Economia

Made in Italy: the restart, Bonomi: "Europa unica dimensione per la stabilità"

Pietro Cifarelli

Economia circolare, sostenibilità e rilancio del Made in Italy sono i temi principali nel percorso di eventi digitali sulla ripresa dell’economia italiana

Made in Italy: l’evento si basa sul piano “New Deal” per rilanciare il settore dell’export italiano.

Ha preso il via oggi la tre giorni di eventi digitali frutto dell’accordo di partnership tra ll Sole 24 Ore e Financial Times per il rilancio e la ripartenza nel mondo delle eccellenze del made in Italy. Gruppo 24 ore e Financial Times hanno organizzato questa manifestazione rivolta non solo alla business community nazionale ma anche a quella internazionale. L’evento si basa sul piano “New Deal” che il governo varerà per rilanciare il settore dell’export italiano. Le imprese possono contribuire alla ripartenza investendo sull’innovazione e sulla qualità. In questo primo giorno esponenti del governo e rappresentanti dei più importanti settori industriali hanno discusso gli step che dovranno essere intrapresi per la ripresa economica dopo il Covid. In occasione del convegno di apertura il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio, letto dal Presidente del Gruppo 24 ORE Edoardo Garrone, in cui ha evidenziato che: “L’opportunità di rilancio riguarda il destino stesso dell’Europa: solo un’Europa più forte e coesa può far valere quell’approccio multilaterale che oggi risulta ancor più necessario di fronte a tentazioni egoistiche e di chiusura”.

Made in Italy: la sfida del rilancio per le imprese italiane, l'intervento di Bonomi (Confindustria).

Carlo Bonomi, Presidente Confindustria, ha dichiarato nel suo intervento: “L’Italia è un paese manifatturiero. Lo straordinario sviluppo è stato reso possibile dalle competenze e dall’intelligenza industriale che ha consentito l’affermazione sui mercati globali. Oggi nonostante la crisi l’Italia è il secondo paese manifatturiero d’Europa e la settima potenza finanziaria nel mondo.
L’attuale produzione italiana è l’esito di un percorso complesso; l’emergenza sanitaria ha impresso accelerazione e urgenza allo sviluppo economico e sociale, l’emergenza ambientale ha dato necessità di processi di conversione energetica per diminuire l’uso di fonti fossili. La dimensione continentale pare l’unica in grado di offrire risposte adeguate. Vanno ripensate le regole europee restituendo alla scienza e alle imprese il compito di soddisfare i nuovi bisogni: cambiamento climatico, qualità della vita, sviluppo sostenibile.
La prima risposta si ha dalla nuova strategia europea più decisa e adeguata alle circostanze, con la positiva posizione del negoziato sul Next generation UE. Per la prima volta nella storia nasce un debito europeo. L’industria è considerata non solo il soggetto che può guidare verso la digitalizzazione e l’economia circolare ma anche il soggetto che può confermare il primato dell’Europa. Per realizzare l’obiettivo occorre un approccio organico. Ricerca, innovazione e competenze sono gli elementi fondamentali per rafforzare l’economia politica. L’Europa è l’unica dimensione possibile per garantire stabilità, per far questo, sul fronte nazionale occorre subito una strategia di medio e lungo termine per il supporto e rafforzamento della crescita ed il recupero della produttività. Un grande patto per l’Italia
”.

L’impegno di CDP per la ripresa del Made In Italy: le parole di Palermo (CDP).

Il Fondo Nazionale del Turismo si inserisce in una più ampia strategia che punta a valorizzare questo settore chiave che rappresenta il 13% del PIL e il 15% dell’occupazione. La nostra strategia rispecchia l’essenza di CDP: la vicinanza al territorio, la capacità di capire le esigenze ea livello locale e la necessità di fare sistema. Ci basiamo su quattro pilastri: formazione, innnovazione, consolidamento del settore e assett immobiliari.  Per quanto riguarda la formazione, abbiamo lanciato la scuola italiana di ospitalità che ha come obiettivo quello di formare manager in grado di gestire strutture alberghiere. La scuola punta su due tipicità: enfatizzare la componete di italianità e utilizzare tecnologie nuove per il settore alberghiero;
Sull’innovazione abbiamo investito 12mln su start up innovative; il terzo aspetto è il consolidamento dei settori, il turismo ha bisogno di strutture consolidate. L’obiettivo è perseguire un campione nazionale del settore alberghiero; l’ultimo pilastro è quello degli asset mobiliari, il Fondo Nazionale del Tursimo punta a investire fino a 2mld. Negli ultimi due anni abbiamo investito circa 120mln in strutture alberghiere, vogliamo creare strutture alberghiere italiane.
Riteniamo che questi quattro pilastri consentono di affrontare un sostegno importante a questo settore che, per far si che ciò accada devono essere visti in maniera sinergica. -
ha spiegato Fabrizio Palermo, CEO e Direttore Generale CDP – Cassa Depositi e Prestiti - CDP investe da 160 anni in infrastrutture, abbiamo finanziato opere infrastrutturali in tuta Italia, crediamo nel sostegno delle infrastrutture sia come investitore che come finanziatore. Nel piano industriale lanciato nel 2018 abbiamo puntato al forte sostegno di questo settore, che non è solo di finanziatore ma di supporto alle pubbliche amministrazioni nell’individuazione di progetti; sono stati assunti ingegneri che lavorano con le pubbliche amministrazioni per individuare, creare progetti e portarli fino al finanziamento. Investiamo in infrastrutture fisiche ma anche digitali. Ieri abbiamo dato il via libera a un’operazione che fa nascere un campione europeo delle piattaforme digitali per le informazioni di trading.

Lavoriamo a fianco delle imprese, puntiamo a raggiungere 60mila imprese, siamo già a 40mila. Per quanto riguarda l’export siamo un soggetto che ha un approccio per filiera abbiamo fatto accordi importanti a sostegno di alcune filiere in diversi settori, dove abbiamo affiancato i capo filiera.
Abbiamo sviluppato strumenti di liquidita fuori dall’Italia, come in Cina. Avendo lanciato il fondo nazionale dell’innovazione, puntiamo a lanciare più di 1000 start up collegandole con le aziende. Infine, puntiamo a una vicinanza sul territorio perché è fondamentale per capire le esigenze. Bisogna cercare di fare sistema rimanendo vicino alle aziende sul territorio.
Il Made in Italy può tornare a correre, l’Italia ha grandi potenzialità soprattutto perché ha grande capacità di innovazione. Coraggio e determinazione noi ci siamo e per questo da 170 anni investiamo nel futuro dell’Italia
”.

Made in Italy: il ruolo del sistema finanziario per la ripresa del Made in Italy.

Giuseppe Cerbone, Amministratore Delegato Gruppo 24 ORE, ha parlato così durante i saluti introduttivi: “L’editoria durante la pandemia ha svolto un ruolo fondamentale nell’informazione. Ha avuto un ruolo sociale e di stimolo all’economia, è una delle categorie d’impresa che non si è mai fermato. In Italia le edicole sono rimaste aperte anche durante la pandemia. In questo periodo il Sole 24 Ore ha rafforzato strumenti informativi, producendo nel primo semestre 2020 il doppio del 2019. In questo periodo tragico, abbiamo imparato tante cose tra cui la resilienza del sistema imprenditoriale e del nostro popolo. Parlerei di un “new start” dobbiamo reinventarci prendendo spunto dalle cose imparate in questo periodo di crisi sanitaria. Questo evento organizzato in simbiosi dal Gruppo 24 Ore e Financial Times è un esempio di business basato sulla collaborazione internazionale. La pandemia ci ha insegnato che i modelli di business devono cambiare velocemente. Non possiamo attendere che qualcos’altro accada. Il Sole 24 Ore è e sarà in prima linea sull’informazione e sul cambiamento. Questo convegno ne è un esempio. Dimostra la necessità di informazione di qualità”.

Da capo di una filiera significativa quale Enel, dare un giudizio su come il mondo bancario può essere apportato alle imprese è vantaggioso iniziando a considerare come centro di ragionamento la tematica della sostenibilità, partendo da un’esperienza fatta con Intesa che è l’accordo di filiera in cui il contributo di Enel è quello di mettere a terra i concetti su cui si incentra lo sviluppo sostenibile delle imprese. Per Enel è una necessità, che si traduce nell’apprezzamento creditizio che migliora, quindi il lavoro si traduce in un beneficio della filiera anche nel fatto che si può beneficiare di un sostegno finanziario che guarda al capo filiera in maniera migliore. Si cerca di introdurre la tematica ESG come fattore di rischio che va misurato, in prospettiva si coglie il fatto che i fattori ESG possono diventare fattori di miglioramento per consentire alle imprese di accedere al credito bancario. Un’impresa sostenibile è un’impresa più competitiva che ha avviato processi di economia circolare e dovrebbe essere capace di attrarre finanziamenti a condizioni migliori. Da questo punto di vista un recupero della vocazione territoriale si può realizzare guardando tematiche di sostenibilità. Un’impresa è sostenibile nell’ecosistema in cui vive. Bisogna avere una chiara direzione su cui indirizzare il credito.

Tutto quello che fa Enel deve avere elemento di sostenibilità anche nella scelta delle banche. Sull’orizzonte temporale 2025 mi domando se non si tratti di una scadenza poco ambiziosa, l’esortazione è quella ad avere coraggio e a spingere più forte sull’acceleratore”. Con queste parole è intervenuto Michele Crisostomo, Presidente Enel.

Mauro Micillo, Responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking Intesa Sanpaolo, ha dichiarato: “Intesa Sanpaolo è una banca universale ed è stata impegnata nel supportare le aziende italiane nella fase più critica della crisi. Ricordo i finanziamenti SACE, in particolare sono quelli che riguardano più da vicini le aziende superiori a 350mln di fatturato. Intesa è stata la prima banca italiana a siglare accordo con SACE: sono stati già utilizzati 6,5mld su un totale di 13,9mld garantiti da SACE, circa il 47%.
La tematica non si esaurisce con i prestiti SACE, rappresentano solo un primo intervento per le PMI, per consentire alle aziende di passare il momento più critico della crisi. Una cosa che abbiamo notato e su cui siamo intervenuti è il tema delle filiere. Intesa Sanpaolo qualche anno fa aveva lanciato un programma che riguardava un centinaio di filiere, durante la crisi abbiamo notato che i capi filiera hanno capito ancora di più la rilevanza dei fornitori strategici, questo si sostanzia per le aziende di minore dimensione, per migliorare l’accesso al credito che consente loro di migliorare la situazione operativa. È un elemento importante anche guardando avanti perché è un elemento che unisce il paese da nord a sud. Capita che molto spesso molti capi filiera si trovano al nord e fornitori strategici sparsi su tutto il territorio e questo è un modo per lanciare con diversificazione geografica tutte aziende importanti. Questo rappresenta il pilastro di una ripresa sostenibile del nostro paese. Il tema degli ESG per Intesa è tema strategico. Intesa è presente in tutti gli indici di sostenibilità con dei ranking elevati. L’attenzione alle tematiche nasce da lontano, nel 2014 abbiamo cominciato ad occuparci di economia circolare. Questo si è sostanziato in 5mld per l’economia circolare, budget che è stato parzialmente utilizzato. Abbiamo vinto importanti gare per finanziamenti circolare, abbiamo come obiettivo di abbassare sensibilmente emissione di Co2 e questo è stato il primo caso dove all’interno di un derivato sono stati compresi elementi di sostenibilità. Intesa è molto impegnata grazie a una serie di iniziative a sostegno dei territori sui quali siamo andati a incidere
”.

Siamo la prima società di ingegneria nel settore della chimica e dei trattamenti gas e la settima al mondo, l’ingegneria italiana rappresenta il Made in Italy nel mondo. Il 10% dell’export dei 580mld totali, è fatto dalla chimica, siamo un grande motore per l’attrazione, possiamo muovere all’export cifre importanti solo nel nostro settore. In generale, siamo molto apprezzati per quello che abbiamo sviluppato, penso che non abbiamo alternative, dobbiamo esportare e continuare a farlo anche attraverso processi di filiera. C’è la necessità dell’utilizzo della filiera, il ruolo fondamentale è svolto dalla SACE, insieme a loro abbiamo realizzato grandi cose, per esempio ne cito una che coinvolge tute le imprese perché grazie al sostegno Export Credit che la SACE concede, formiamo un pacchetto sia per la tecnologia, sia per la realizzazione di queste opere in posti remoti. Un esempio può essere il caso dell’Oman, grazie all’aiuto della SACE, con Confindustria abbiamo organizzato workshop locali, abbiamo consentito l’attivazione di aziende italiane. Il risultato finale, oltre all’attività di sistema, è che le PMI avranno la possibilità di investire, oltre che riuscire a prenderci un pezzettino di PIL di paesi fortemente in crescita.Per quanto riguarda la transizione energetica, in Italia abbiamo una grandissima occasione, siti industriali delle centrali a carbone che devono essere chiusi, raffinerie che non sono più competitive, la nostra idea è riconvertire i siti industriali che oggi sono dismessi. Per esempio, a Livorno, stiamo immaginando una riconversione di un ex raffineria, stiamo facendo uno studio di fattibilità in una ex raffineria vicino l’Ilva dove si può fare recupero di rifiuti indifferenziati, riciclo di plastiche e idrogeno da energie rinnovabili. Bisogna utilizzare i siti industriali brownfields che possono essere trasformati con questi processi. I soldi ci sono, sia del Recovery Fund che da fondi internazionali che ci chiedono asset verdi su cui investire, le competenze non ci mancano, bisogna semplificare la burocrazia per questi progetti”. Ha affermato Fabrizio Di Amato, Presidente Maire Tecnimont.