Economia
TFR nel fondo pensione, perché con il coronavirus conviene ancor di più
di Francesca Persiani e Marina Piculin - Insurance Advisor Propensione.it
Lo tsunami pandemico che sta sconvolgendo il mondo del lavoro si abbatte anche sul TFR e spinge i lavoratori dipendenti a proteggere maggiormente la cosiddetta liquidazione finale investendola in un fondo pensione, unica via di investimento alternativa al lasciarlo in azienda. Si tratta, inoltre, di uno strumento, finalizzato alla pensione, che come tale compensa le normali oscillazioni al ribasso di breve termine, dando valore nel lungo periodo ai risparmi nonostante i momenti di crisi ovvero di volatilità come quello cui stiamo assistendo in queste settimane.
Come riportato dalla Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP), che annualmente con apposita relazione fotografa la situazione del mercato, i rendimenti registrati dai fondi pensione sono positivi in tutte le linee di investimento, nonché superiori alla rivalutazione ordinaria del TFR lasciato in azienda.
Fonte Covip
Sono tanti i lavoratori che in queste settimane di fermo totale stanno approfittando per consultare in rete gli specialisti sul versare il TFR nel fondo pensione piuttosto che lasciarlo in azienda. Opzione – è bene ricordarlo – che può essere esercitata in ogni momento della vita lavorativa, in assoluta libertà. È bene, allora, fare un po’ di chiarezza, cominciando dai benefici fiscali.
La tassazione applicata al momento della liquidazione in azienda è pari all’aliquota media IRPEF degli ultimi 5 anni di lavoro. Nel fondo pensione, invece, è agevolata visto che alla pensione integrativa è applicata un’aliquota massima del 15%, che scende fino al 9% a partire dal quindicesimo anno di partecipazione alla previdenza complementare, con sconti annuali di 0,30 punti percentuali fino ad arrivare a 6 punti complessivi. Un risparmio notevole che permetterà al lavoratore di non vedersi eroso il TFR a causa della tassazione applicata in fase di erogazione da parte dell’azienda.
Seppur importante, il vantaggio fiscale non è l’unico beneficio che dovrebbe spingere verso la pensione integrativa. Proprio perché viviamo in tempi incerti, la flessibilità è l’elemento che deve caratterizzare ogni nostra scelta per avere maggiore libertà di manovra. Tuttavia, la possibilità di attingere prima del tempo al proprio TFR è più limitata se questo si trova in azienda, dove può essere richiesto per percentuali inferiori e con maggiori restrizioni rispetto alla previdenza complementare. Vediamo quali: la somma richiesta non può superare il 70%, e sempre dopo 8 anni di servizio, e viene erogata solo per spese sanitarie, acquisto della prima casa e spese specifiche per la formazione o il congedo parentale del lavoratore. L’accantonamento nel fondo pensione, invece, amplia la flessibilità potendo ottenere fino al 75% del capitale accumulato e in qualsiasi momento per spese sanitarie; fino al 75% del capitale accumulato, dopo 8 anni di iscrizione, non solo per l’acquisto ma anche per la ristrutturazione della prima casa per sé, il coniuge e i figli; fino al 30% del capitale accumulato, dopo 8 anni di iscrizione per qualunque esigenza senza necessità di giustificare tale richiesta. Inoltre, la domanda di anticipazione al fondo pensione può essere reiterata anche più di una volta nel corso del tempo, mentre in azienda è possibile farlo solo una volta.
Inoltre, il cambiamento del mondo del lavoro registrato negli ultimi anni ha quasi cancellato il posto fisso, dando luogo a numerosi cambi di società e, di conseguenza, di datori di lavoro. Ogni volta, quindi, il TFR viene liquidato e tassato, finendo frammentato e, ancora peggio, disperso lungo l’intera carriera del dipendente col rischio ulteriore di spenderlo e quindi non ritrovarsi più con una “buonuscita” dal lavoro.
Nel fondo pensione il risparmio è decisamente più efficiente, perché viene accumulato in un unico strumento, anche a fronte dei diversi datori di lavoro presso cui l’aderente è di volta in volta impiegato. Inoltre, nel fondo pensione i rendimenti sono tendenzialmente maggiori rispetto alla rivalutazione ordinaria del TFR lasciato in azienda. Non è tutto, nel fondo pensione il risparmiatore gode delle stesse tutele sul proprio TFR in quanto dal punto di vista del datore di lavoro in caso di insolvenza ci sono tutti gli strumenti previsti dalla legge e quanto già versato al fondo è al sicuro nel fondo; mentre, dal punto di vista del gestore, il TFR versato al fondo non può essere toccato in quanto rappresenta per legge un patrimonio autonomo e separato da quello del gestore e non può quindi essere coinvolto in eventuali procedure concorsuali dello stesso
Al momento del pensionamento, quindi, quanto accantonato come TFR nel fondo pensione è potenzialmente un accumulo di versamenti dell’intera carriera lavorativa, viene tassato meno e, secondo i trend degli ultimi anni, è accresciuto di più grazie alle performance conseguite con gli investimenti.