Rcs, Intesa convince le banche. I risparmi del gruppo sul debito
La borsa premia il titolo Rcs. Le mani libere del patron del Toro sulla fusione fra la sua Cairo Communication e l'editrice del CorSera...
Il fatto poi che il piano di ammortamento della linea “term amortising” preveda i primi 15 milioni di euro di rimborso a fine anno e poi 12,5 milioni di rimborso ogni sei mesi (il finanziamento precedente parlava di 35 milioni di rimborso quest’anno, 50 milioni l’anno prossimo e 167 milioni nel 2019) indica che Urbano Cairo e Carlo Messina hanno saputo rassicurare anche Mediobanca, Unicredit, Ubi Banca e Bpm, ossia i “vecchi” finanziatori riuniti dal “nume tutelare” di Rcs Mediagroup, Giovanni Bazoli (presidente emerito di Intesa Sanpaolo ed ex presidente di Mittel, già azionista di Ubi Banca oltre che della stessa Rcs), circa il prosieguo del turnaround anche oltre il breve termine.
Infatti, se non ci sarà un rimborso anticipato obbligatorio per lo sforamento del leverage ratio, previsione che è contenuta insieme ad altre relative a dichiarazioni, obblighi, eventi di revoca e soglie di materialità (anche in questo caso si tratta di ipotesi “complessivamente più favorevoli per Rcs MediaGroup rispetto al precedente contratto di finanziamento”), il nuovo finanziamento dovrebbe estinguersi gradualmente a fine 2022 e non a fine 2019 come il precedente. Il fatto poi che non esistano più covenant sul patrimonio netto sembra infine indicare che Cairo avrà mani libere per quanto riguarda eventuali joint-venture, fusioni (di Rcs con Cairo Communication, che resta un’ipotesi che “certamente” sarà valutata in futuro, come ha confermato ancora recentemente lo stesso presidente di Rcs) o cessioni di rami d’azienda, potendo così modellare il gruppo come più sembrerà opportuno in base all’andamento del mercato e quindi dei ricavi.
Proprio questi ultimi restano l’unica incognita, dopo che anche nei primi sei mesi dell’anno non sono giunti segnali troppo positivi per quanto riguarda la carta stampata, essendo ancora il digitale (che pure è in crescita) una frazione contenuta rispetto ai ricavi totali. Ma a giudicare dalla reazione anche oggi del titolo, che in borsa guadagna un ulteriore mezzo punto dopo il +10,74% messo a segno la scorsa settimana sull’onda della semestrale (+75% nell'ultimo anno), anche gli investitori sembrano condividere la fiducia di Carlo Messina e Alberto Nagel. Il banchiere di Mediobanca pochi giorni fa ha confermato di non aver alcuna fretta di vendere il suo 9,93%, così come non paiono volersi affrettare all’uscita Diego Della Valle, Finsoe e China Chemical (subentrata a Pirelli dopo l’acquisizione di quest’ultima), complessivamente soci con il 16,658%.
Luca Spoldi