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Economia
Privacy, gli avvoltoi su Facebook. Il business ora è a forte rischio

 

Da allora a oggi il sistema internazionale si è dotato di una legislazione antitrust e l’interventismo dei governi è giudicato sorpassato e la concorrenza sleale è regolata in modo dettagliato. Tuttavia, il sogno neanche tanto segreto di ogni imprenditore che si rispetti è di avere il minor numero di concorrenti possibile. L’ideale è di non averne affatto. E’ umano e vale per Mark Zuckerberg tanto quanto Gino il calzolaio sotto casa. Il punto è che il signore di Faccia-libro commercia il bene più impalpabile che esista, le nostre anime. Siamo noi, le nostre storie e le nostre vite, ad aver alimentato a dismisura il suo potere e la sua ricchezza attraverso un giocattolo di cui non vogliamo nè possiamo farne più a meno.

Così come non possiamo né vogliamo fare a meno dei doni delle altre imprese digitali, i giganti che hanno sconvolto l’economia tradizionale, le mega-imprese che come i robber-baron del secolo scorso vivono in un mondo al di fuori delle leggi comuni: violazione della privacy, manipolazione e commercio dei dati, sistematica fuga dalle tasse.

E adesso che accadrà? Qualcuno, persone dalle menti raffinate e di conseguenza inevitabilmente maliziose, sostiene che questo scandalo assomiglia troppo a quell’altro scoppiato (è il caso di dirlo) circa due anni fa: il famoso Dieselgate, ricordate?

Avrebbe dovuto distruggere l’auto del popolo, la grande Volkswagen Aktiengesellschaft, la quale, dopo crolli di borsa e crisi interna, oggi invece pare goda di ottima salute e macina record di vendite uno in fila all’altro. Altri, la cui malizia si spinge ancora più oltre, sostengono che le cosidette profilazioni (dimmi cosa leggi, cosa mangi e chi frequenti e ti dirò per chi votare) esistano sin dai tempi di Pericle, un tipetto dal profilo perfetto che governò nel periodo di maggior splendore ad Atene; quindi noi occidentali dobbiamo smetterla con tutte queste manfrine e prendere esempio dal grande Imperatore di Cina, il signor Xi Jinping che tutto sa dei suoi 1,5 miliardi di sudditi e tutto serenamente governa. Tesi, antitesi, e forse futura sintesi.

Nel frattempo, mentre c’è chi non vuole perdere l’occasione per distinguersi cavalcando la tigre e, come Elon Musk il patron di Tesla, straccia gli account su Faccia-libro, e chi come il presidente Trump s'illude di emulare l'epopea di Roosevelt, nell'ombra un altro tycoon è pronto all'agguato. La regola è sempre quella: la tua sciagura sarà la mia fortuna.

La mia tazzina di caffè marca “Orsonero”, il locale preferito da Markus, era più squisita del solito oggi. Sul fondo insolitamente consistente, rimango sorpreso nel leggere due lettere, J. B. No, non si trattava di un whisky che andava per la maggiore anni fa, ma le iniziali del patron di Amazon, il plurimiliardario Jeff Bezos. Finirà tutto in una bolla, ho pensato. Ma se le cose dovessero andare male a Mark, sappiamo chi potrebbe approfittarne. Morto un barone se ne fa un altro.

@paninoelistino

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