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EY Summit: “Investire sulle infrastrutture per rilanciare il Paese”
Antonelli (EY): “L’Italia ha un’occasione senza precedenti, grazie alle risorse del Recovery Plan e all’ampio consenso politico sulla necessità di trasformare”
EY Summit su Costruzioni e Intermodalità: le infrastrutture come opportunità e moltiplicatore di investimento per la ripresa
La pandemia ha cambiato radicalmente il mondo in cui viviamo. In uno scenario in cui il contatto umano è limitato e scoraggiato, le infrastrutture, nate per assecondare il desiderio di connettersi e comunicare, confermano di avere oggi più che mai un ruolo fondamentale. Un Paese con infrastrutture deboli, monche e arretrate, infatti, è una struttura non coesa e mal connessa dal punto di vista sia sociale che economico, che potrebbe pagarne i danni proprio in periodi di emergenza come questo.
Durante l’EY Capri Digital Summit dell’anno scorso, edizione digitale svoltasi in piena crisi sanitaria, si era evidenziata la caratteristica delle infrastrutture di agire come moltiplicatore di investimento, configurandole come motore per accelerare la strategia di rilancio dell’economia italiana. EY, network mondiale di servizi professionali, torna oggi a proporsi come piattaforma di dialogo per il tema, dando voce sia alle istituzioni che ai key player.
Il Summit sulle Infrastrutture “Costruzioni e Intermodalità” è stata l’occasione per riflettere sulle priorità di investimento, sulle opportunità e risorse in arrivo con il Recovery Plan e, soprattutto, sulle scelte da prendere per recuperare il grave ritardo infrastrutturale rispetto al resto dell’Europa.
“Dopo un anno di pandemia cominciamo a vedere la luce in fondo al tunnel. Siamo vicino alla definizione di un Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza, che dovrebbe portare in Italia una quantità di risorse mai viste in precedenza, ed è questo il momento di guardare al futuro. Vogliamo mettere a disposizione delle aziende e delle istituzioni le nostre competenze e facilitare il dialogo fra tutti i protagonisti”, ha dichiarato in apertura Massimo Antonelli, AD di EY Italia.
“Siamo coscienti che la dotazione infrastrutturale del Paese ha un ampio divario rispetto ad altri Paesi della comunità Europea, ci troviamo infatti al diciottesimo posto”, ha continuato Antonelli, introducendo la problematica del gap europeo: “È un ritardo che si è accumulato negli anni per ragioni di carattere politico e a causa della burocratizzazione dei processi. Una ricerca del Global Infrastructure Outlook ha mostrato come nei prossimi vent’anni dovremmo spendere 370 miliardi di euro per dotarci di tutte le infrastrutture di cui abbiamo bisogno per colmare questo divario. Un gap di 18 miliardi l’anno per i prossimi 20 anni. Un gap significativo che forse può essere visto come un’opportunità per innovare e investire".
"L’Italia si trova di fronte a un’occasione senza precedenti" dichiara poi, in merito ai risultati emersi dalla nuova indagine EY-SWG. "Le risorse del Recovery Plan e l’ampio consenso politico sulla necessità di trasformare il Paese fanno sì che oggi ci siano le condizioni ideali per rendere l’Italia ancora più attrattiva”.
Opportunità riconosciuta anche da Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, che così commenta: “Ci stiamo attrezzando e non solo come Governo. Ho incontrato una forte collaborazione con le Regioni, le Provincie e i Comuni, e trovato la straordinaria vitalità di una parte consistente del mondo imprenditoriale. Vedo inoltre progetti che sono già capaci di incorporare i temi della sostenibilità ambientale, economica e sociale: abbiamo aziende che sono campionesse di creazione di infrastrutture sostenibili”.
Continua poi Giovannini, illustrando i quattro pilastri su quali il Ministero intende basare la sua strategia: “Non è solo il settore pubblico che deve affrontare questa sfida, ma l’intero Paese. Per farlo bisogna focalizzarsi su quattro punti: innanzitutto il drammatico ritardo infrastrutturale italiano, dovuto a investimenti troppo limitati nel corso degli ultimi 20 anni. Il secondo punto ha a che fare con l’interconnessione, su cui il nostro Ministero, che avrà 50 sui 200 miliardi di euro complessivi del Recovery Plan, punterà molto. Terzo punto è il riequilibrio fra Nord e Sud. Le regole europee ci impongono giustamente di investire moltissimo nel Mezzogiorno, per questo ci sono iniziative importanti come l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria. Quarto punto: tutto questo non si fa per recuperare qualche decimo di PIL o soltanto per creare occupazione, elementi fondamentali, ma per fare ripartire il Paese con un livello di benessere più elevato per le persone e per l’ambiente”.
Infrastrutture per la mobilità: l’esperienza di Autostrade per l’Italia e SEA
Roberto Tomasi, CEO di Autostrade per l'Italia, si unisce al dibattito sulle infrastrutture per la mobilità, quantificando in numeri la dimensione della sfida che attende l’intero settore: “L’ammodernamento è una questione importante per il Sistema Paese e per Autostrade per l’Italia. In questi due anni si è lavorato tantissimo con il Ministero delle Infrastrutture, ci siamo dati degli standard, ispirandoci anche agli standard francesi, per pianificare sul medio e lungo termine. Abbiamo rivisto i nostri piani di investimento e di manutenzione, tanto che nei prossimi anni abbiamo previsto di investire 21 miliardi di euro, con un volume di 2 miliardi all’anno per i prossimi 10 anni”.
Tomasi continua sottolineando la storicità dell’infrastruttura autostradale italiana e commentando l’impegno di Aspi per lo sviluppo e il rafforzamento delle competenze digitali: “Il 50% delle nostre opere sono state realizzate prima del 1970. Alcune opere hanno anche ottanta e novanta anni, le più vecchie arrivano addirittura a cento anni di vita. Noi dobbiamo pianificare l’ammodernamento nei prossimi 20/30 anni in relazione a questo dato. Nell’operazione che stiamo portando avanti, di sicuro il digitale è uno strumento fondamentale per potere gestire la complessità dell’informazione. L’attività di mappatura del sistema infrastrutturale è parte della nostra attività, abbiamo sviluppato un sistema che ci permette di gestire il nostro patrimonio al punto di conoscere lo stato di ogni nostra opera, ora e nel futuro. Per potere fare questo la trasformazione digitale dell’azienda avviene a 360 gradi. Nel farlo ci poniamo anche la problematica del reskilling dei nostri dipendenti, che non consideriamo un problema bensì un’opportunità. Il digitale è l’unica opzione per gestire questo tipo di complessità”.
Infine, in merito ai cambiamenti necessari per agevolare lo sviluppo del settore, segnala: “Manca la capacità da parte del sistema Paese di semplificare la messa a terra di progettualità e capacità. Parlo di competenze, e quindi mi riferisco al mondo universitario, ma soprattutto di burocrazia. Gli iter autorizzativi e i tempi per potere affidare una gara pubblica, per esempio, sono molto lunghi. Più di 500 giorni, circa due anni, che per una gara d’appalto sono inaccettabili. Una gara complessa potrebbe essere affidata in circa sei mesi”.
“Crediamo nella sfida dell’intermodalità, un tema cruciale non soltanto per integrare le diverse modalità di trasporto, e quindi rendere i servizi più efficaci per l’utente finale, ma perché si incrocia con il tema della sostenibilità”, ha commentato poi Armando Brunini, CEO di SEA, Società degli Esercizi Aeroportuali, introducendo il tema chiave della sostenibilità, impossibile da svincolare rispetto a quello dell’innovazione tecnologica: “L’anno scorso abbiamo effettuato un’analisi attraverso le centraline, che rilevavano l’inquinamento atmosferico intorno ai nostri aeroporti, e a quanto pare l’inquinamento atmosferico arrivava al 60% dal traffico delle automobili che raggiungevano gli aeroporti di Linate e Malpensa dalla città o dalla provincia. Il cambio dalla gomma al ferro, cioè dalle auto ai treni per trasferire i passeggeri in aeroporto, è quindi uno dei principali contributi che si possiamo dare per ridurre l’impatto ambientale del sistema aeroportuale. Stiamo lavorando su questo con molti stakeholder e prevediamo cambiamenti e miglioramenti interessanti in termini di accessibilità via ferro ai nostri aeroporti”.
In merito ai lavori in corso e alle prospettive future del sistema aeroportuale milanese, Brunini continua: “Linate sarà raggiungibile dalla nuova linea della metropolitana M4 entro pochi mesi. Abbiamo progetti importanti anche per Malpensa, la cui accessibilità è da sempre stata un tallone di Achille. Ci crediamo in questa sfida: attendiamo i risultati di Linate già nei prossimi mesi e ci aspettiamo un vero salto di qualità per le Olimpiadi invernali del 2025-2026 per quanto riguarda l’accessibilità intermodale di Malpensa”.