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Idrogeno, transizione energetica: le opportunità per un futuro sostenibile

Giulia Ghirardi, Pietro Cifarelli

Al via il panel digitale del Sole 24 Ore che ha riunito oggi i principali player del settore energetico per riflettere sulla transizione energetica italiana

Idrogeno e transizione energetica in Italia: il punto di vista dei player del settore

Si è tenuto oggi l'evento digitale "La strategia sull'idrogeno e la transizione energetica. Prospettive e opportunità per un'Italia green", organizzato dal Sole 24 Ore per fare il punto sull'impatto dell'idrogeno prodotto da fonti rinnovabili sullo sviluppo del Paese. Sono intervenuti il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani e il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, accanto ai rappresentanti delle più importanti industrie del settore energetico, e non solo, italiano tra cui Marco Alverà (Snam), Claudio Descalzi (Eni), Fabrizio Di Amato (Maire Tecnimont), Alberto Dossi (Gruppo Sapio), Paolo Gallo (Italgas), Andrea Gibelli (FNM), Renato Mazzoncini (a2a), Nicola Monti, CEO Edison, Ugo Salerno (RINA), Francesco Starace (Enel), e Laura Villani (Boston Consulting Group).

Al centro del dibattito la necessità della transizione energetica e dell'accelerazione digitale post Pandemia per ridurre le emissioni di CO2 nel processo di decarbonizzazione che vede il settore energetico impegnato nell'utilizzo e nel trasporto dell'idrogeno come elemento principale nel processo di riduzione dell'impatto ambientale, per un futuro che guardi all'economia circolare e alla sostenibilità.

Idrogeno e transizione energetica, Starace (Enel): "L’utilizzo migliore dell’idrogeno tiene conto del suo contenuto energetico."

Francesco Starace, CEO e Direttore Generale Enel ha spiegato nel suo intervento: “L’utilizzo migliore dell’idrogeno è quello che tiene conto del suo contenuto energetico. Per fare un chilo di idrogeno sono necessari 50 chilowattora di energia elettrica. Deve essere utilizzato soprattutto per usi più difficili: la chimica, la produzione di fertilizzanti, la decarbonizzare di acciaio e cemento; questi sono utilizzi pesanti in cui questa fonte preziosa potrebbe essere utilizzata in maniera intelligente. Sarebbe una sciocchezza produrlo dall’elettricità per poter di nuovo produrre elettricità.

La decisione sul trasporto la prende la fisica: l’idrogeno è la più piccola molecola, significa che può intrufolarsi all’interno delle strutture di alcuni metalli; è difficile e pericoloso da trasportare, per farlo bisogna comprimerlo, quindi oltre ad essere permeante richiede una grande energia per essere compresso. Trasportarlo è costoso e problematico, motivo per cui si produce vicino ai punti di consumo.

Non siamo in una fase intermedia, la cattura e lo stoccaggio della CO2 esiste da ormai un ventennio, con grosse difficoltà. È molto complessa come tecnologia, sono impianti importanti, impegnativi da disegnare e gestire che richiedono la presenza di formazioni geologiche stabili. Abbiamo capito tutti che è troppo costosa. Sull’idrogeno può darsi che si riesca a giustificarlo dal punto di vista economico, bisogna vedere quante parti di Europa sceglieranno di avere un impianto di CO2 nei propri territori. Credo che si arriverà prima all’abbattimento dei costi degli elettrizzatori che dei costi della CO2.

Sugli elettrolizzatori - conclude Starace -l’Europa ha ancora molto da dire. L’elettrolizzatore è ancora oggi un bene di lusso che viene usato per applicazioni molto particolari in cui il costo dell’idrogeno non è determinante. I pannelli solari hanno cominciato con l’applicazione sui satelliti intorno alla terra, nessuno aveva in mente il solare fotovoltaico main stream nell’industria energetica mondiale. Le industrie spesso nascono da applicazioni di nicchia e questo potrebbe avvenire anche nel campo degli elettrolizzatori. Quello che stiamo cercando di fare è spingere un’innovazione verso questo settore, per vedere se si riesce a sfondare la barriera dei costi. Riuscendoci potremmo produrlo senza impronta di CO2.”

Idrogeno e transizione energetica, Descalzi (Eni): "Un giorno ci sarà solo idrogeno verde"

"Si parla di idrogeno già da trent’anni ma solo negli ultimi anni ci sono stati miglioramenti tecnologici e soprattutto c’è stata la necessità di un mix energetico" - afferma Claudio Descalzi, CEO Eni - “Quello di oggi è un mondo che ha nell’elettrico ha ancora bisogno al primo posto del carbone (37%) che produce circa il 72% delle emissioni. Nonostante questo le rinnovabili stanno salendo soprattutto in Europa (18%) affermandosi come una necessità. L’idrogeno è un vettore energetico che può dare e darà grandi soluzioni nel campo industriale ma anche nell’ambito della mobilità pesante e insieme all’elettrico contribuirà alla decarbonizzazione.

Eni si è attrezzata per avere delle stazioni di servizio multifunzionali con l’elettrico, il biogas e anche l’idrogeno per cui credo, in futuro, ci sarà una crescita. L’idrogeno ha infatti grandi vantaggi, tra cui la grande facilità di caricamento del mezzo. Noi non creeremo dell’idrogeno blu per andare sulla mobilità, l’idrogeno blu, decarbonizzato è quello che dobbiamo fare perché essendo i primi produttori in Italia e i primi consumatori per consumo interno dobbiamo soddisfare i bisogni di idrogeno delle nostre raffinerie che produco CO2. L’obiettivo è togliere CO2 catturandola. Parliamo quindi di un idrogeno decarbonizzato per far funzionare le nostre raffinerie e renderle più sostenibili.

Produciamo e utilizziamo idrogeno anche nell’elettrico. È un esempio di economia circolare nell’ambito dell’idrogeno. Se guardiamo all’Europa al 2050 è previsto la quadruplicazione della produzione mondiale di idrogeno che ad oggi è di circa 250 milioni a livello mondiale. L’obiettivo è produrne il 43% blu nei processi di decarbonizzazione e il 48% sarà verde. C’è quindi un piano bene definito a livello Europeo e livello mondiale per una transizione energetica per giungere ad un mondo sempre più green. Un giorno ci sarà solo idrogeno verde”.

Idrogeno e transizione energetica, Alverà (Snam): "concentrare gli investimenti pubblici per abbassare il costo dell’elettrolizzazione"

Marco Alverà, CEO Snam, ha parlato così: “L’elettrificazione è la lobby mondiale dei produttori di energie rinnovabili. L’elettricità arriverà a coprire il 50% (adesso il 20%) del fabbisogno energetico, il restante 50% (adesso l’80%) che va a petrolio, a gas e tutti quei consumi che non possono essere elettrificati o non ha senso farlo, devono avere delle molecole che andranno decarbonizzate. Bisogna essere agili, gli elettrolizzatori mi ricordano i pannelli solari di 20 anni fa, parliamo di miliardi di euro di sussidi ai paesi che hanno deciso di puntare alle rinnovabili; bisogna concentrarsi sulle tecnologie che funzionano senza cannibalizzare. Il rischio è di fare delle scelte diverse dagli altri paesi, la nostra stella polare deve essere l’Europa. La quota di mercato di quanti autobus andranno a batterie rispetto a celle combustibili non mi appassiona, saranno comunque elettrici. Se  ci saranno dei salti quantici nelle batterie, e diventeranno meno costose, tutti gli autobus e i tutti i camion andranno a batterie. L’importante è non fare scelte infrastrutturali sbagliate, immaginare di mettere batterie costosissime in ogni casa, come propone Tesla, rischia di costare trilioni e di diventare una tecnologia obsoleta tra 2 o 4 anni. Il bello dell’idrogeno è la sua versatilità.

L’idrogeno si può trasportare su infrastrutture esistenti - continua AlveràSiamo stati i primi a miscelare idrogeno nella rete, per dimostrare che si può portare nell’industria miscele di metano e idrogeno; questo non risolve il problema della decarbonizzazione ma può creare domanda. A parità di infrastrutture io posso creare domanda per tutti i colori dell’idrogeno. Abbiamo la fortuna di avere la rete più estesa al mondo dopo la Russia, con la possibilità di creare reti parallele.

Tutto quello che possiamo fare, in Europa, va fatto. Solo per le esigenze elettriche abbiamo bisogno di 10 Giga all’anno e ne riusciamo a realizzate solamente 1. Il vantaggio è che il trasporto dell’idrogeno via tubo costa molto meno, abbiamo un vantaggio geografico molto importante, già interconnessa con acciaio adibito al 100% al trasporto dell’idrogeno. Bisogna concentrare gli investimenti pubblici per abbassare il costo dell’elettrolizzazione, importando idrogeno per sostituire quelle molecole che oggi utilizziamo.”

Idrogeno e transizione energetica, Mazzoncini (A2A): "Necessario un abbattimento dei costi dell’idrogeno per un futuro sostenibile"

Renato Mazzoncini, CEO A2A ha spiegato nel suo intervento: “Sono convinto che l’idrogeno sarà parte del mix delle fonti del futuro per la decarbonizzazione. Il problema più grosso rimane però quello di risolvere la possibilità di poter trasportare l’idrogeno. Oggi, in questo senso, c’è cooperazione tra tutte le aziende italiane. Ognuno deve contribuire per poter rendere questa soluzione attuabile nel più breve tempo possibile.

Le applicazioni dell’idrogeno saranno molte. Nell’ambito della mobilità leggera non vedo grandi prospettive, al contrario per quella pesante vedo invece possibilità di crescita, in particolare nell’ambito dei truck e dei treni. Esempio nè è il progetto della linea Iseo-Edolo, in Vallecamonica, lanciato da Regione Lombardia. Una linea di 108 km e 800 metri di dislivello che necessita quindi di un ingente impiego di energia e proprio per il suo essere a stretto contatto con il paesaggio naturale ha portato alla decisione di Ferrovie Nord di acquisire treni ad idrogeno per ridurre l’impatto ambientale.

Questo sarà possibile però solo con un abbattimento dei costi dell’idrogeno green allineandosi a quello dell’attuale dell’idrogeno grigio. L’accordo che abbiamo fatto con Snam e Ferrovie Nord ha l’obiettivo infatti di produrre idrogeno green a costi competitivi.

L’idrogeno non è una produzione volta ad un uso finale ma ad uno stoccaggio di energia, proprio per questo esentarlo dagli oneri di sistema consentirebbe di realizzare elettrolizzatori sul posto prima di giungere a capire come trasportarlo e quindi di velocizzare il processo di transizione energetico italiano”.

Idrogeno e transizione energetica, Gallo (Italgas): "investimenti sulla rete oggi affinchè sia pronta per domani, per renderla intelligente e flessibile"

Paolo Gallo, CEO Italgas, ha parlato della situazione del gas e dell'idrogeno: “Abbiamo avuto come distributori di gas un paio di incontri con l’Europa dove abbiamo discusso sul ruolo delle infrastrutture gas per la transizione energetica, con due orizzonti: il biometano e l’idrogeno. L’infrastruttura del gas sarà cruciale per la transizione, in particolare quella della distribuzione del gas, a patto che queste siano in grado di accogliere gas diversi: a breve il biometano e a medio termine l’idrogeno. L’infrastruttura deve essere smart e digitale affinché sia flessibile e intelligente. La visone che c’è stata portata dal gabinetto di Frans Timmermans è di aiuto per le produzioni di biometano e idrogeno, perché la maggioranza degli impianti che producono biometano (più del 90%) è legato a reti di distribuzione. Lo stesso avverrà per i luoghi di produzione di idrogeno senza dimenticare il ruolo del power to gas. L’infrastruttura del gas e della distribuzione possono diventare gli strumenti che danno flessibilità al sistema elettrico attraverso lo stoccaggio di energia convertita in idrogeno verde.

Uno dei punti che ha sollevato Kadri Simson sul fatto che i futuri poli di produzione saranno locali è che, se le infrastrutture non vengono sostenute dagli investimenti come stiamo facendo, potrebbe diventare un collo di bottiglia. Producendo idrogeno o biometano lo devo consumare localmente senza la possibilità di vettoriarlo da altre parti, e questo potrebbe essere un problema. Stiamo studiano la possibilità di rimettere biometano o idrogeno nella rete in modo da poter sorpassare questo limite. Tutto questo ha bisogno degli investimenti sulla rete oggi affinché sia pronta per domani, per renderla intelligente e flessibile.

La Sardegna era la regione che non aveva gas naturale, oggi ce l’ha perché da gennaio iniziamo a fornire gas metano, attivando nuove reti con 1000km realizzati. Abbiamo lanciato un progetto pilota per la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili e vogliamo sperimentare CO2 e idrogeno perché l’idea è di avere a disposizione il portafoglio di gas idrogeno, gas naturale sintetico e biometano da sperimentare nelle reti. Lo facciamo in Sardegna perché sono reti native digitali. Vogliamo verificare che il materiale delle reti sia compatibile con questi gas.

Ci farebbe piacere vedere nel recovery plan il supporto ai progetti, da un lato la trasformazione digitale delle aziende e delle reti, affinché diventino smart. La seconda area è promuovere lo sviluppo di nuove infrastrutture nelle aree che ancora sono scoperte, per favorire il ruolo locale di aiuto all’economia circolare legata al biometano o all’idrogeno. Oggi il regolatore ha posto dei limiti agli investimenti che sono giustificati nel supporto alla transizione, l’aiuto regolatore più il recovery porterebbero infrastrutture anche in quei territori dove non sono presenti.

Per fare un lavoro di 6 mesi - conclude Gallo - abbiamo avuto un iter autorizzativo di 18 mesi, sbottigliare questo iter vuol dire aiutare gli investimenti e rispettare il recovery che verrà presentato all’Europa.”

Idrogeno e transizione energetica, Di Amato (Maire Tecnimont): "E' il tempo di fare. L’innovazione deve essere cantierabile"

Fabrizio Di Amato, Presidente Maire Tecnimont ha focalizzato il suo intervento sulla necessità di agire concretamente per il compimento della transizione energetica del Paese: “Il Recovery Plan ci dà un’opportunità unica nelle storia nell’ambito della transizione energetica, è un momento che dobbiamo sfruttare. Per Maire Tecnimont il fare è sempre stato al centro della strategia aziendale: siamo tecnologici e realizzatori, abbiamo tutte le competenze e le materie prime per partecipare al cambiamento in atto.

La soluzione che Maire Tecnimont propone oggi, attraverso Nextchem, è il modello di “distretto circolare verde” che, utilizzando siti industriali da riconvertire ed i rifiuti come petrolio del terzo millennio, permette di realizzare subito la transizione energetica nell’ottica della decarbonizzazione. I fondi ci sono. Le competenze anche. Le aziende possono quindi essere davvero un soggetto attivo nella politica industriale di questo Paese. Dobbiamo rischiare per portare un concreto cambiamento.

Possiamo, in oltre, produrre prodotti di cui c’è necessità, come l’etanolo e il metanolo risolvendo così il problema dell’importazione. Il nostro idrogeno lo chiamiamo infatti “circolare”. E questa è la direzione da intraprendere e da seguire. Per fare un esempio concreto l’Ilva di Taranto a pieno regime potrebbe produrre 6 milioni di acciaio, con un nostro impianto il 20% dell’acciaio prodotto potrebbe essere verde e circolare. In Italia ci sono circa 250 mila ettari di oltre 40 siti che potremmo riconvertire senza dover utilizzare nuovo suolo. Se 20 di questi distretti 4 milioni di rifiuti potrebbero essere utilizzati e consentirebbero così di recuperare il carbonio e l’idrogeno che sono all’interno. I rifiuti per noi sono quindi il petrolio del terzo millennio.

Abbiamo bisogno di sburocratizzare e di standardizzare. Ringrazio il Presidente Draghi per aver istituito un ministero per la transizione ecologica. Quello che vorrei chiedergli è di creare delle procedure ad hoc per attivare velocemente tutto questo. Perché la capacità di semplificare significa eliminare il superfluo per far sì che a parlare sia la necessità”. 

Idrogeno e transizione energetica, Dossi (Sapio): "idrogeno trasversale a tutti i settori, è un combustibile versatile e efficiente perché sprigiona tantissima energia"

Alberto Dossi, Presidente Gruppo Sapio, è intervenuto con queste parole durante la tavola rotonda spiegando che: “Sapio nasce nel 1922, facciamo idrogeno da quasi 100 anni, abbiamo 15 km di gasdotti contenenti idrogeno puro per le utenze finali. Produciamo anche l’idrogeno blu a Mantova e siamo interessati a quello verde. Il concetto di sostenibilità è uno dei pilastri dell’azienda, sono già 20 anni che portiamo avanti progetti dimostrativi sull’uso dell’idrogeno. Per esempio il primo bus a idrogeno nel 1999 realizzato dal gruppo Sapio con Ansaldo, Iveco e Irisbus; abbiamo realizzato anche la stazione di rifornimento e l’abbiam fatto girare 8 mesi sulla pista Fiat, poi per problemi burocratici i permessi sono arrivati dopo 4 anni e quando doveva entrare in esercizio è stato abbandonato, probabilmente perché il timing nel ‘99 non era così giusto.

L’idrogeno è trasversale a tutti i settori, è un combustibile estremamente versatile e efficiente perché sprigiona tantissima energia. Si parla poco del tema sicurezza, è molto importante in questa fase dove tutta la filiera è impegnata a creare un nuovo settore merceologico, affinché tutti gli attori sappiano gestire l’idrogeno in tutti le sue fasi. Direi che la sicurezza ha molte attenzioni, auspichiamo tutti che questo piano nazionale sull’idrogeno colmi i vuoti normativi.

Per le auto è prematuro, si preferisce andare sul trasporto pesante: camion, treni e navi. Questi sono i trasporti che privilegiano l’idrogeno in questo momento. Per i sistemi industriali, si preferiscono acciaierie, industrie chimiche ed elettronica che per esempio ha un uso importantissimo dell’idrogeno con idrogenodotti delicati per la costruzione di microchip che richiedono purezze altissime.

Il blending è una strada percorribile, credo che l’Europa privilegerà però l’idrogeno puro, ma nella transizione tutto può essere utile. Siamo in un momento in cui tutti stiamo studiando le soluzioni. Il nostro socio Air product sta realizzando questo progetto in Arabia Saudita che produrrà 650 tonnellate al giorno di idrogeno verde al 2025. Quello che noi stiamo studiando è di portare l’idrogeno verde sotto forma di ammoniaca per trasportarlo nei porti europei; questo trasporto è conveniente sopra i 1500km, al porto l’ammoniaca può essere riconvertita in idrogeno, tutto questo garantendo che la filiera sia realizzata con un impronta carbonica coerente con la norma europea.”

Idrogeno e transizione energetica, Monti (Edison): "L'idrogeno è il nuovo modo di fare energia più sostenibile"

Nicola Monti, CEO Edison ha affermato nel suo intervento: “L’idrogeno è un vettore energetico, un nuovo modo di fare energia più sostenibile. Per noi rappresenta infatti l’evoluzione della produzione e del consumo di energia. L’idrogeno, sono convinto, spiazzerà tutti i settori di consumi dove non è possibile immaginare un’immediata sostituzione di altre fonti energetiche che abbiano emissioni di carbonio come le acciaierie e alcuni settori di trasporto. L’idrogeno, in questo senso, rappresenta una soluzione ideale per sostituire l’utilizzo degli idrocarburi. Se guardiamo invece all’utilizzo e alla competitività dell’idrogeno, il settore nel quale siamo più competitivi è quello dei trasporti ferroviari. Ci sarà un collegamento, in futuro, tra la produzione di idrogeno e le fonti rinnovabili. Gli impianti di elettrolisi saranno più prossimi possibili ai poli di consumo.

È necessario poi, affinché si raggiunga un prezzo competitivo per l’idrogeno, che tutti i grandi operatori co-investano insieme su questi sistemi e che si concentrino degli incentivi per avviare questo processo. Dobbiamo creare delle condizioni per fare ancora meglio.

Edison sta lavorando su due iniziative industriali nell’impianto di produzione dell’acciaio di Tenaris a Dalmine e nella raffineria di Sonatrach ad Augusta in Sicilia. L’idea è quella di realizzare due grossi impianti di elettrolisi nelle prossimità del consumatore e, dove disponibile, di creare anche energia rinnovabile attorno”.