Economia
Navi, centrali e auto ad ammoniaca. E’ il futuro della conversione energetica?
Giapponesi e tedeschi stanno guardando all’ammoniaca per risolvere i problemi della transizione energetica
La rivoluzione dell'ammoniaca, secondo gli analisti dovrebbe diventare una parte indispensabile del nuovo mondo energetico
Come si riconverte una società basata sui combustibili fossili senza una devastazione economica? Tanti addetti ai lavori se lo stanno chiedendo, visti gli effetti dell’elettrico sul breve periodo. Difficile a credersi ma una delle strade possibili tra le più interessanti è diventata la riconversione dell’ammoniaca che è una sostanza inquinante ma che con alcuni accorgimenti potrebbe diventare verde. L’ammoniaca, gas già noto dall’antichità e in epoca moderna facilmente trasformabile in liquido (grazie a lievi alterazioni della pressione e della temperatura), è da tempo sottoposta a studi al punto che si ritiene possa contribuire a una svolta nella riconversione energetica.
A Wilhelmshaven, sul Mare del Nord, Uniper, società energetica statale tedesca con sede a Düsseldorf sta costruendo uno dei più grandi impianti mondiali per la conversione del composto, fatto da un atomo di azoto e tre di idrogeno, in ammoniaca verde. Anche Jera, una delle più grande società produttrici di energia elettrica al mondo e che contribuisce al 30% del fabbisogno giapponese, vuole riconvertire tutte le proprie centrali nipponiche a carbone per alimentarle con l’ammoniaca.
Una delle caratteristiche più interessanti dell’ammoniaca è la densità energetica, il che significa che può immagazzinarne molta in uno spazio ridotto. Quella liquida può trasportare circa tre volte più energia dell’idrogeno compresso, uno dei principali combustibili puliti di oggi. Entro il 2030, Tokyo dovrebbe portare le importazioni di ammoniaca dalle attuali 200.000 tonnellate annue a 20 milioni.
Il quadro permette di capire che in un futuro vicino potremmo vederla utilizzata come fonte energetica nei motori a combustione interna oppure nei fornelli a gas, permettendo ai consumatori di risparmiare moltissimo sulle spese. Addirittura esiste una start up americana, Amogy, che sta costruendo sistemi che possano utilizzare l'ammoniaca, utilizzata nei fertilizzanti, come carburante per alimentare camion, navi e auto, anche superveloci.
Le navi oceaniche verrebbero alimentate con ammoniaca. E non è cosa da poco visto che i trasporti marittimi producono circa il 2% delle emissioni globali di CO2, quasi quanto l’intera economia della Germania. Anche i boiler di tutte le centrali a carbone andrebbero aggiornati: per funzionare bruciando ammoniaca.
Secondo la Royal Society, l’ente di scienziati e ricercatori più antico al mondo, “la produzione di ammoniaca verde potrebbe offrire ulteriori opzioni per il passaggio alle emissioni net-zero di biossido di carbonio”.
Se gli Stati investissero in modo massivo nel settore si presenterebbe la prospettiva di una riconversione globale del sistema energetico in 10 anni.
Ma ci sono due ordini di problemi da risolvere. Il primo è rappresentato dai costi: non sarà semplice produrre grosse quantità di ammoniaca a prezzi bassi, visto che il settore è per ora una nicchia. Il secondo è la sicurezza: l’ammoniaca è un gas tossico ed è perciò necessaria una riconversione ottimale e sistematica che garantisca, al 100%, ogni perdita possibile. Ma soprattutto, la co-combustione del carbone con l’ammoniaca è un processo ancora in fase di sperimentazione che se si rivelasse funzionante e sostenibili economicamente metterebbe in moto una vera rivoluzione ecologica. Takeo Kikkawa, professore alla International University of Japan ha confermato all’agenzia Bloomberg alcune di queste dinamiche di settore da superare.
Ma tutto dipende dall'uso industriale. Se i finanziamenti pubblici cominciassero a indirizzarsi verso il settore allora le problematiche avrebbero buone possibilità di essere superate consentendo un cambio di paradigma al modello attuale basato sui combustibili fossili o su un elettrico particolarmente costoso ed elitario.