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Economia
La “sostenibilità” cambia il modo di fare impresa: strada lunga ma tracciata
Avv. Nicola Ferraro

Esiste una forma di controllo sul raggiungimento dell’obbiettivo comune?

Annualmente i soci devono rendere pubblici gli obbiettivi attuati, le modalità con cui questi sono stati raggiunti ovvero le circostanze che lo hanno impedito o anche soltanto rallentato; allo stesso modo devono essere comunicati, anche, gli obbiettivi che si intendono perseguire nell’esercizio successivo.

Il che avviene all’interno di una relazione che, annualmente, accompagna il bilancio di esercizio. La medesima relazione deve includere anche la valutazione di impatto (sviluppato da un ente esterno non controllato o collegato all’impresa) tesa a rendere conto e valutare il beneficio prodotto nei seguenti ambiti:

governo di impresa (grado di trasparenza e responsabilità nel perseguimento del beneficio comune)

lavoratori (relazioni con i dipendenti e collaboratori in termini di retribuzione, formazione, opportunità di crescita, comunicazione interna)

altri portatori di interessi (fornitori, territorio, comunità locale)

ambiente (utilizzo risorse, energia, materie prime, processi produttivi, logistici, uso e fine vita prodotti).

Esistono altri modelli societari nei quali il profitto non costituisce il solo obbiettivo di impresa?

La vocazione sociale non è prerogativa delle sole Società Benefit e delle B-Corp.

Il legislatore italiano con l’art 25, comma 4, DL 179/2012 (convertito con L. 221/2012) ha riconosciuto alle Startup innovative (ossia a quelle società di capitali, costituite anche in forma cooperativa, che hanno come oggetto sociale, esclusivo o prevalente, lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico) di ottenere la qualifica di start up innovativa a vocazione sociale (SIAVS).

Il che è possibile se, in aggiunta al possesso dei requisiti propri delle Start up innovative, l’esercizio dell’attività di impresa avviene, in via esclusiva, nei settori della assistenza sociale, assistenza sanitaria, assistenza socio-sanitaria, educazione, istruzione e formazione, tutela dell'ambiente e dell’ecosistema, valorizzazione del patrimonio culturale, turismo sociale, formazione universitaria e post-universitaria, ricerca ed erogazione di servizi culturali, formazione extra-scolastica finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica ed al successo scolastico e formativo, servizi strumentali alle imprese sociali.

Il riconoscimento dello status di start up innovativa a vocazione sociale avviene tramite autocertificazione da parte del legale rappresentante della società, a cui consegue l’iscrizione in una sezione speciale del registro delle imprese.

Anche le startup innovative a vocazione sociale sono tenute a dare evidenza annuale dell’impatto sociale prodotto dalla propria attività mediante la redazione di un Documento, definito Documento di descrizione di impatto sociale, da trasmettere alla Camera di commercio competente.

E in termini di valore quali sono le ricadute per le imprese che operano perseguendo, anche, il fine della sostenibilità?

Esse derivano dall’impatto sociale del modello.

Il concetto di sviluppo sostenibile ha acquisito sempre maggior peso nell’individuazione delle strategie di business e di comunicazione delle imprese. Da una parte il mercato è alla ricerca di brand e prodotti trasparenti in cui riconoscersi, dall’altra è cresciuta la consapevolezza dei profondi impatti e della relativa responsabilità che le imprese hanno nei confronti dell’ambiente che le circonda e degli stakeholders.

Per cui sempre più imprese guardano al tema della responsabilità sociale d’impresa come a una opportunità di business.

Il crescente interesse degli investitori, anche istituzionali, alle imprese che hanno messo al centro della propria attività il loro impatto sociale e ambientale è dipendente dal fatto che esse vengono reputate più trasparenti relativamente ai rischi non finanziari e quindi di medio-lungo termine.

La capacità di conciliare il proprio business con il valore condiviso o shared value è diventato quindi uno dei fattori determinanti per la crescita aziendale.

Più una società avrà chiaro il proprio scopo nel generare valore, comunicarlo e dimostrarlo ai propri clienti, ai dipendenti, alla comunità di riferimento, più potrà generare profitti duraturi a lungo termine.

Quale è, quindi, il valore intrinseco delle Società Benefit e quali i rischi che si possono nascondere?

Nelle Società Benefit c’è la necessità di far coesistere il beneficio ambientale/sociale con l’obiettivo economico. L’elemento che contraddistingue il valore della Società Benefit è l’attenzione dell’impatto sociale del progetto di impresa.

Tuttavia, a mio parere, lo sforzo che il management è chiamato a compiere è quello di non svolgere l’attività di impresa secondo il paradigma “classico”, ossia produrre per poi redistribuire, quanto far entrare il sociale nel processo produttivo. In altri termini, non la mera distribuzione di parte dei profitti a progetti a valenza sociale, quanto piuttosto l’attuazione di programmi di investimento che producano valore nuovo, eticamente apprezzabile e durevole fin da subito.

Il rischio, come sempre accade, è che l’abuso di attenzione verso il modello di fare impresa in modo sostenibile conduca alla diffusione di SB e SIAVS in cui il perseguimento del beneficio comune sia solo apparente e privo di riscontro effettivo. Si parla, in questo caso, di greenwashing: messaggio vuoto, teso solo a conquistare l’attenzione dei clienti.

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