Economia
Pensioni, le sette vie di uscita dal mondo del lavoro dal 2021
La ministra del Lavoro annuncia l'uscita di più senior attraverso la proroga di Opzione donna, il rinnovo di Ape sociale e del contratto di espansione.
Pensioni: il cambio di passo annunciato dalla ministra del Lavoro
Per il 2021 si prevede un piano di pensioni con sette via d'uscita dal mondo del lavoro. Innanzitutto l’anno prossimo sarà l’ultimo per Quota 100. Oltre alle pensioni anticipate ordinarie, restano le chance di opzione donna, Ape sociale, isopensione e contratto di espansione. La ministra del lavoro, Nunzia Catalgo, ha infatti annunciato di favorire l'uscita dei senior con diverse iniziative, tra le quali: la proroga di Opzione donna, il rinnovo di Ape sociale e l’ampliamento del contratto di espansione.
Pensioni: come uscire dal mondo del lavoro dal 2021
Come fa sapere il Sole24ore la riapertura, dopo un anno di inattività, del cantiere di riforma delle pensioni porterà i lavoratori a valutare le nuove e vecchie opportunità che saranno disponibili dal 2021. Nessuna delle misure che saranno già aperte, comunque, rivoluzionerà il sistema pensionistico attuale, lasciando quale via principale di accesso o la pensione di vecchiaia o la pensione anticipata, che fino al 2026 manterrà “congelati” i requisiti di accesso di 42 anni e 10 mesi di contribuiti per gli uomini e un anno in meno per le donne. Per chi volesse dunque avvicinarsi al pensionamento, oltre alla pensione anticipata ci sono altre sei soluzioni: ape sociale, opzione donna, pensione anticipata per lavoratori precoci, quota 100, isopensione Fornero e contratti di espansione.
Pensioni: focus sulle 7 vie d'uscita tra pro e contro
Come riporta il Sole24Ore le vie d'uscita sono sette con annessi vantaggi e svantaggi a seconda delle categorie, dell'età e degli anni di contribuiti già raggiunti.
1. APE SOCIALE: indennità a carico dello Stato di un valore pari a quello della pensione maturata, con un valore massimo di 15000 euro lordi al mese. Richiede la cessazione del rapporto di lavoro, 63 anni di età e un numero minimo compreso tra 30 e 36 anni di contributi più uno stato di bisogno (disoccupazione, status di caregiver, invalidità civile almeno al 74% o lavorazioni gravose per almeno sei anni negli ultimi 7). I requisiti sono da maturare entro il 31.12.2020. Pro: non ha una durata massima: accompagna fino alla pensione di vecchiaia anche in caso di incremento dei requisiti contributivi. Per le donne con figli c’è uno sconto di un anno di contribuiti nei requisiti per ogni figlio, per un massimo di due anni di riduzione del requisito contributivo. Contro: valore massimo di1500 euro e percezione per 12 anziché per 13 rate. Parziali limiti di incumulabilità reddituale con attività di lavoro dipendente e autonomo.
2. OPZIONE DONNA: pensione anticipata accessibile alle donne che maturano 58 anni di età e 35 anni di contributi effettivi. Per le lavoratrici autonome (iscritte alla gestione artigiani e commercianti) il requisito è di 59 anni di età. I requisiti sono da maturare entro il 31.12.2019. Pro: si tratta di uno degli anticipi pensionistici più forti rispetto all’età della pensione di vecchiaia. Questa forma di pensionamento è compatibile con l’attività lavorativa. Contro: conversione al metodo contributivo puro con riduzione dell’assegno fra il 20 e il 40%. Prima di percepire la pensione vi è una finestra di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 per le autonome. Non è consentito il cumulo fra tutte le gestioni Inps.
3. PENSIONE ANTICIPATA ORDINARIA (ex pensione di anzianità): richiede 42 anni e 10 mesi di contribuiti per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Prevede una finestra di 3 mesi per lavoratori pubblici e privati. Requisiti stabili. Pro: i contribuiti richiesti possono essere raggiunti sommando tutte le gestioni Inps, le casse professionali e i contribuiti accantonati all’estero negli stati europei e convenzionati. Contro: non c’è alcune penalizzazioni nell’assegno riferita all’età anagrafica. L’anzianità contributiva richiesta è elevata e, dal 2027, riprenderà a incrementarsi ogni due anni per effetto degli adeguamenti a speranza di vita.
4. PENSIONE ANTICIPATA PER LAVORATORI PRECOCI: pensione accessibile fino al 2026 con 41 anni di contribuiti e 3 mesi di finestra per chi ha almeno 12 mesi di contribuiti accantonati prima dei 19 anni di età, oltre a uno dei 4 stati di bisogno simili a quelli dell’Ape sociale. Requisiti stabili. Pro: anticipo di un anno e di dieci mesi per i lavoratori di sesso maschile. Anticipo di dieci mesi per le donne. Contro: prevede l’incumulabilità reddituale fino al periodo corrispondente alla maturazione del requisito contributivo pieno della pensione anticipata.
5. QUOTA 100: accesso a pensione che richiede almeno 62 anni di età e 38 anni di contribuiti presso tutte le gestioni Inps. Requisiti da maturare entro il 31.12.2021. Pro: quota 100 consente un anticipo fino a 5 anni rispetto alla pensione di vecchiaia e poco meno rispetto alla pensione anticipata. Non prevede decurtazioni sull’assegno pensionistico. Contro: fino all’età della vecchiaia non è possibile cumulare l’assegno con redditi di lavoro di qualsiasi tipo, fatta eccezione per una soglia di 5000 euro annui lordi di lavoro autonomo occasionale. C’è una finestra dia ttesa di 3 mesi per cui i lavoratori privati, 6 mesi per il pubblico impiego.
6. ISOPENSIONE FORNERO: misura di accompagnamento a pensione che consente alle aziende con più di 15 dipendenti di chiudere il rapporto di lavoro d’intesa con il dipendente e di accompagnarlo alla pensione di vecchiaia o anticipata. I requisiti sono stabili nella forma di scivolo con 4 anni di durata. L’accompagnamento fino a 7 anni è ora accessibile per rapporti di lavoro che ci concludono entro il 30.11.2020. Pro: durante il prepensionamento il lavoratore precepisce la contribuzione piena a carico del datore di lavoro e una indennità pari alla pensione maturata che è completamente compatibile con qualsiasi attività lavorativa. Contro: la misura è costosa per le aziende esordienti e non prevede contribuiti a carico dello stato.
7. CONTRATTI DI ESPANSIONE: contratto sindacale per aziende con più di 1000 lavoratori che consente un prepensionamento di massimo 5 anni. Il datore di lavoro finanzia un assegno mensile pari alla pensione e versa in alcuni casi anche la contribuzione correlata. Per potere accedere a questo strumento l’azienda deve anche assumere nuove risorse e formare i dipendenti in forza. I requisiti da maturare entro il sperimentale e fino al 31.12.2020. Pro: il lavoratore in prepensionamento ha una certificazione del diritto a pensione che lo tutela da possibili cambiamenti normativi. Per i primi due anni c’è l’erogazione della Naspi. Contro: per chi accede alla pensione di vecchiaia non sono riconosciuti contributi a carico del datore di lavoro. I primi due anni il lavoratore ha solo i contribuiti figurativi legati alla Naspi.