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COVID-19, Illumia: smart working, più produttività per l'85% dei dipendenti
Per far fronte all’emergenza COVID-19, l’unità di crisi Illumia ha ottimizzato lo smart working: riscontrate maggiore operatività e fiducia nei dipendenti
"Tutto ciò che è possibile fare da remoto viene lasciato fare a casa. Da questo punto di vista, rimane fondamentale la fiducia che nutriamo verso i nostri collaboratori", ha dichiarato Marco Bernardi, Presidente di Illumia.
In tempi di Coronavirus, abbandoni la nave chi non conosce il “lavoro agile”. Non era poi così difficile prevedere chi sarebbe rimasto indietro. Ma non è mai troppo tardi: trasformiamo questa crisi pandemica in un’occasione per rivedere le politiche di lavoro interne dei nostri uffici.
In Italia, Illumia è tra i pionieri dello smart working: l’azienda, anche a distanza, sapeva già proteggere i propri dati e organizzare riunioni. Il progetto pilota di smart working ha coinvolto il 20% dei dipendenti che, un giorno alla settimana, lavorano da casa. Le persone scelte, sono state individuate a partire dalla distanza della loro abitazione e dalla loro condizione familiare. E il dato operatività? L’efficienza lavorativa è aumentata. Ma “verba volant, scripta manent”, Illumia ha monitorato la situazione con questionari mensili, somministrati sia agli smart worker che ai loro responsabili: per il 92% dei lavoratori la performance lavorativa migliora, per l'85% la produttività aumenta.
Affaritaliani.it ha voluto saperne di più. Per questo, ha intervistato Marco Bernardi, Presidente di Illumia, il quale ha intravisto in questa crisi mondiale la necessità di ripensare il modo di lavorare e di fare impresa.
Come si è organizzata l’azienda per garantire operatività e continuità del servizio offerto?
In Emilia Romagna la chiusura delle scuole è partita a fine febbraio. Per tanti di noi si è trattato da subito di dover conciliare casa e lavoro. Per questa ragione, partendo da chi ha famiglia e abita fuori città, abbiamo dato la possibilità di lavorare da remoto. Abbiamo potuto farlo velocemente, dato che già da un anno è partito il nostro progetto pilota di smart working. A partire da questa settimana, invece, tutti i dipendenti dotati di pc aziendale o personale, opportunamente configurati per la sicurezza dei dati, lavorano già da casa. Accelerazione, questa, per niente facile, dato l’”assalto” ai fornitori di pc che stiamo registrando in questi giorni.
Quali misure cautelari sono state adottate per scongiurare il rischio di diffusione interna del Coronavirus?
Tutte le riunioni, soprattutto quelle con esterni, sono diventate virtuali, oppure si è disposto si svolgessero in spazi ampi, tali da permettere la distanza prevista per legge. Fortunatamente, abbiamo inaugurato da un paio di anni una nuova sede, con molti spazi dedicati alla formazione, che ha permesso di incontrarci per affrontare le urgenze, pur tenendo le distanze necessarie. Abbiamo poi dovuto interrompere alcuni servizi dedicati ai nostri dipendenti, come la consegna degli acquisti online, della spesa e del servizio lavanderia. Infine, abbiamo incrementato le pulizie degli uffici e introdotto spray all’ingresso per tenere il più alto possibile il livello di igiene.
Come si articola il Vostro programma di smart working?
A partire da questa settimana, tendenzialmente tutto ciò che è possibile fare da remoto viene lasciato fare a casa. Non c’è una tecnologia rodata che permette di controllare il lavoro svolto in tempo reale. Ad ogni modo, da questo punto di vista rimane fondamentale la fiducia che nutriamo verso i nostri collaboratori. In altre parole, i nostri manager sono portati, in questa fase, a far lavorare i propri collaboratori sempre più per obiettivi di breve e medio termine. Da questo punto di vista, sarà un bel test per vedere i frutti della nostra Academy Manageriale, partita un paio d’anni fa.
Avete riscontrato una maggiore operatività dei dipendenti attraverso lo smart working?
Per quanto riguarda il progetto pilota, assolutamente sì: abbiamo riscontrato una maggiore operatività. Monitoriamo la situazione con questionari mensili, somministrati sia agli ‘smart worker’ sia ai loro responsabili e, incrociando le risposte, abbiamo trovato e troviamo conferme in questo senso.
Una volta rientrata l'emergenza COVID-19, la vostra politica di smart working verrà mantenuta e/o incrementata?
La politica di smart working di Illumia è già attiva da un anno con un progetto pilota che coinvolge circa il 20% dei dipendenti che, un giorno alla settimana a loro scelta, lavorano da casa. Le persone coinvolte sono individuate a partire dalla distanza con la loro abitazione e dalla loro condizione familiare. Una volta rientrata l’emergenza, partirà il processo di ampliamento del progetto pilota che è destinato a raggiungere tutta la popolazione aziendale nel giro di qualche anno.
Ad oggi, avete registrato un impatto economico del Coronavirus sul business?
Più che un impatto del virus, stiamo riscontrando un impatto delle politiche adottate o anche solo annunciate per far fronte al Covid-19. Buona parte del Nord Italia, infatti, sta rallentando l’attività produttiva da un paio di settimane, e stiamo cominciando a ricevere primi segnali di difficoltà, soprattutto da parte delle piccole aziende, a far fronte alle spese per l’energia; ma queste sono difficoltà che spesso si presentano e abbiamo la giusta flessibilità per gestirle. La nostra maggiore preoccupazione, invece, deriva dagli annunci fatti in merito alla sospensione delle bollette su tutto il territorio nazionale. Si tratta di un provvedimento che, se non esteso a tutta la filiera dell’energia - mi riferisco ai Distributori, al Gestore della Rete (Terna), e a tutti gli altri soggetti pubblici destinatari di risorse raccolte tramite la bolletta (Canone Rai, Erario, etc.) -, si tradurrà in un effetto boomerang devastante, con i fornitori di energia che fisiologicamente non potranno essere in grado di sostenere il peso di tutta la filiera, mettendo quindi a repentaglio il sistema e il servizio per i clienti finali.
Avete istituito una persona di riferimento che coordini le questioni relative alla sicurezza?
Più che una persona, si è creata un’unità di crisi, con cui lavoro a stretto contatto, formata dal responsabile delle Risorse Umane, della Sicurezza e degli Affari Istituzionali e Regolatori.
Quali sono le Sue previsioni per il futuro del sistema Paese e quali le misure dovrebbero mettere in campo le istituzioni e le aziende?
In un momento di tale incertezza, fare previsioni rischia di farci perdere solo tempo. Ad ogni modo, le situazioni di crisi come questa, possono aiutare a individuare più facilmente le priorità. Per quanto riguarda le aziende, direi che stanno già facendo molto: abbiamo parlato di smart working, ma pensiamo al contributo di welfare che stanno dando. L’Italia è piena di realtà innovative e creative: la misura prioritaria per le istituzioni è quella di favorire il loro cammino e di abbandonare il paradigma che associa il privato all’approfittatore. Al termine di questa crisi, sarà facile accorgersi di quanto sono indispensabili le nostre aziende. Per il nostro settore, l’occasione è dietro l’angolo: abbiamo una liberalizzazione da completare.
Quali sono le strategie che Illumia intende adottare per affrontare le conseguenze del virus sulle attività a lungo termine?
Pochi giorni fa ho chiesto a tutti i responsabili delle unità di business di farmi avere entro una settimana un elenco di 10 punti che contengano la risposta a questa domanda: “Immaginando che questa condizione perduri per anni, come dovrebbe cambiare il modo di lavorare della tua unità di business? Come dovrebbe cambiare il nostro modello di business?” Sono molto curioso delle risposte che mi arriveranno. Credo che questo tipo di lavoro sia fondamentale in queste situazioni: evitare di pensare a “quando finirà” e pensare a come continuare se non dovesse finire. Credo che solo questo tipo di lavoro possa – davvero, e non solo come retorica – trasformare le minacce in opportunità.