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Civil Servant del futuro. Calvosa (ENI): "Occhio alla sostenibilità sociale"
Abete (Luiss BS): "Solo la leadership collettiva riesce orientare lo sviluppo". Letta: "L'Italia ha bisogno di persone che possano servire il bene comune"
Luiss Business School e Associazione “Davide De Luca – Una vita per l’Intelligence”, in streaming il webinar “Civil Servant di cui l’Italia ha bisogno”
Di che tipo di “servitori dello Stato” ha bisogno l’Italia nei momenti di crisi e di ricostruzione? Per provare a rispondere a questa domanda si è tenuto il webinar organizzato da Luiss Business School e Associazione “Davide De Luca – Una vita per l’Intelligence”, un dibattito sui “Civil Servant di cui l’Italia ha bisogno” per riflettere su una nuova generazione di professionisti in grado di avvertire la consapevolezza e la responsabilità di essere “ceto dirigente”, il tutto nell’ottica dell’interesse nazionale.
All’evento, inaugurato dal Presidente Luiss Business School Luigi Abete e dal Presidente Onorario Associazione Davide De Luca - Una Vita per l’Intelligence Gianni Letta, hanno partecipato: Lucia Calvosa, Presidente Eni; Flavio Cattaneo, Imprenditore e Vice Presidente Italo; Ferruccio de Bortoli, Editorialista Corriere della Sera; Patrizia Grieco, Presidente Banca MPS; Gen. C.A. Teo Luzi, Comandante Generale Arma dei Carabinieri e il Direttore Luiss Business School Paolo Boccardelli.
“Il tema che affrontiamo, sull'identità del Civil Servant nel prossimo futuro, deve coniugare la sostenibilità economica, quella ambientale e quella sociale, ricordando che dopo questa pandemia la sostenibilità sociale sarà un problema urgente - ha spiegato Il Presidente della Luiss Business School Luigi Abete -. Le società moderne vivono la tendenza alla dualizzazione e questo non aiuta lo sviluppo. Quindi nell'uscire dalla pandemia bisognerà avere un occhio molto attento alla sostenibilità sociale e questo è il motivo per cui noi organizziamo dibattiti come questo. Io dico spesso che le leadership del futuro o sono leadership collettive o non sono leadership. I leader individuali possono riempire le pagine dei giornali, ma non sono più in grado di risolvere i problemi. Solo se i ceti dirigenti hanno in comune sentire un'identità prospettica che li guida in una stessa direzione, questi ceti dirigenti costituiscono una leadership. E solo una leadership collettiva riesce a cambiare e orientare lo sviluppo della comunità, che si fonda sempre di più su un campo di gioco in cui la dimensione è globale e in cui la nostra squadra è l'Europa”.
Per Gianni Letta, Presidente Onorario Associazione Davide De Luca - Una Vita per l’Intelligence, la figura di Davide De Luca risponde alla definizione di Civil Servant di cui l'Italia ha bisogno. Mutuando le parole del prefetto Carlo Mosca, recentemente scomparso, Letta ha ricordato che "la sua tempra di cittadino, dedito al bene della comunità, fonte delle sue non comuni di pubblico funzionario, ne faceva un chiaro esempio di quelle qualità, disciplina e onore che l'articolo 54 della Costituzione della Repubblica pone come doveri di coloro a cui sono affidate le funzioni pubbliche".
"Essere un Civil Servant significa interpretare fino in fondo la Costituzione anche negli articoli 97 e 98, dedicati alla Pubblica Amministrazione. Deve garantire che il buon andamento e l'imparzialità della funzione pubblica - ha continuato Letta -. L'Italia ha bisogno di Civil Servant, cioè di persone che possano servire l'interesse nazionale e il bene comune. C’è bisogno di persone che possano favorire il ri-fiorire di una condizione nazionale e di uno sviluppo del Paese, fuori e dentro la politica, con la collaborazione tra pubblico e privato che tante volte è stata invocata e non sempre si riesce a realizzare in maniera armonica. E' un problema di classe dirigente, perché i grandi servitori dello Stato sono la classe dirigente della parte pubblica dell'amministrazione, ma c'è anche una classe dirigente che opera nel settore del privato che deve contribuire al benessere e allo sviluppo allo stesso modo dei funzionari pubblici. Se c'è crisi nella Pubblica Amministrazione, se ci sono carenze, ritardi, lentezze, forse c'è da dire che anche la classe dirigente più generalmente intesa ed estesa qualche problemino oggi lo mostra. La classe dirigente che ha avuto stagioni gloriose nel nostro Paese, sia nel pubblico che nel privato, speriamo possa, con metodo di formazione e con un'organizzazione e una procedura, far rinascere una classe dirigente che forse è la cosa che più manca oggi. Solo da una classe dirigente di livello ci può essere una vera rinascita, o Rinascimento, del nostro Paese".
"Appartengo a una famiglia di servitori dello Stato, quindi mi sento particolarmente colpita ed emozionata ad affrontare il tema - ha raccontato il Presidente di Eni Lucia Calvosa -. Tale sono e tale mi sento in qualità di Professore universitario e anche per la mia recente carica di Presidente di Eni, che come tutti sanno è sottoposta al controllo di fatto da parte dello Stato e quindi lo Stato è sempre presente nelle strategie e nelle logiche di Eni, poiché è l'azionista di riferimento. La formula di Enrico Mattei, fondatore di Eni, è particolarmente significativa nella storia d'Italia del secondo dopoguerra. Il servizio a favore delle comunità, che caratterizza la formula Mattei, poi trapiantata anche nell'attività di Eni, era nel suo modo di operare, oggi tradotto nel Dual Flag Approach praticato dall'azienda. A mio avviso è senz'altro un modello ancora moderno perché in questo modello, che può essere un modello di management tanto privato quanto pubblico, si intrecciano la capacità di innovazione, visione prospettica, ma anche in riferimento al fattore umano e a quello che può essere anche una bussola d'orientamento della discussione odierna, cioè l’occhio alla sostenibilità sociale. I segnali di questa eccellenza li riscontro nelle donne e negli uomini che lavorano in Eni, quel senso di trasformazione e di rinnovamento quotidiano. In alcuni di loro ho colto quell'etica di consapevolezza di lavorare non solo per la propria azienda, ma per il proprio Paese. Ai giovani e agli studenti di oggi consiglio di studiare sempre e soprattutto in modo tradizionale sui libri, sviluppando sempre una capacità di interazione col mondo esterno. Ma questo i giovani oggi lo sanno, noto che i miei studenti sono piacevolmente grandi lettori dei giornali, osservatori del mondo che ci circonda. I giovani hanno attitudine a imparare e studiare a tutto tondo e tutto questo li arricchisce".
Riconoscenza per la possibilità di prestare servizio alla collettività è stato il nodo del ragionamento di Ferruccio de Bortoli, Editorialista Corriere della Sera. "Una classe dirigente vera mette il bene comune davanti alle proprie necessità, per quanto drammatiche e legittime possano essere – ha spiegato –. Ci si salva tutti insieme e non esiste una parte di classe dirigente che possa chiamarsi fuori. Sarebbe importante che si dimostrasse che la valutazione è importante, che non serve per creare graduatorie e aumentare disuguaglianze, ma che è uno strumento essenziale per far crescere tutti. Facciamo tesoro sulla ricchezza e sulla vastità del capitale sociale, fatto di buoni propositi, buone azioni. Oggi ci si vergogna di servire, ma essere un servitore dello Stato è un complimento: distingue una classe dirigente vera, con una partecipazione sentita e attiva al bene del proprio Paese".
"Riuscire a coniugare Stato e Paese è uno degli obiettivi che ci si deve porre – ha spiegato Flavio Cattaneo, Imprenditore e Vicepresidente Italo –. Gli imprenditori privati dovranno intervenire, come nel Dopoguerra, con nuove attività, avviando un sistema produttivo che dovrà iniziare post Covid. Dal punto di vista manageriale bisognerà dimostrare che c'è ancora una classe imprenditoriale che investe per creare nuove imprese. Bisogna superare tutti insieme questa fase di crisi, avendo fiducia nel capitale umano e nelle istituzioni pubbliche e private".
"Far parte dell'arma è fonte di orgoglio perché si appartiene a un'istituzione che agisce nell'interesse della collettività – ha sottolineato, tirando in ballo la sua esperienza personale, il Generale C.A. Teo Luzi, Comandante Generale Arma dei Carabinieri –. A volte ci si vergogna di dire di essere servitori dello Stato, ma secondo me deve essere motivo di grande soddisfazione e orgoglio personali, indipendente dal trattamento economico. Nel dibattito sulla riforma della Pubblica Amministrazione non bisogna trascurare l’esigenza di alimentare il senso di appartenenza e l'orgoglio di servire la collettività, quindi dell'essere dei veri Civil Servant".
Paolo Boccardelli, Direttore della Luiss Business School, ha invitato a ripartire dalla formazione. Dopo la caduta di quei luoghi di aggregazione intermedi come i partiti, in cui c'era il trasferimento del sentimento sintetizzato nella frase “Lo Stato siamo noi”, è venuta a mancare la piena condivisione del senso dell'essere al servizio, dell'essere Civil Servant. "Dobbiamo rimetterlo al centro: se è vero che il settore pubblico ha un ruolo importante, dovremmo curarci della motivazione dello status del pubblico impiego – ha spiegato Boccardelli –. I fattori motivanti sono il contenuto del lavoro e il riconoscimento del valore del lavoro da parte della collettività. Inoltre, dobbiamo ripensare la formazione della classe dirigente pubblica e privata basandoci su principi che non siano più elitari, ma che favoriscano il più ampio accesso di talenti a ruoli chiave. La diversità è la chiave del valore. L'unico modo per fare l'ultimo miglio è recuperare la fiducia, il senso di valore reciproco, che il settore pubblico e privato devono rappresentare. Solo così riusciremo a realizzare gli obiettivi ambiziosi del Recovery Plan".