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Economia
Minerali rari per i chip, l'Italia è ricca di giacimenti ma non li sfrutta

Minerali rari per costruire chip, l'Italia è ricca di giacimenti ma non li sfrutta. Ma il nuovo Dl sulle materie prime critiche potrebbe cambiare tutto

In Italia si sta assistendo a una nuova corsa non più all'oro, ma alle risorse essenziali per la costruzione di chip: da Bracciano con la sua fluorite, alle terre rare vicino Cagliari, fino al litio nel Lazio.

Questa caccia coinvolge anche materiali come caolino, bentonite, feldspato, oltre a cobalto, neodimio, stronzio, nichel e rame, tutti fondamentali per i dispositivi elettronici ormai immancabili nella quotidianità, per le turbine eoliche e i motori delle auto elettriche. Questi elementi sono altrettanto cruciali per le industrie di punta, come la difesa e l'energia, diventando pilastri per un'economia che si sta spostando verso l'ecosostenibilità.

Nonostante ciò, per decenni l'Italia e l'Europa hanno trascurato questi giacimenti, lasciando che altri paesi, come Cina, Turchia e nazioni del Sud America, dominassero la ricerca e l'estrazione di tali rari e preziosi materiali, trasformandoli in "materie prime critiche" e aumentando la dipendenza europea, rendendo i sistemi produttivi più vulnerabili.

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Tuttavia, il sottosuolo italiano è ricco di questi giacimenti, con almeno mille siti identificati, soprattutto nell'arco alpino, in Liguria, lungo la costa tirrenica da Toscana a Campania, in Calabria e in Sardegna. Queste risorse, scoperte secoli fa e poi abbandonate non per esaurimento ma per la non urgenza delle materie all'epoca, sono oggi vitali a seguito della rivoluzione digitale e del New Green Deal.

Negli ultimi anni, la ricerca e l'estrazione sono state ulteriormente rallentate da burocrazia e opposizione ambientalista, rendendo l'Italia estremamente dipendente dai mercati esteri. Materiali come il feldspato sono diventati rari, soprattutto dopo eventi geopolitici come l'invasione dell'Ucraina. Inoltre, materiali come la fluorite e le terre rare sono abbondanti, soprattutto in Sardegna.

Recentemente, la situazione sta cambiando. Il Lazio ha concesso tre permessi per valutare le salamoie geotermiche in zone vulcaniche che potrebbero contenere litio, mentre in Sardegna sono stati rilasciati permessi per il caolino.

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Una svolta significativa è prevista nei prossimi mesi, grazie al recente decreto sulle materie prime critiche, annunciato dai ministri delle imprese e dell’ambiente Adolfo Urso e Gilberto Pichetto Fratin. Il decreto semplifica notevolmente le procedure per la ricerca e la riapertura delle miniere e per i progetti di riciclo, con tempi rapidi per il rilascio dei titoli abilitativi: non più di 18 mesi per l'estrazione e massimo 10 mesi per il riciclo. Anche i rinnovi delle concessioni esistenti vedranno tempi dimezzati, non superando i 10 mesi.

Inoltre, il decreto stabilisce che le royalties per le concessioni minerarie di progetti strategici saranno versate allo Stato per i progetti marittimi e sia allo Stato che alle Regioni per quelli terrestri. Queste entrate andranno a sostegno del Fondo sovrano per il Made in Italy, finanziando investimenti nella filiera delle materie prime strategiche. Un comitato presso il Mimit elaborerà annualmente un piano per valorizzare i giacimenti italiani di materie prime critiche.






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