Economia
Nonc'è solo il crowfunding, peer-to-peer lending a quota 11 miliardi
Al contempo, però, solamente circa la metà degli intervistati ha dichiarato un livello di confidenza minima in questo canale di finanziamento. Più di due terzi degli intervistati manifestano un interesse basso o molto basso sia ad investire sia a finanziarsi con il P2P; tuttavia alcuni segmenti di popolazione presentano una propensione decisamente più alta. I potenziali utilizzatori del P2P lending sono prevalentemente individui di sesso maschile con un titolo di studio medio-alto. Si tratta, inoltre, di soggetti attenti alla minimizzazione dei costi del finanziamento, con una propensione al rischio più elevata, che non hanno un livello di fiducia elevato verso il sistema creditizio tradizionale ed esperienze positive con la banca che attualmente offre loro servizi di credito, investimento e pagamento. L’interesse verso la forma di finanziamento non risulta invece influenzato dalla fiducia verso il prossimo.
Nel complesso, l’utilizzo frequente del canale internet da parte degli intervistati influenza positivamente la loro propensione a considerare il P2P lending come una possibile alternativa di finanziamento; in particolare sono più incentivati a considerare tale soluzione i soggetti che attivamente acquistano o vendono attraverso siti di e-commerce o che sono molto attivi sui Il profilo tipo dei soggetto potenzialmente interessati a prestare capitali attraverso il P2P lending risulta, invece, quello di un individuo di sesso maschile, con un’età medio-bassa, appartenente a nuclei famigliari di dimensioni medio-ampie. La ricerca evidenzia una minore propensione ad investire nello strumento per i soggetti che rappresentano la fonte principale di reddito del nucleo famigliare, forse anche in funzione del maggiore fabbisogno finanziario del nucleo famigliare di appartenenza e/o della non sostenibilità del rischio legato al progetto di investimento. Infine, l’attitudine all’investimento nel peer-to-peer risulta influenzata da variabili comportamentali quali le esperienze di concessione di finanziamenti realizzate in passato, la propensione al rischio, la fiducia verso il prossimo e la fiducia verso la propria banca. L’esperienza maturata sulla rete sia in termini di prodotti finanziari, sia di commercio elettronico, sia di livello di attività sui social network non contribuisce invece a delineare in modo più chiaro le caratteristiche del potenziale investitore nel canale P2P.
“In Italia il peer-to-peer lending è una industry che, per quanto piccola e recente, sta cercando di trovare un proprio spazio nel mercato – commenta Simone Capecchi, Direttore Sales & Marketing di CRIF -. Seppur in uno stadio ancora embrionale, indubbiamente potrebbe trarre impulso anche dall’evoluzione del quadro normativo, in particolare relativamente alla definizione dei soggetti cui è riservata l’attività di gestione dei portali, che a fronte di un allargamento del mercato potrebbero stimolare tanto la domanda quanto l’offerta”. “In termini prospettici va considerato che l’intermediazione denaro tradizionale resta alla base delle attività della banca commerciale e la sua eventuale erosione può avere effetti diretti limitati sui risultati economici – conclude Capecchi -. Lo sviluppo di modelli nuovi come il P2P lending potrebbe però avere severe conseguenze sull’intero modello di intermediazione finanziaria".