Economia

Nucleare, ultrasuoni e titanio: l'esperimento che riapre alla fusione fredda

di Ludovica Manusardi Carlesi

Un esperimento riapre la possibilità di ottenere calore in eccesso da una reazione nucleare a bassa temperatura: una nuova prospettiva per la fusione fredda?

Reazioni nucleari a bassa temperatura e nuove prospettive: l'espertimento che arriva dalla Florida 

Dalla rivista Nature arriva la notizia che da un esperimento di cavitazione acustica (eccitazione da parte di ultrasuoni) di polvere di titanio deuterato condotto dal ricercatore Max Fomitchev‑Zamilov con il supporto della Maximus Energy Corporation della Florida, è stata osservata una sensibile emissione di neutroni. La notizia riapre il sipario sulla famosa e dimenticata fusione fredda che fece tanto rumore nel 1989 a seguito di un esperimento condotto dai chimici Fleischmann e Pons che indicava una possibile reazione di fusione nucleare tra atomi di palladio e deuterio a bassa temperatura: le famose LENR (low energy nuclear reaction).

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All’epoca la notizia fece scalpore e, pur ripresa da laboratori nel mondo, difettava di un protocollo condiviso per essere poi replicata e alla fine utilizzata per poter eventualmente produrre calore. Si metteva tra l’altro in discussione l’effettiva realtà della reazione in quanto mancava la pistola fumante rappresentata dall’emissione di neutroni come prova ineludibile della avvenuta fusione nucleare. L’esperimento di oggi potrebbe aprire un nuovo capitolo in quanto prende atto di una sensibile emissione di neutroni coincidente con la sollecitazione da parte di ultrasuoni (frequenza 20 kHz e potenza 550 Watt) su polvere di titanio deuterata in sospensione in olio minerale; emissione che fornisce come valore di picco dei neutroni un numero 10.000 volte superiore rispetto al valore di fondo.

Si è notato anche che l'emissione di neutroni coincideva con l'applicazione dell'influenza degli ultrasuoni, che, nello specifico, innescano una situazione di disequilibrio tra atomi di deuterio e reticolo cristallino del titanio provocando picchi di pressione dell'ordine di migliaia di atmosfere. Insomma l’esito di questo esperimento, che rappresenta  una testimonianza importante  nella linea  di  ricerca  focalizzata  alla  produzione di  calore  in eccesso, presente anche in Italia all’Infn di Frascati dove il gruppo di Francesco Celani ha tenacemente  tenuto attivo un presidio in questo settore, potrebbe fornire una via alternativa  di studio di processi nucleari in condizioni molto diverse da quelle tradizionali sul confinamento del plasma, cui  ricercatori e scienziati stanno dedicando nel mondo energie e risorse da oltre mezzo secolo per arrivare a utilizzare la fusione termonucleare controllata come fonte di energia inesauribile e pulita.