rendita.

Provvedimenti come il reddito di cittadinanza hanno avuto un significato culturale grave: distruggere il valore del lavoro. Questo è l’effetto della vittoria delle politiche della rendita su quelle della produzione. Dobbiamo rapidamente invertire il corso delle nostre politiche iniziando a supportare la produzione e la creazione di occupazione altrimenti, molto rapidamente, ci troveremo in una situazione in cui non ci sarà più nulla da distribuire, perché viene prodotto molto meno di prima.

Contratti collettivi di lavoro, a quali valori deve guardare la stagione del loro rinnovo?

Una stagione cruciale che si sta aprendo è quella del rinnovo dei contratti collettivi di lavoro. Essa si misurerà sulla capacità delle grandi organizzazioni di rappresentanza da una parte e dei sindacati dall’altra, di fare rinnovi fortemente innovativi. Su questo si misurerà la loro capacità di interpretare l’era storica che stiamo descrivendo, un’era in cui questi attori hanno interessi comuni e devono essere in grado di rappresentarli. La stagione del rinnovo dei contratti potrebbe portare all’accendersi di un conflitto (l’autunno caldo di un tempo) violento tra imprenditori e sindacati. Necessitiamo di contratti innovativi che aumentino la produttività, che rafforzino la capacità di formazione dei lavoratori, che migliorino il welfare, che promuovano la natalità. Attraverso l’accordo tra le parti sociali, i contratti a livello collettivo e aziendale potrebbero sancire dei forti stimoli alla natalità. Se questa nuova stagione dei contratti non riuscirà, sarà una straordinaria occasione perduta e vorrà dire che le parti in causa non saranno riuscite a interpretare lo spirito di questo tempo.

La produzione avrà mai la meglio sulla rendita?

Difficile fare una previsione del genere. Oggi una serie di fenomeni a livello globale, che analizzo nel libro, determinano la prevalenza della rendita. Un esempio è il fenomeno della morte delle competenze (il fatto che a livello sociale non venga più riconosciuto il valore della competenza) analizzato da Tom Nichols in “The Death of Expertise”, negli USA. L’imprenditore riesce a fondare la sua forza sulla capacità di essere un ottimo organizzatore di competenze. L’impresa è, in fondo, la migliore organizzazione possibile delle competenze. Se le competenze vengono meno e se il loro valore economico e sociale inizia a non essere più riconosciuto, anche la capacità di impresa viene indebolita.