Economia

Superbonus 110%: modifiche, ritardi e crediti bloccati. Disastro del governo

di Lorenzo Goj

Non solo le pesanti e fastidiose conseguenze economiche per cittadini e imprese, ma anche l'aumento del costo degli sgravi fiscali

Superbonus 110%, il presidente dell'Anaci: "Un disastro, ecco perché"

“Il governo ha fatto un disastro con il Superbonus 110%”. A dirlo ad Affaritaliani.it è Francesco Burrelli, presidente della Anaci (Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari), il quale, interpellato dalla nostra testata, con una breve ma consistente panoramica, ha fatto il punto delle criticità dell’agevolazione edilizia più discussa della storia del nostro Paese dopo l'annuncio del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti sull'obbligo di spalmare i crediti del Superbonus in dieci anni.

Come sono sorti i problemi relativi alla misura?

Al 30 marzo 2024, gli articoli 121 e 119 del decreto 34/2020 (il quale ha istituito, appunto, il Superbonus) sono stati modificati rispettivamente 14 e 21 volte. Non solo, tutti gli altri bonus, in generale, li hanno modificati 283 volte.

E questo che cos’ha comportato?

Disastri su disastri. Chi ha iniziato un procedimento (amministratori, professionisti, aziende e condòmini) e aveva in progetto di fare lavori nel condominio, si è quasi certamente ritrovato con regole totalmente diverse. Per esempio, con l'ultimo aggiornamento di dicembre, molti di quelli che avevano pensato di iniziare dei lavori perché credevano sarebbe rimasta la cessione del credito al 70% e lo sconto in fattura, con il decreto superbonus del 29 marzo si sono messi l'anima in pace.

Se vogliono che i cittadini abbiano fiducia nelle istituzioni, sarebbe bene dare dei tempi e delle regole certe. Fino a che la gara non è finita, dunque, non si dovrebbe cambiare nulla, al contrario di ciò che è stato fatto. 

Qual è la situazione, oggi, in Italia?

Naturalmente ci sono diverse casistiche. Partiamo dai più fortunati, ovvero coloro che hanno beneficiato del bonus iniziale e sono riusciti a portare a termine tutte le operazioni entro il 31 dicembre 2023. Per questi, nei casi peggiori, ci si limita a valutare se e in che misura le aziende coinvolte non sono riuscite a completare determinati dettagli o qualche piccola operazione ancora in sospeso... Ma se lavori sono stati effettivamente conclusi, ci si congeda con un ringraziamento.

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Poi ci sono coloro che, entro quella data, non hanno fatto in tempo a completare i lavori e sono fermi, per dire, al 70% dell'opera. Ecco, questi si sono ritrovati a fare i conti con i costi dei lavori restanti. Per esempio, mettiamo caso che un condominio con 20 unità immobiliari abbia fatto un investimento di un milione di euro. Questo, significa che resterebbero da pagare ancora 300 mila euro e a loro volta, divisi per i 20 condòmini, si tradurrebbero in 15 mila euro da pagare ciascuno. Una cifra che, oggettivamente, rappresenta una spesa elevata per tanti cittadini.

Passare dal “tutto gratuito” all'arrivare da un momento all’altro al primo gennaio e dover pagare 15 mila euro a testa non ha certo reso felici né i condomini, né l'amministratore, né le altre figure professionali coinvolte.

Proseguendo, anche a coloro che hanno montato i ponteggi solo a inizio dicembre, pensando di poter completare tutto entro la fatidica data di scadenza senza però riuscirci non è andata nel migliore dei modi. Ebbene, questi, forse perché avevano intravisto la possibilità che il ministro Giorgetti potesse cambiare una serie di cose e non sono riusciti a partire con i lavori, vuoi per ritardi o altre sfortune, con le ultime modifiche si sono ritrovati a gennaio con i ponteggi pronti, ma senza alcun lavoro in corso e dunque anche senza documenti da mostrare per ottenere la detrazione fiscale. 

Infine, c'è un'altra grande categoria di persone: coloro che sono rimasti incagliati. Tra chi non è riuscito a terminare i lavori perché mancavano i soldi con l'impresa che non vuole smontare i ponteggi e chi ha lasciato i lavori a metà con i ponteggi ancora montati, purtroppo i casi non sono pochi. Ci sono poi diversi professionisti che hanno svolto le progettazioni dei lavori per il Superbonus 110% che, non pagati dal general contractor spesso chiedono il conto proprio ai condòmini.

Una situazione critica, questa, per i cittadini e per le imprese. Senza considerare, poi, l’aumento dei costi degli sgravi fiscali…

Gli sgravi fiscali stanno aumentando di costo per un motivo molto semplice. Chi si tiene quel bonus, col fatto che non c'è più la circolazione del credito, ha più difficoltà a commerciarlo. E dunque deve tenerlo per forza in pancia.