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Economia
Mediolanum, Oscar di Montigny fa un passo indietro. E il futuro della banca...
 

Il futuro di Mediolanum

Intanto tiene banco anche il futuro dell’istituto fondato da Ennio Doris. Banca Mediolanum ha chiuso il trimestre con un utile di 178 milioni di euro, in aumento del 59%. Merito dell’aumento dei tassi, certo, ma anche di un incremento delle masse gestite che supera i 100 miliardi. Proprio intorno al wealth management, però, si gioca il futuro dell’azienda con sede a Basiglio. Non è un mistero che si stia cercando di consolidare un settore – quello del risparmio gestito - che garantisce, indipendentemente dai rialzi dei tassi, i migliori rendimenti.

Gli asset under management in Italia è vero che sono calati di oltre il 4% nel 2022, ma ammontano a circa 974 miliardi di euro, metà del pil nostrano. Per questo chi riesce ad accaparrarsi la fetta più consistente ottiene un notevole “boost” per quanto concerne le commissioni. Da qui l’idea di creare un grande polo italiano del wealth management che possa avere come artefice Mediobanca.

Il piano di Nagel è chiaro: bisogna potenziare il wealth management, mentre l’incremento dei tassi ha portato all’aumento dei margini anche per Compass. Chi potrebbe essere il target adatto per Piazzetta Cuccia? Eliminato Fineco che ormai vale troppo, anche se ha perso negli ultimi mesi, potrebbe tornare nel mirino Banca Generali, che ha chiuso il bilancio con utili in calo. Si vedrà, insomma. Ma Alberto Nagel può brindare a un nuovo successo, un’ulteriore cartuccia al suo arsenale in vista del rinnovo dei vertici della banca che arriverà in autunno.

L’alternativa è appunto Mediolanum, che, tramite la famiglia Doris, detiene una quota del 3,4% di Piazzetta Cuccia e che fa parte di un patto di consultazione che raggruppa circa il 10,9% del capitale azionario. L’alternativa è guardare ancora a Banca Generali, che in Borsa vale il 40% in meno di Mediolanum e che potrebbe quindi essere un target interessante per aumentare la massa critica. Philippe Donnet nelle scorse settimane ha definito l’istituto guidato da Gianmaria Mossa come strategico. Ma sarà davvero così?

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