Economia
Stevanato Group, fatturato +15%: "Troppi allarmi sul vaiolo delle scimmie"
Dopo la quotazione alla Borsa di New York, il Gruppo ha avviato investimenti sugli stabilimenti in Europa e in Usa. Parla Franco Stevanato, presidente esecutivo
Il fatturato del secondo trimestre di Stevanato group è aumentato del 15% su base annua, raggiungendo i 234.2 milioni di euro; l'ebitda rettificato è stato di 61,8 milioni di euro, con un margine ebitda rettificato del 26.4%. L'utile netto del secondo trimestre è stato di 30.6 milioni di euro, pari a 0.12 euro di utile diluito per azione, in calo dell’11%. Questi alcuni dei dati più significativi del gruppo fornitore globale di soluzioni per il contenimento e la somministrazione di farmaci e per la diagnostica destinate all'industria farmaceutica, biotecnologica e life science, Il portafoglio ordini è aumentato del 37%, raggiungendo circa 1.01 miliardi di euro; i ricavi da soluzioni ad alto valore sono aumentati fino a circa il 30% dei ricavi totali. “Il calo dell’utile non ci preoccupa per nulla, anzi abbiamo raggiunto risultati straordinari con il fatturato cresciuto del 15% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno – ci spiega Franco Stevanato, presidente esecutivo dell’azienda – e abbiamo aumentato la guidance, con la convinzione che a fine anno avremo un’Ebitda tra il 26,5 e il 26,8%”.
Nei primi mesi del 2022 Stevanato Group ha annunciato importanti novità a livello internazionale, tra cui la nomina di Riccardo Butta come Presidente Americhe per guidare la strategia a lungo termine della Società nelle Americhe a seguito della crescente domanda regionale e dell'impegno della Società ad ampliare la propria influenza, accelerare la penetrazione del mercato e migliorare la vicinanza ai propri clienti in questa importante regione. Importanti novità anche in merito alla produzione attraverso l’acquisizione di una struttura a Zhangjiagang per la realizzazione di un nuovo stabilimento come parte dell'ultima fase della sua espansione in Cina e quella più recente di un nuovo complesso industriale a Cisterna di Latina, in Italia. Nel primo trimestre del 2022, infine, Stevanato Group ha stipulato un accordo di sostegno alla Biomedical Advanced Research and Development Authority ("BARDA”), in base al quale quest’ultima ha accettato di destinare indicativamente 95 milioni di dollari a Stevanato Group. Grazie all’accordo, Stevanato Group ha scelto di espandere la propria capacità produttiva pianificata a Fishers, in Indiana.
Stevanato, avete presentato oggi i conti: siete tranquilli per il futuro?
Abbiamo un portafoglio ordini che ha superato il miliardo di euro, siamo a piena capacità per tutto il 2022 e siamo fiduciosi anche per il 2023, stiamo lavorando bene.
Vi preoccupa la situazione geopolitica?
La fortuna del nostro settore è di essere anticiclico. A livello globale ci si attende una crescita tra il 5 e il 7% grazie a trend consolidati come l’aumento della popolazione mondiale, l’incremento dei vaccini, più regioni in via di sviluppo, la cura di malattie croniche. Noi prevediamo di continuare a crescre in doppia cifra.
Il vaiolo delle scimmie e la nuova febbre del Nilo porteranno ulteriori preoccupazioni?
Credo che il Covid ci abbia resi molto più sensibili e vulnerabili. Malattie come quelle di cui parla sono all’ordine del giorno, non abbiamo al momento alcun tipo di avvisaglia per cui si debbano “drizzare le orecchie”.
Quanto durerà questa sensibilità eccessiva?
Non saprei dare un orizzonte temporale. Quello che però so è che dal punto di vista industriale ci siamo resi più pronti, più proattivi, specialmente negli Usa.
A proposito degli Stati Uniti, vi siete quotati lo scorso anno alla Borsa di New York: che giudizio dà della vostra scelta, in controtendenza rispetto ad altre aziende familiari italiane che procedono al delisting?
Era da un po’ di anni che dovevamo accelerare la nostra crescita, per concentrarci sugli high value product e volevamo avere la certezza di avere le risorse necessarie per realizzare gli stabilimenti. Abbiamo lanciato l’ipo a 21 volte l’Ebitda con l’obiettivo preciso di finanziare la crescita. Abbiamo poi accelerato la crescita organica e ottenuto anche migliori relazioni con i clienti che ci hanno percepito come più solidi e stabili.
Avete in programma acquisizioni?
Nel piano industriale 2022-2026 ci siamo focalizzati molto sull’exexcution e sull’ampliamento produttivo nel segmento high value product. Abbiamo costruito una capacità produttiva incredibile e l’abbiamo fatto sia in Italia sia negli Usa perché i clienti americani ci chiedevano, per il risk mitigation, di avvicinarci e da qui il green field a Indianapolis. Abbiamo poi oltre 50 ingegneri americani che studiano ricerca e sviluppo sulle “pen” per auto-iniezione di farmaci e i device indossabili.
E l’italia?
Rimane la nostra colonna portante, ma abbiamo 18 stabilimenti in nove Paesi diversi, con più di 5.000 dipendenti.
Come si è evoluta la vostra azienda?
Siamo passati dall’essere fornitori a partner strategici, oggi il cliente, cioè le principali case farmaceutiche, ci affidano il lavaggio, la siliconatura e l’assemblaggio. Stiamo capitalizzando al massimo e abbiamo hub produttivi in Europa, Usa e Asia. Abbiamo una strategia definita che punta a trasformarsi da clienti a partner dell’intera supply chain dei nostri clienti. La nostra attività prevede sia la creazione dei prodotti che delle macchine. Siamo estremamente competitivi e possiamo giocare alla pari anche in scenari competitivi come gli Usa. Stiamo sviluppando programmi di automazione con intelligenza artificiale. Il che non significa che vogliamo tagliare posti di lavoro, ma assumere personale sempre più qualificato.
Quali sono i trend dell’industria farmaceutica?
Bisogna prima di tutto garantire cure a tutti, permettere di ottenere vaccini, eparina, anestetici, per ridurre il rischio di morte. L’Africa, al momento, è più indietro rispetto ai Paesi in via di sviluppo, mentre Cina o Brasile crescono a un ritmo vertiginoso.
La vostra è una industry particolarmente energivora?
Decisamente, lavoriamo 24 ore al giorno, sette giorni su sette, facciamo pausa due giorni all’anno e realizziamo 11 miliardi di contenitori.
Avete avuto incrementi di prezzi?
Siamo stati bravi a negoziare perché gli aumenti dei prezzi, che si vedono già da mesi, non devono impattare nella vita del paziente. Nel nostro mondo l’aspetto del pricing è meno significativo che in altre industry, senza che ci fossero impatti sui nostri bilanci.
Quanto è importante la sostenibilità in un’azienda come la vostra?
Moltissimo. Abbiamo una responsabilità precisa, bisognare compiere una serie di azioni per fare di Stevanato Group un’azienda che sia sostenibile. Abbiamo un comitato Esg a riporto del cda, un team dedicato che deve elaborare programmi che devono diventare pietre miliari nella nostra attività.