Pernigotti chiude a Novi Ligure. Mamma li turchi!
Dalla metà del 1800 la Pernigotti, storico marchio dei gianduiotti, ha resistito a tutto. Eccetto alla globalizzazione
A Novi Ligure nel 1868 nasce la Pernigotti, eccellenza italiana leader nella produzione dei gianduiotti, assieme a torroni, uova di Pasqua, e preparati per gelato. Nata da Stefano Pernigotti con una specializzazione in “droghe e coloniali”, fonda col figlio un negozio alimentare orientato alla produzione dolciaria, e via via negli anni diviene sempre più grande e famoso.
La Pernigotti riceve da Re Umberto I lo stemma reale, divenendo fornitore ufficiale della più importante famiglia italiana. Quando nel 1914 la prima Guerra Mondiale incalzava con il divieto da parte del Governo di utilizzare zuccheri nella filiera, ecco che un punto critico si trasforma in una intuizione geniale. Nasce un torrone con un’alta concentrazione di miele, dandogli sapore e consistenza arrivati sino ai giorni nostri.
Tuttavia nel 2013 il marchio viene ceduto ad un gruppo turco appartenente alla famiglia Toksöz, non proprio dei puristi del gusto visto che sono impegnati, tra le altre cose, nelle forniture elettriche e nel settore farmaceutico. Sarà per quest’ultimo loro ramo d’affari che avranno voluto mettere sotto ansiolitici i lavoratori italiani.
Già, perché il 06 Novembre 2018 la multinazionale turca ha deciso di liquidare lo storico stabilimento di Novi, licenziando 250 lavoratori, di cui una delegazione di 50 addetti è sotto il Mise a protestare offrendo cioccolatini. Nel frattempo il Ministro dello Sviluppo Economico e Vice Premier Di Maio assieme ai sindacati, lottano contro i consulenti della società (la proprietà non si è degnata di partecipare), avendo loro confermato l’intenzione di produrre in conto terzi, impiegando cooperative che non solo raggirerebbero le tutele impiegatizie, ma tutti gli standard qualitativi della produzione. La minaccia è il trasferimento altrove.
Il Ministro Di Maio e lo stesso premier Conte, indispettiti per la defezione della famiglia straniera, hanno chiesto loro un vertice, bollando come irricevibili le proposte sul tavolo, ed anzi rilanciando l’intenzione di dar seguito ad un progetto di legge che leghi indissolubilmente marchi e territori.
Immaginate di andare al supermercato e sorbirvi la truffa di leggere “Pernigotti dal 1860” pensando ad una specialità nostrana, mentre il gianduiotto è prodotto e confezionato in Turchia. Sì, perché ovviamente chiude l’azienda e non il marchio, volendo furbamente mantenere una targa reputazionale alta che genera profitti, bruciando tutto ciò che c’è dietro.
Un circolo vizioso quello dello shopping selvaggio che depaupera le maestranze, l’occupazione, la domanda interna, e le teste decisionali in capo alla nostra Nazione, trasformandoci in una povera colonia senza fondamentali per difendersi in sede internazionale. Gioco di sponda con l’Europa che mira a svuotare di senso gli Stati, e a cui oggi solo un Esecutivo forte, vigile e sveglio, può fare muro.
La differenza tra un Paese che ha strategia (nazionalismo) ed uno che boicotta semplicemente dopo che il danno è già stato realizzato (revanscismo) è tutta qui, in questo nevralgico nodo di strategie. Avere un amore sano per l’Italia significa tarpare le ali agli speculatori.
Twitter @andrewlorusso
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