Economia

Poltronesofà, sbagliare è umano ma perseverare è diabolico: il colosso dei divani e quel vizio per gli spot ingannevoli

L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha avviato un’istruttoria nei confronti della azienda per sospette pratiche commerciali scorrette ma non è la prima volta che il colosso dei divani "inciampa" in questi spot fuorvianti

di Vincenzo Rienzi*

Poltronesofà e spot ingannevoli, sbagliare è umano ma perseverare è diabolico. Analisi 

Se è vero che nessuno può essere incolpato ufficialmente fino a condanna definitiva, è anche vero che errare è umano, ma perseverare è diabolico. Poltronesofà, azienda italiana fondata nel 1995 a Reggio Emilia, è nota per la produzione e vendita di divani e poltrone. Nel corso degli anni è diventata una vera multinazionale con punti vendita anche in paesi come Francia, Belgio, Svizzera, Malta, Cipro e Gran Bretagna.

Noi la (ri)conosciamo molto bene in quanto, negli anni, è prepotentemente entrata nelle nostre case (mi viene da dire che questa sia qualcosa in più di una semplice metafora), invadendo i nostri canali radio televisivi e i social network, sponsorizzando in ogni modo e maniera i propri prodotti anche in occasione della più importante manifestazione musicale italiana ovvero il festival di Sanremo (non posso dimenticare che, se non erro, nel 2024, il conduttore Amadeus ritagliava per i divanari vere e proprie “pause” pubblicitarie in diretta inerpicandosi in folcloristici sketchs alla presenza dei due famosi “artigiani della qualità” e, ovviamente, dell’immancabile divano).

Ma perché ne parliamo oggi? Perché nel febbraio 2025 l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha avviato un’istruttoria nei confronti della azienda per sospette pratiche commerciali scorrette. L’AGCM ha rilevato che le alcune campagne promozionali avrebbero enfatizzato l’esistenza e la convenienza di prezzi ribassati e di percentuali di sconto “a termine” (ad esempio, con lo slogan “termina domenica”), calcolati rispetto a prezzi pieni più elevati che, nella sostanza, non sarebbero mai o quasi mai stati applicati. Rendiamola più semplice: secondo l’Istruttoria dell’Autorità indipendente i Consumatori tramite questi slogan sarebbero indotti a comprare un divano che, in teoria, sarebbe stato posto in vendita ad un prezzo fortemente vantaggioso ma, in realtà, si sarebbe trattato di un vantaggio effimero, o comunque irreale.

Ma voi, però, sapevate che non è la prima volta che i miti del divano vengono attirati nella lente di ingrandimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del mercato? E’ no, perché nel 2021, l’azienda era già stata sanzionata con una multa di un milione di euro per campagne pubblicitarie ritenute ingannevoli e omissive riguardo alle caratteristiche dell’offerta, in particolare per quanto concerneva la durata temporale delle promozioni e l’entità degli sconti promessi. In quella occasione, l’AGCM accertò la scorrettezza della promozione “Doppi saldi doppi risparmi” poiché le condizioni effettive di vendita limitavano l’applicazione delle percentuali di sconto pubblicizzate soltanto ad alcuni divani in catalogo e con la composizione e il rivestimento esposto in negozio.

E non è tutto, l’azienda ci era cascata anche nel 2014, venendo sanzionata per 500.000 mila euro sempre dall’AGCM, in quanto promuoveva sconti asserendo che gli sconti applicati ad alcuni prodotti fossero a termine, quando poi in sostanza tale termine non arrivava mai.. una sorta di supermercato dell’offerta più vantaggiosa, che però non finiva il giorno stabilito. Certo che se ci pensiamo – e noi del CODACONS purtroppo quasi sempre da soli dobbiamo pensarci – queste multe sono una vera bazzecola rispetto ai guadagni di questa importante azienda che, nel 2022 ha registrato utili per oltre 63 milioni di euro, e per oltre 42 milioni nel 2023. Ma allora chi può aiutare noi consumatori a non beccare fregature? Di certo non può aiutarci l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato che, purtroppo, annovera nella sua potestà punitiva unicamente sanzioni di natura economica.

E, quando hai a che fare con questo tipo di fatturati, dubito che 1 milione o 500 mila euro possano “fare la differenza”. La soluzione, a mio avviso, è nel buon senso del cittadino, ma anche nel nostro legislatore. Noi come cittadini dobbiamo sapere se e quando una azienda pone in essere dei comportamenti finalizzati – non voglio dire ad ingannarci – a farci preferire questo piuttosto prodotto che quello… in ragione tuttavia di una pratica posta in essere in modo illegale, e dobbiamo boicottare quella azienda, virare su altri lidi, orientarci verso altri prodotti.

E cosa potrebbe – rectius dovrebbe – fare invece il nostro legislatore? Dovrebbe a mio modesto parere cambiare la legge 287/1990, ampliando i poteri sanzionatori delle Autorità indipendenti, potendo disporre, ad esempio, il divieto assoluto per determinati periodi di tempo di fare pubblicità o di vendere un certo tipo di prodotti e, soprattutto, punendo in maniera più severa e drastica i casi di recidiva, perché se è vero che errare è umano, è anche vero che perseverare può davvero diventare diabolico.

*Analisi di Vincenzo Rienzi, avvocato esperto in diritto dei consumatori

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