Svimez, il Sud riparte grazie all'agricoltura: occupazione giovanile +12,9%
Il rapporto Ismea-Svimez sull'agricoltura del Mezzogiorno
Per la prima volta il Mezzogiorno cresce più del resto del Paese: il Pil del Sud registra una crescita dello 0,8%, contro lo 0,5% del Centro-Nord. Si tratta di decimali, ma il dato è estremamente significativo, perché inverte una tendenza consolidata.
Protagonista della ripresa dell’economia meridionale è l’agricoltura: la sua crescita (+7,3%) è maggiore di quella del Centro-Nord (+1,6%) e, nell’area, migliore di quella dell’industria (-0,3%) e dei servizi (+0,8%). Lo rilevano Ismea e Svimez con il Rapporto sull’agricoltura del Mezzogiorno che mette in chiaro sia i principali numeri della ripresa, sia le carenze che ancora sussistono in quest’area del Paese.
La ripartenza della produzione agricola.
Nel 2015 il valore aggiunto agricolo in Italia ha superato i 33 miliardi, con un incremento in termini reali del 7,3% contro l’1,6% del Centro Nord. Le regioni meridionali che hanno avuto gli andamenti migliori sono risultate Calabria, grazie soprattutto all’olio d’oliva, e Campania, con aumenti del valore della produzione superiori al 40%.
La forte spinta dell’export.
Nel 2015 l’Italia ha esportato prodotti della terra per 36,8 miliardi (+7,3%). I prodotti agricoli meridionali sono cresciuti del 15,5% rispetto al +9,6% del Centro Nord, quelli alimentari invece del 7,6% contro + 6,3% del resto del Paese.
Investimenti, produttività e occupazione.
Il valore degli investimenti fissi lordi in agricoltura al Sud si è attestato nel 2015 su 2 miliardi e 217 milioni (+9,6% rispetto al 2014) contribuendo alla maggiore occupazione agricola (18mila addetti); un incremento che ha riguardato sia i lavoratori dipendenti che autonomi. Un andamento che ha continuato a crescere anche nel 2016 (+5,8% nel primo trimestre, +6,5% nel secondo) con un aumento che riguarda soprattutto i giovani under 35 (+9,1%), confermando il ruolo di primo piano nella creazione di nuova occupazione giovanile nel settore primario. Un’ulteriore conferma viene, secondo l’indagine, dagli studi universitari: nell’anno accademico 2015/2016 gli immatricolati in agraria hanno raggiunto un incremento del 20% maggiore rispetto a dieci anni prima. Anche il peso dell’imprenditorialità giovanile agricola è in forte crescita: sono circa 20 mila le neo-imprese con un saldo positivo al Sud. Il maggior contributo viene dalla Basilicata, dalla Calabria e dal Molise, seguite a ruota da Campania, Sicilia e Sardegna. Nonostante però questi andamenti incoraggianti, l’inerzia degli squilibri del passato li rende comunque insufficienti ad assicurare un adeguato ricambio generazionale. Si tratta di un fenomeno preoccupante, a cui si sta tentando di rispondere con misure dedicate al primo insediamento e con politiche di sostegno e detassazione dell’imprenditoria giovanile. L’attrazione che l’agricoltura esercita nelle giovani generazioni è l’elemento da cui partire per rafforzare un quadro che fa ben sperare sul versante occupazionale. Anche la diversificazione del settore si sta sviluppando sempre più: crescono le attività legate alle energie rinnovabili, agriturismo e sistemazione di parchi e giardini che al Sud valgono 958 milioni e concorrono per il 5% al valore aggiunto del settore primario. In questi ambiti, però, il Mezzogiorno è ancora indietro rispetto al Centro Nord: emblematico il caso degli agriturismi, che nelle aree meridionali sono meno del 20% del totale nazionale.