Economia
Mediocredito, rumors: faro Bce sulla banca della Serracchiani
Quello spreco di denaro pubblico nell'operoso Nordest....
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Cosa sta succedendo Friuli Venezia Giulia dove pare che la Bce, secondo alcuni rumors raccolti da Affaritaliani.it, abbia acceso i riflettori sulla banca di credito speciale controllato (con il 55%) dalla Regione targata Debora Serracchiani, numero due del Pd?
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Secondo le indiscrezioni, infatti, pare che la Vigilanza di Francoforte, anche a seguito di una serie di articoli fra cui quelli di Affaritaliani.it (vedi box), non sia convinta dell'efficiacia del piano di risanamento della banca e abbia chiesto a BankItalia di andare in pressing sull'attuale management per la stesura di un piano "B" per mettere in sicurezza il gruppo. Il piano di risanamento prevede una ricapitalizzazione - da effettuare - compresa fra 16 e 32 milioni di euro conseguente a una perdita straordinaria da cartolarizzazione di circa 53 milioni di euro che dovrebbe essere realizzata - già slittata da giugno - ad ottobre di quest'anno. Prima dell'ingresso nel capitale di Iccrea Holding.
La Vigilanza non sarebbe per niente convinta del fatto che la totalità dei soci (fra cui oltre alla Regione, anche la Fondazione CrTrieste, le Bcc regionali e alcuni grandi banche nordestine fra cui Veneto Banca e Banco Popolare) sia pronta ad aprire il portafoglio per risanare un gruppo che non produce utili da cinque anni e finora incapace di azionare con efficacia la leva dello sviluppo (riduce gli impieghi e stenta a schiodarsi dalle 3.000/3.200 aziende affidate in massima parte in Friuli Venezia Giulia e pari a solo un terzo circa dei quasi 8 mila clienti depositanti online).
In più, i 32 milioni di aumento di capitale messo in cantiere, non terranno conto della nuova perdita di gestione corrente (nel 2015 39 milioni) che verosimilmente il gruppo maturerà quest'anno anche a seguito dei nuovi accantonamenti che, dopo la megapulizia dei non performing loans (357 milioni), la banca sarà costretta a fare per la montagna di crediti deteriorati (319 milioni) che statisticamente passeranno a sofferenza (come da nota integrativa del bilancio 2015, in un rapporto di un terzo. Quindi almeno una cinquantina di milioni di nuovi accantonamenti e comunque secondo il prudente apprezzamento degli amministratori).
La vicenda bancaria del Mediocredito poi assume rilevanza per il fatto che l'istituto è a controllo pubblico e che solo la manina renziana con l'emendamento salva-Mediocredito alla legge di Stabilità 2016 (a firma di alcuni parlamentari Dem) ha permesso di salvare dal commissariamento, consentendo un aumento di capitale dopo tre esercizi consecutivi chiusi in perdita. Bilanci che hanno costretto la Regione FVG a mettere mano al portafoglio per le sue quote di competenza con enorme spreco di soldi pubblici per enti spesso costretti a bussare alla porta del Tesoro con il cappello in mano. Spreco a cui nel 2016 si aggiungerà l'assegno da oltre 16 milioni (sulla carta, perché a fine anno l'esborso dovrebbe essere maggiore) che la Serracchiani dovrà staccare per mettere in sicurezza il Mediocredito.
C'è di più. Per consentire al gruppo d'incassare con la cartolarizzazione il 30% del valore dei crediti in sofferenza, un'operazione fuori mercato (i fondi avvoltoi pagano per esempio il 15-20% del valore delle sofferenze lorde iscritte a bilancio) "in house" che, come ha fatto sapere il gruppo, non ha precedenti nel sistema bancario italiano (e ti credo!), la Regione farà la sua parte acquistando i crediti (non è ancora chiaro se il veicolo glieli venderà tutti o solo una quota) per permettere a Mediocredito di ridurre l'impatto economico della cartolarizzazione, diversamente più elevato per effetto dei prezzi imposti dagli investitori di mercato speculativi (quelli contro cui è sceso in campo anche il Fondo Atlante). In pratica, la Regione della Serracchiani strapagherebbe crediti molto vecchi e della peggiore qualità (specificano fonti interne) per incassare con tempi molto lunghi proventi da cespiti che non è assolutamente detto riescano per intero a ripagare l'investimento effettuato. Altro spreco di denaro pubblico all'orizzonte (con sospetto aiuto di Stato che Bruxelles potrebbe sanzionare), quindi.
Infine, al termine di quella che il management e lo staff della Serrachiani definiscono "messa in sicurezza della banca", il Mediocredito vedrà l'ingresso di Iccrea nel proprio capitale con la Regione FVG che scenderà sotto il 50% (e usciranno la fondazione CrTrieste e le Bcc del Friuli) ma cederà il controllo di un prezioso asset con oltre 60 anni di attività. Asset che ha un solo gemello in Italia e cioè il Trentino-Alto Adige. Esperienza, però, che lì funziona e dove il controllo della Regione ha più successo. La Serracchiani, dunque, ha scelto gli uomini sbagliati? L'andamento del business e la storia aziendale parlano chiaro. Il calderone dei soldi pubblici, purtroppo, si svuota anche così.