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Economia
Srm, Matera vetrina dell'ambiente e del territorio per il rilancio post Covid

Un turismo di qualità che sia sostenibile e durevole per Matera come vetrina del territorio e dell’ambiente. Un’offerta turistica centrata su formazione, cultura e attrazione di giovani e studenti. Infine, logistica, tecnologia e lavoro digitale. Srm, Centro studi legato al Gruppo Intesa Sanpaolo, traccia le linee guida per gestire l’eredità del dopo Matera capitale della cultura europea 2019 e pandemia sanitaria. Uno scenario futuro che potrebbe comportare un incremento di Pil per la città lucana stimata tra il 3-5%. Soprattutto perché il tessuto imprenditoriale si è irrobustito negli ultimi anni e a Matera vi è una buona capacità di radicamento in loco, mentre a livello regionale si registra un calo del 2,9%. E’ grazie ai giovani che si è irrobustito il tessuto imprenditoriale locale: +8,1% di imprese nel comparto culturale e creativo, crescita aziendale del 2,9%, +17,7% l’incidenza delle startup innovative ogni centomila abitanti. Il dato medio nazionale è del +17,4%, del Mezzogiorno del 12,5%. E l’imprenditorialità giovanile corre a un ritmo del 3%.

“Segno che -afferma il direttore generale di Srm, Massimo Deandreis- l’attrattività culturale incrementa di oltre il 30% il moltiplicatore turistico di un territorio. E sotto questo punto di vista, la città dei Sassi ha un grande potenziale da sfruttare rispetto al resto della regione”. Ecco che il turismo rappresenta un’importante leva per lo sviluppo del territorio materano. Ma c’è ancora un gap da colmare per il dopo Covid.  Secondo il modello previsionale d Srm, il turismo a Matera nel 2020 registrerà un calo del 30%, corrispondente ad oltre 224mila presenze turistiche in meno sul 2019. ”Un decremento che metterebbe a rischio 41 milioni di euro (-32,2%) di fatturato del settore. E che si porterebbe dietro le filiere dall’agroalimentare al commercio al dettaglio”.

Da qui l’importanza degli investimenti in innovazione e logistica. Matera infatti, secondo le analisi di Srm, occupa una posizione articolare nell’ottica produttivo-logistica e pertanto può rappresentare la cerniera per lo scambio di persone e merci tra le aree ad Est e quelle ad Ovest, potendo puntare sulla presenza della Zes interregionale ionica e sul vicino porto di Taranto. “Ricette magiche non ce ne sono”, sottolinea Deandreis. “Ma per rimettere in moto lo sviluppo e la crescita non basta sfruttare le potenzialità del turismo, non è  l’unica strada: occorre un concorso di competenze e sinergie tra i vari livelli istituzionali e la forte collaborazione dei privati, tenuto conto che il dopo Covid sarà diverso per tutti , con il ridisegno delle gerarchie urbane: grandi aree urbane più in difficoltà, più piccole, e aree rurali in recupero”.

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