Economia

Stellantis, Ford, General Motors sotto lo sciopero più grande di sempre

di Antonio Amorosi

Il sindacato dei metalmeccanici USA, UAW, blocca le aziende con una strategia di lotta nuova ma le case automobilistiche sollevano le proprie ragioni

Lo sciopero delle auto negli USA che potrebbe trasformare il settore e le forme di lotta sindacale

 

Non si vedeva da 80 anni uno scontro all’ultimo sangue come quello che si sta scatenando tra le case automobilistiche Stellantis (nata dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles e PSA), Ford e General Motors e i sindacati USA. Un conflitto lontano anni luce dalle dinamiche residuali dei grandi sindacati italiani e che coinvolge tutto un settore e non singole aziende, con una strategia di lotta completamente nuova che passa da un trattativa globale e non particolare.

Il mega scontro, 34.000 lavoratori UAW (United Auto Workers) sono in sciopero da più di un mese per aumenti salariali contro i Detroit Three, i tre grandi colossi del settore automobilistico, sta rimbalzando da manifestazioni a blocchi, da un’impresa all’altra e muovendo interessi che arrivano fino al Congresso degli Stati Uniti. Fra un anno si vota per l’elezione del presidente. 

Tra le richieste che il sindacato fa alle multinazionali di Detroit c’è un aumento della busta paga dal 23% al 36%, il collegamento tra i salari e l’inflazione, il rinforzo dell’assistenza sanitaria, piani pensionistici aziendali anziché individuali e una settimana lavorativa da 32 ore (pagandone 40), anziché le 50 lavorate attualmente. Negli USA si lavora molto di più che altrove.

A causa dell'impatto dello sciopero però le case automobilistiche hanno annunciato licenziamenti negli impianti. Risulta che Stellantis ne abbia messo in atto venerdì scorso altri 700 per dipendenti in Indiana, per un totale con i licenziamenti precedenti di 1.340 dipendenti da stabilimenti in tre Stati USA interessati. Ford avrebbe invece licenziato 2.480 lavoratori dall'inizio dello sciopero. La terza grande casa automobilistica, General Motors, avrebbe in corso 2.300 licenziamenti. Ma il sindacato UAW non demorde: ha chiuso il più grande stabilimento Ford a livello globale, fermando la produzione di pick-up e furgoni con pochissimo preavviso. 

Le aziende sollevano le proprie ragioni. Un dirigente senior della Ford ha dichiarato giovedì all’agenzia di stampa Reuters che la propria casa automobilistica è "al limite" di ciò che può spendere per salari e benefici, tra i più elevati per gli United Auto Workers, ed ha avvertito che lo sciopero del sindacato nella fabbrica più redditizia dell'azienda potrebbe danneggiare gli stessi lavoratori e ridurne i profitti. "Siamo stati molto chiari sul fatto che siamo al limite", ha detto Kumar Galhotra, capo dell'unità di veicoli a combustione Ford, durante una teleconferenza giovedì. "Ci siamo allungati per arrivare a questo punto”, riporta sempre Reuters, “andare oltre danneggerà la nostra capacità di investire nel business."

Mercoledì il presidente della UAW Shawn Fain ha indetto uno sciopero nella fabbrica di Ford Kentucky Truck dopo che i negoziatori Ford non hanno presentato una proposta di contratto ritenuto insufficiente. Ma Ford sembra aperta a un accordo. 

Per le aziende le strategie dei sindacati bloccano la produzione di auto ed ha come effetto la messa da parte dei lavoratori e il licenziamento. Il sindacato sostiene invece che le case automobilistiche possano aumentare i salari almeno del 20-23%.

Va ricordati che negli Stati Uniti gli operai sono tra i meglio pagati al mondo, si parla di una media di circa 32 dollari per ora lavorata, ai quali si aggiunge annualmente un assegno di partecipazione agli utili. E la Ford ha dichiarato che la retribuzione media dell’anno scorso di un operaio, compresi gli straordinari e i bonus, si aggira intorno ai 78.000 dollari.

I sindacati hanno aperto un tavolo di trattative con Stellantis. "Sperariamo che i colloqui con Stellantis oggi siano più produttivi di quelli con Ford ieri", ha scritto il capo del sindacato, Fain, su un social. 

Il fronte con Ford resta caldo. Circa 4.600 lavoratori dell’impresa potrebbero essere inattivi perché il loro lavoro dipende dalla produzione di pickup Super Duty e grandi SUV Lincoln e Ford a Kentucky Truck, ha spiegato ai giornali il vicepresidente della produzione Ford Bryce Currie. Secondo l’azienda il blocco della Kentucky Truck, la più grande fabbrica di Ford, potrebbe spingere la fragile catena di approvvigionamento "verso il collasso".

Intanto l’occhio del governo non è lontano dallo scontro. Karine Jean-Pierre, segretaria stampa della Casa Bianca, ha affermato che l'amministrazione sta monitorando da vicino l'impatto economico dello sciopero allargato e spera che le parti raggiungano un accordo proficuo per tutti.