Economia

Mps, il tackle di Giani su Gualtieri? Le mosse del sindaco di Centrodestra

di Andrea Deugeni

Sarà vero? I rumors rimbalzano da fonti bancarie e trovano anche qualche conferma nel Palazzo. Ricordate la conferenza stampa convocata in fretta e furia nel primo pomeriggio di mercoledì 11 novembre dal neo presidente della Regione Toscana Eugenio Giani per alzare la voce sul destino di Mps chiedendo al compagno di partito Roberto Gualtieri di rinviarne la privatizzazione? 

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Il tema è divisivo nella maggioranza di governo, non solo fra il Pd e il M5S che capeggiato dalla presidente della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario Carla Ruocco vuole che l’istituto senese resti sotto il controllo pubblico (ora al 68%). Ma anche all’interno del Nazareno stesso, dove alcuni parlamentari e i Dem toscani non vogliono privarsi di una banca che, seppur ridimensionata rispetto ai vecchi fasti, rappresenta sempre la banca territoriale di riferimento della regione.

In questo scenario frammentato, il Dem Gualtieri, numero uno del Tesoro e, soprattutto, il suo braccio destro Alessandro Rivera, che in Via XX Settembre è direttore generale e che dopo quella su PopBari sta seguendo in prima persona il complesso dossier Montepaschi, vogliono chiudere prima possibile il “file”, rispettando gli impegni presi con l’Europa sull'uscita dal capitale, prima di rimettersi al tavolo con Bruxelles nei primi mesi del prossimo anno per la grande partita del Recovery Fund. Partita fondamentale per il Paese e per la vita stessa del governo. 

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Ebbene, sembra che una settimana fa Giani, da poco più di un mese alla guida della regione, abbia preso carta e penna per scrivere a Gualtieri su Mps, annunciando il tutto con una conferenza stampa ad hoc in quella che da qualcuno è stata definita come una "reazione un po’ scomposta", perché venuto a conoscenza di contatti fra il Tesoro e il sindaco di Siena Luigi De Mossi, il primo di Centrodestra dal dopoguerra nella ex roccaforte rossa, si è sentito scavalcato e messo nell'angolo in un'operazione che, con le sapienti consulenze di Francesco Canzonieri del corporate&investment banking di Mediobanca, il Mef cerca di portare a termine con il minore clamore possibile. Anche perché deve mettere, fra incentivi fiscali e ulteriore rafforzamento di capitale, sul piatto almeno altri 5 miliardi di soldi pubblici (senza contare gli oneri straordinari per gli eventuali esuberi e il capitolo rischi legali) per invogliare gli eventuali compratori.

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Secondo le indiscrezioni De Mossi, che è anche grande elettore della Fondazione Montepaschi e il regista della mega richiesta stragiudiziale da parte di Palazzo Sansedoni per 3,8 miliardi di euro nei confronti della banca per gli aumenti di capitale del 2008 e del 2011, avrebbe acceso il disco verde per i piani del Tesoro deciso a trovare al più presto una soluzione (UniCredit è in cima ai desiderata di Via XX Settembre) per Rocca Salimbeni, facendo andare su tutte le furie Giani e il Pd toscano.

@andreadeugeni