Economia
Parmigiano, a Lactalis ora fa gola. Le mire francesi dalla moda al food
Lactalis studia il dossier Nuova Catelli, principale esportatore di Parmigiano. Granarolo scende in campo. L’alimentare fa gola agli investitori stranieri
L’alternativa sarebbe quella di veder finire sotto controllo di un soggetto estero un altro “gioiello di famiglia”. Un destino toccato lo scorso anno alla Rigoni di Asiago (ceduta agli svizzeri di Kharis Capital), mentre nel complesso sono una cinquantina gli operatori di private equity, tra italiani e internazionali, che vantano ormai partecipazioni di maggioranza o minoranza in aziende del settore alimentare e bevande italiano. Ma in qualche caso proprio i fondi di private equity hanno consentito il ritorno in Italia del controllo di aziende tricolori.
E’ capitato all’abruzzese Delverde Industrie Alimentari, ceduta sulla base di una valutazione di 9,25 milioni di euro di enterprise value dalla multinazionale argentina Molinos Rìo de la Plata a Newlat, azienda agroalimentare italiana con sede a Reggio Emilia nata da una scapola di Parmalat e poi finita nell’orbita del gruppo Tmt dell’imprenditore salernitano Angelo Mastrolia. Newlat era già proprietaria dei marchi Buitoni, Pezzullo, Giglio, Corticella e Polenghi e potrebbe presto sbarcare sullo Star di Piazza Affari proponendosi proprio come piattaforma aggregatrice per il comparto alimentare tricolore.
Una piattaforma che competerebbe, oltre che coi principali gruppi industriali operanti nel settore come le stesse Lactalis e Granarlo, con intermediari come DeA Capital (gruppo Boroli-Drago, che con IdeA Taste ha già rilevato l’acqua minerale Lurisia) o Unigrais, storica holding d’investimento francese specializzata nella filiera agroalimentare che col suo Fondo Agroalimentare Italiano lo scorso autunno ha acquisito Agrimola, leader italiano ed europeo nella produzione, lavorazione e commercializzazione di castagne e di frutta lavorata.
Luca Spoldi