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Economia
Open Fiber, banda larga con Telecom: conservatori chiedono esame a Bruxelles

Open Fiber, possible fusione con Telecom. I conservatori europeri ECR si appellano a Bruxelles per esaminare i piani italiani per la Banda Larga 

I parlamentari del gruppo conservatore ECR hanno esortato lo zar della concorrenza Margrethe Vestager per verificare se i piani di Roma per l'espansione del paeserete in fibra ottica sono in linea con le norme dell'UE in materia di aiuti di Stato.

Di cosa si tratta? L'Italia sta progettando di espandere la sua rete in fibra ottica attraverso la creazione di una nuova società unica, controllata dalla società di telecomunicazioni del paese, l'operatore storico Telecom Italia (TIM) e in cui hanno investito alcuni dei suoi concorrenti e il fondo KKR. Il progetto è sostenuto dal governo italiano nell'ambito del Recovery Plan del paese e, secondo TIM, potrebbe anche essere qualificato per un sostegno finanziario da Bruxelles.

Carlo Fidanza, deputato del gruppo ECR, ha scritto a Vestager nel mese di dicembre suggerendo che il sostegno finanziario al progetto attraversoil denaro del recupero equivarrebbe ad un aiuto di Stato illegale. Nella sua lettera, vista da Fair Play, l'eurodeputato italiano ha esortato Bruxelles a "fare in modo che la competitività del mercato italiano delle telecomunicazioni sia tutelata e che il denaro di RRF non venga speso illegalmente e con alte probabilità di essere usato in modo improprio".

Le osservazioni di Fidanza fanno eco a quelle di Giorgia Meloni, laleader del partito ECR e una delle voci dell'opposizione italiana. Meloni si è ripetutamente opposta al piano, sostenendo che la rete in fibra ottica italiana sarebbe controllata da investitori francesi. Il conglomerato mediatico francese Vivendi è attualmente il principale azionista di TIM.

Non si tratta solo di aiuti di Stato: a dicembre, l'autorità italiana di vigilanza sulla concorrenza ha deciso di esaminare l'accordo. L'autorità ha aperto un'indagine formale antitrust per assicurarsi che "gli accordi in questione non comportino inutilirestrizioni della concorrenza". La creazione di FiberCop non è stata formalmente notificata a Bruxelles in quanto le autorità dell'UE hanno ritenuto che non fosse necessario soggetto all'esame di Bruxelles, ha dichiarato TIM a novembre. Ma Vestager ha fatto chiaro che avrebbe esaminato i potenziali rischi di integrazione verticale. 

Antonius Manders (PPE) ha presentato un'interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione Europea sul Codice europeo delle comunicazioni elettroniche (EECC) e i possibili sviluppi anticoncorrenziali:  "Uno dei principali obiettivi del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche (EECC) - recita l'interrogazione di Manders - come indicato all'articolo 1, è quello di 'realizzare un mercato interno delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica', garantendo al tempo stesso 'la fornitura in tutta l'Unione di servizi di buona qualità, a prezzi accessibili e disponibili al pubblico attraverso una concorrenza e una scelta efficaci'. Tuttavia, - continua - mentre l'EECC mira a promuovere la concorrenza tra le infrastrutture, vi sono segnali di un ritorno al monopolio in alcuni mercati delle telecomunicazioni dell'UE. Ad esempio in Italia, dove si sta valutando la possibilità di fondere la rete fissa a banda larga dell'operatore storico con quella del suo principale concorrente, Open Fiber. Ciò significherebbe un'effettiva monopolizzazione del mercato della banda larga in quel paese. 1. Può la Commissione confermare se la ri-monopolizzazione del mercato dell'accesso fisso sarebbe coerente con le norme antitrust e la politica dell'UE in materia di telecomunicazioni e, in caso affermativo, a quali condizioni? 2. Può inoltre dire se sarebbe legittimo, secondo le norme UE, che l'operatore storico mantenesse una qualche forma di controllo sulla nuova entità risultante dalla fusione, rimanendo così un operatore verticalmente integrato con il pieno controllo del mercato all'ingrosso? 3. In caso negativo, come si potrebbe garantire che tale precedente non si estenda ad altri mercati dell'UE, ostacolando così l'obiettivo dell'EECC di realizzare un mercato interno delle comunicazioni elettroniche?"

 

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