Economia
Rete, nessun passo avanti dopo l’incontro al ministero: si allungano i tempi
L’incontro al Mimit non ha prodotto i risultati sperati e la sensazione è che manchi ancora molto per trovare la quadra
Tim ha l’urgenza del debito
Il problema per Tim è che il debito è una montagna notevole e deve essere rapidamente abbattuto. Alla fine del terzo trimestre del 2022 ammontava a 32,67 miliardi di euro, con un costo medio – cioè gli interessi da corrispondere – del 4,2% come si legge sul sito di Tim. Nei giorni scorsi è stato emesso un bond da 850 milioni, di durata quinquennale e una cedola del 6,87%. Tanto, se si pensa che il precedente collocamento da un miliardo a otto anni garantiva l’1,62%.
Nel 2023 scadranno complessivamente altri 2,3 miliardi di euro di debito, che dovranno essere rifinanziati. Nel 2024 addirittura 4,5 miliardi. Ipotizzando che i tassi rimangano alti per tutto il mercato – e non solo per Tim – per un periodo di tempo di almeno un paio d’anni, vuol dire che bisogna muoversi ad abbattere il debito. Perché altrimenti i costi potrebbero diventare ancora più alti, rendendo complessa la gestione della società.
La divisione tra NetCo e ServiceCo è sicuramente propedeutica alla riduzione dell’indebitamento. Chiariamoci: non è colpa di Pietro Labriola o di chi l’ha preceduto, ma di una gestione folle che ha progressivamente zavorrato le casse di quella che un tempo era l’azienda più innovativa d’Italia. Ma le difficoltà di oggi riducono il potere negoziale dell’azienda e dei suoi investitori.
In molti sono dunque pronti a scommettere che sul tavolo verrà recapitata un’offerta da parte di Cdp e altri soggetti – un po’ come avvenuto per Open Fiber – per rilevare l’infrastruttura. Attenzione anche a quello che succederà nel governo: il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alessio Butti e il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso hanno deleghe sovrapponibili ma idee diverse. Il primo non vorrebbe capitale straniero nella rete, il secondo invece è meno “netto”. Chi la spunterà? Anche da questi dettagli si deciderà il futuro della rete unica in Italia, un asset fondamentale ma ancora, purtroppo, solo sulla carta.