Economia
Ricerca Covid-19, start up sempre in perdita. Solo il vaccino le può salvare
La corsa al vaccino farà la differenza non solo tra la vita e la morte, ma anche tra il successo e un crac di molte quotate con valutazioni stellari al Nasdaq
Farà la differenza tra la vita e la morte, ma farà anche la differenza tra un successo esplosivo e un crac irrimediabile. La corsa al nuovo vaccino per il Coronavirus vede in lizza soprattutto società biotech quotate al Nasdaq. Ma ironia della sorte sono società zombie che veleggiano in Borsa a valutazioni miliardarie a fronte di ingenti perdite. Pare un paradosso ma non è così. La sconfitta del virus più che legata ai solidi forzieri di Big Pharma è affidata a delle start up che finora hanno solo bruciato risorse.
INOVIO VALE 1,2 MILIARDI IN BORSA MA MAI IN UTILE
È il caso di Inovio Pharmaceuticals che lunedì ha annunciato il via alla sperimentazione su 40 volontari sani del suo vaccino anti-Covi19 l’Ino-4800. Ci si aspetta, dato l’immane compito, di avere a che fare con un’azienda capace di fronteggiare la sfida. In realtà Inovio gioca tutta sé stessa in questa sfida. La società quotata al Nasdaq non ha di fatto ricavi.
Nel 2019 la società di Plymouth, in Pennsylvania, ha fatturato solo 4 milioni di dollari, quasi azzerati sull’anno precedente. Solo di costi operativi ha spesato però 111 milioni di dollari portando così il risultato finale a una perdita in conto economico per l’intero anno scorso a 119 milioni di dollari. Non che negli ultimi anni sia andato poi meglio. Inovio non ha mai fatto un dollaro di utile. Al contrario è una sequela di continue perdite.
Tra il 2015 e il 2019 i costi nella ricerca hanno fatto cumulare perdite per un totale di 396 milioni di dollari. In crescendo anno su anno. E di fatto i ricavi pur ponendosi in media sui 40 milioni l’anno nulla hanno potuto a fronteggiare i costi. Di fatto Inovio ha bruciato capitale per oltre 700 milioni di dollari dal 2015 al 2019. Aveva a fine 2019 patrimonio netto per soli 5 milioni, ha cassa per 89 milioni ma un fabbisogno finanziario solo per il primo trimestre 2020 per 208 milioni.
Inovio ha ricevuto contributi per il nuovo vaccino per soli 5 milioni di dollari dalla Fondazione di Bill Gates e altri 9 milioni dal Cepi, l’organizzazione no profit che raccoglie oltre a Gates, privati e Governi per finanziare lo sviluppo di vaccini contro le epidemie.
Per stare in piedi e tagliare il traguardo finale è poca cosa. Per rimediare Inovio cosa fa? Vende sul mercato le proprie azioni per fare cassa. Tra gennaio e marzo di quest’anno ha venduto sul Nasdaq suoi titoli per 43 milioni di azioni a un valore di poco meno di 5 dollari per azioni portando così in cassa 208 milioni di dollari.
Già perché se i conti di Inovio ballano sul filo del rasoio, in Borsa la società vale miliardi. Per l’esattezza 1,2 miliardi di dollari è il valore che il mercato attribuisce alla start up biotech finanziata da Gates. Una cifra astronomica per una società che perde in media 100 milioni l’anno e che quando va bene fa ricavi per 40 milioni.
BOLLA GIA' VISTA AI TEMPI DELLE DOT.COM
Vista così sembra di tornare all’epopea prima effervescente poi tragica delle dot.com. Si compravano a piene mani azioni legate a Internet in forte perdita solo sulle aspettative di poderosi guadagni in futuro. Una su mille ce l’ha fatta. Le altre hanno disilluso le speranze fallendo. Il copione si sta ripetendo ora con le stesse modalità sui titoli biotech che lavorano per il vaccino anti-Covid. Si scommette sulla scoperta straordinaria che porterà fior di utili alle Inovio di turno. Che non sia un caso lo dimostra l’andamento analogo delle altre in lizza per il vaccino del Secolo.
MODERNA E LE ALTRE
Moderna è l’altro titolo in corsa per la nuova cura. Anch’essa quotata al Nasdaq la società Usa è schizzata da febbraio a ieri da 18 dollari e 32 dollari per azione sugli annunci dello sviluppo del vaccino ed oggi vale 10,6 miliardi di dollari. Ma anche qui il divario con la realtà economica aziendale attuale è immenso. Moderna nel 2019 ha più che raddoppiato le sue perdite strutturali portando il rosso di bilancio a mezzo miliardo di dollari dai 216 milioni sempre di perdite del 2016. Dal 2016 al 2019 ha cumulato un deficit di conto economico di oltre 1,4 miliardi. Nel 2019 il fatturato è stato di soli 60 milioni. In Borsa varrebbe quasi 200 volte i ricavi. Se il vaccino non dovesse raggiungere la commercializzazione saranno guai per i suoi azionisti che hanno fatto la scommessa azzardata della vita.
Un’altra start up che ha raccolto le scommesse del mercato è Vir Biotech. In Borsa è arrivata a valere oltre 3 miliardi di dollari con soli 8 milioni di ricavi nel 2019 e una perdita monstre sui ricavi per 174 milioni di dollari. Nel drappello della grande sfida ecco anche Novavax, anch’essa finanziata da Cepi e che ha annunciato di recente la sperimentazione anti-Covid. Il copione è lo stesso: ricavi per soli 18 milioni nel 2019; in perdita cronica dal 2015. Archiviato il 2019 con un buco di 132 milioni, ma in Borsa è volata sugli annunci e vale 885 milioni di dollari.
In fondo nella battaglia gigantesca per salvare vite la contesa vede in campo aziende fallite. Che possono solo sperare che il loro vaccino arrivi sul mercato a produrre quei ricavi (e quegli utili) che giustificherebbero le valutazioni astronomiche che il mercato gli assegna. Una grande triste e un po' cinica, bolla finanziaria sulla pelle delle persone.