Economia

Sofferenze: Mps, PopVicenza e BP. Ecco a chi giova il Fondo Atlante

A Piazza Affari il comparto bancario, dopo la corsa delle ultime due sedute, scambia contrastato: Banco Popolare +4,66%, Creval +3,85%, B.P.Milano +3,4%, Banca Mps +3,29%, Ubi Banca +1,28%, Unicredit +0,95%, Bper +0,04%, Banca Carige -0,16%, Mediobanca -0,31% e Intesa Sanpaolo -0,77%. Icbpi evidenzia che "ieri sono stati definiti dal Ministero dell'Economia i punti-chiave del progetto destinato a garantire la stabilizzazione del sistema bancario. Verrà costituito il Fondo Atlante, con una dote di capitale iniziale" di circa 6 miliardi, "con il contributo di Cassa Depositi e Prestiti e di vari altri investitori istituzionali (banche, compagnie assicurative, Fondazioni, altri soggetti), che ne deterranno nel complesso la maggioranza del capitale. Il Fondo, che sarà gestito da una Sgr indipendente (Quaestio Sgr), potrà intervenire sottoscrivendo parte degli aumenti di capitale non assorbiti dal mercato (a cominciare da quelli di PopVicenza e di Veneto Banca). E potrà sottoscrivere titoli di qualunque seniority emessi da veicoli che abbiano acquistato sofferenze bancarie".

Gli analisti spiegano che "l'impianto normativo e operativo predisposto dal Governo mira a eliminare un rilevante fattore di incertezza che pesa sulla ripresa dell'offerta creditizia domestica e sulle valutazioni di mercato delle banche: l'accumulo di un enorme stock di crediti deteriorati (196 mld di sole sofferenze, secondo gli ultimi dati pubblicati da Banca d'Italia). Secondo fonti, che citano un documento riservato che dettaglia gli aspetti operativi del progetto, le sofferenze verrebbero rilevate a valori vicini a quelli netti di bilancio". Gli esperti dichiarano inoltre che i "maggiori beneficiari del provvedimento sono le banche con una piu' alta incidenza dei Non Performing Loan sul patrimonio netto tangibile: Banca Mps, le due banche venete prossime a quotazione, Carige, Banco Popolare, Bper e Creval". Bernstein fa notare poi che "il fatto che il fondo sia gestito da una societa' privata puo' ridurre il rischio che la Commissione Ue rigetti la soluzione".

Equita Sim effettua calcoli più dettagliati: "L'intervento del fondo", dichiara la casa d'affari, "potrebbe aumentare di 3-4% il prezzo degli Npl, mentre - nel caso migliore - la riduzione dei tempi di recupero delle garanzie di un ulteriore 7%, rispetto a un valore di mercato del 20% (si veda la recente offerta di Apollo per Npl di Carige) e rispetto al circa 40% di valore di carico delle banche. A livello di settore, il deconsolidamento degli Npl avrebbe quindi impatto sul CET1 di -120 punti base (da 12% a 10,8%, rispetto ai -226 pb senza interventi): le dotazioni del fondo potrebbero pero' concentrarsi sulle banche maggiormente esposte agli Npl (Mps, Carige)". Mediobanca Securities non si cimenta in troppi calcoli in quanto "non è ancora chiara" la dotazione del Fondo Atlante: non si capisce se l'ammontare di 5-6 mld riportato si riferisce alla dotazione totale del Fondo o solo al contributo equity del veicolo. "In assenza di chiarezza ipotizziamo che quest'ammontare sia quello totale, incluso anche il debito", aggiunge MB.

Quindi, prosegue la casa d'affari, "data la mancanza di dettagli al momento è difficile fornire una stima precisa sull'impatto per ciascuna banca". In generale, gli analisti da un lato valutano positivamente questo progetto, dall'altro riconoscono che "la potenza di fuoco" del sistema è limitata dai requisiti normativi. In ogni caso, Laurent Frings, Global Head of Credit Research Aberdeen AM afferma che questa misura potrebbe "dare un po' di sollievo nel breve termine e dare il tempo a tutti di trovare una soluzione di lungo periodo ai problemi più grandi che le banche italiane hanno, ovvero l'ammontare di Non performing loan e la redditivita'. Risolverli richiedera' probabilmente grandi cambiamenti sul regime italiano di insolvenza, sul consolidamento, sulla chiusura di filiali e sul programma di riduzione dei costi".

Per Banca Akros "il fondo Atlante aiuterebbe a risolvere alcuni dei problemi degli istituti di credito italiani nel breve termine, soprattutto il deconsolidamento dei crediti in sofferenza" anche se "nel lungo termine vediamo la necessita' di consolidamento per il settore al fine di ristrutturare i modelli di business delle banche. Confermiamo la nostra raccomandazione buy su Unicredit e quella accumulate su Intesa Sanpaolo".