Economia

Made in Italy, il sistema fiere torna a correre: il business vale oltre 20 mld

Nel post emergenza il settore punta sul rinnovamento: una fase cruciale per superare la frammentarietà e valorizzare il territorio

Made in Italy, l'industria è un moltiplicatore di business: le imprese che fanno fiere crescono del 13% in più rispetto a quelle che non le fanno 

Dopo la pandemia il sistema fieristico torna e correre, posizionandosi tra le locomotive economiche del Paese più importanti. Un moltiplicatore di business ma anche di turismo d’affari alto-spendente, di servizi specializzati e di posti di lavoro a tutti gli effetti.

Una industry, quella fieristica, che con i soli eventi nazionali e internazionali genera un impatto sui territori, tra servizi, trasporti e ospitalità e salari, quantificabile in 22,5 miliardi di euro l’anno di produzione, per un valore aggiunto stimato in 10,6 miliardi di euro pari allo 0,7% del Pil. Effetti macroeconomici aggiuntivi, questi, rispetto al business generato in fiera dalle imprese partecipanti.

È un quadro che va oltre le aspettative quello presentato oggi a Roma da Aefi e Prometeia in occasione della settimana giornata mondiale delle fiere. Lo studio, commissionato da Aefi, associazione esposizioni fiere italiane, fa il punto su un settore da sempre tra i principali alleati del made in Italy a distanza di diversi anni dall’ultima rilevazione.

“I numeri che emergono dallo studio Prometeia – ha detto il presidente di Aefi, Maurizio Danese - confermano in modo lampante come la quarta industria fieristica al mondo sia prima di tutto un incubatore naturale di business per i distretti industriali italiani e poi una leva di indotto ad alto valore aggiunto in favore dei territori”.

“Ora, per il post emergenza, il sistema punta sul rinnovamento: una fase cruciale per superare la frammentarietà attraverso alleanze strategiche fondate sui prodotti, salvaguardando i territori e il valore aggiunto prodotto sugli stessi. La strada verso nuove alleanze, ha concluso Danese, è tracciata, un percorso che vogliamo fare anche attraverso la costituzione di un tavolo con il Governo per l’attuazione di un piano fieristico nazionale condiviso”.

Un b2b fieristico che ogni anno impegna decine di migliaia di imprese del made in Italy in grado di performare sette volte meglio rispetto al totale dell’economia italiana (+2% vs +0,3% la crescita media annua del fatturato dal 2012 al 2019).

Un’over performance a cui il sistema fieristico ha contribuito in modo distintivo. Per la prima volta, è stato infatti possibile stimare, grazie a un’analisi d’impatto condotta su un campione di oltre 25 mila imprese espositrici (responsabili del 13% della produzione nazionale) confrontate con un panel di realtà simili che non partecipano a manifestazioni fieristiche – il vantaggio ottenuto dalle aziende che, fra il 2012 e il 2019, hanno creduto nelle fiere: 12,6 punti di crescita cumulata in più delle vendite e 0,7 punti di marginalità lorda (Ebitda) in più, rispetto a chi non ha partecipato.