Economia

Lo Stato fa accordi con le aziende del tabacco. Ma allora perché i divieti?

L'opinione di Ezio Pozzati

Che l'economia si basi su tutti i settori produttivi è una realtà, produce reddito e posti di lavoro, ma anche accise: le contraddizioni dello Stato

Che l'economia si basi su tutti i settori produttivi è una realtà, produce reddito e posti di lavoro, ma anche accise. Solo per le sigarette: a differenza degli altri tabacchi lavorati, l’accisa corrisponde alla somma tra una componente fissa e una proporzionale al prezzo di vendita al pubblico; la componente proporzionale è calcolata a partire da un’aliquota di base fissata al 49,50%, mentre quella specifica fissa per unità di prodotto, determinata per l’anno 2023, è pari a Euro 28,00 per 1.000 sigarette.

Tutte le categorie sono assoggettate all’IVA nella misura del 22% del prezzo di vendita al pubblico al netto dell'IVA stessa e all’accisa che varia in relazione alla categoria. Per le sigarette è, altresì, fissato un onere fiscale minimo (IVA + Accisa) - pari per l’anno 2023 a Euro 199,72 per chilogrammo convenzionale/1000 sigarette. L’aggio spettante al rivenditore al dettaglio (tabaccaio), è pari al 10% del prezzo di vendita al pubblico.

Il compenso del produttore, su cui gravano anche le spese di distribuzione, è dato dalla differenza fra il prezzo di vendita al pubblico e gli importi risultanti da accisa, IVA e aggio), composizione del prezzo - Agenzia delle dogane e dei Monopoli (adm.gov.it). Non vi sembra che tutto ciò diventi contraddittorio? O, forse è in contrasto con le leggi che uno Stato emana? Poi si è insinuato in me il tarlo che il tabacco lavorato in Italia venga venduto a paesi terzi… Ergo dov'è il problema?