Economia
TikTok, Oracle vince su Microsoft. Sarà partnership. Le incognite sul deal
L’app cinese cede solo la gestione dati al gruppo californiano fondato da Larry Ellison
Ora la palla torna in mano a Donald Trump, anche se sullo sfondo restano i via libera al deal che devono arrivare pure da Pechino. Dopo le indiscrezioni del Wall Street Journal è arrivata la conferma da parte del segretario al Tesoro statunitense, Steven Mnuchin in un'intervista a Cnbc: Oracle ha battuto Microsoft e ha vinto la corsa per l’acquisto dalla controllante cinese ByteDance delle attività statunitensi di TitTok, la piattaforma di condivisione video da due miliardi di download di recente finita nel mirino dei governi di svariati Paesi occidentali in scia ad accuse di spionaggio, violazione della privacy degli utenti e legami poco trasparenti con Pechino. A cominciare dagli Usa (Paese dove ha circa 100 milioni di utenti mensili attivi) di Trump, il primo a lanciare nei confronti dell’app del Dragone l'accusa di spionaggio a vantaggio del governo cinese.
Il presidente americano Donald Trump
Secondo il numero uno del Tesoro americano, il colosso software fondato da Larry Ellison, in base a quanto scelto da ByteDance nel fine settimana (che ha rifiutato invece il colosso di Redmond) sarà "partner tecnologico di fiducia" di TikTok per creare una società con sede negli Stati Uniti e 20.000 nuovi posti di lavoro.
Secondo la proposta, sembra pertanto che nè Oracle nè chiunque altro, acquisirà le attività statunitensi di TikTok.
La commissione per gli investimenti esteri (Committee on Foreign Investment in the United States, Cfius) valuterà ora la proposta nel corso della settimana e presenterà una raccomandazione (l’intesa deve garantire che non ci saranno rischi per la sicurezza nazionale) al presidente statunitense che lo scorso 6 agosto, aveva stabilito una deadline di 45 giorni (quindi entro il 20 settembre) pena il divieto di operare negli Stati Uniti per “dismettere tutte le operazioni e le attività statunitensi di TikTok” in favore di un gruppo a stelle e strisce.
In corsa, dopo i fondi di private equity Usa Sequoia e General Atlantic, con cui Oracle aveva intavolato discussioni preliminari, c’era anche la cordata composta dal gigante dell’informatica Microsoft e Walmart per un’offerta di 20-30 miliardi di dollari.
Restano ancora da capire i dettagli del deal, ma si prevede che comporterà il trasferimento dei dati degli utenti americani dell'app all'infrastruttura di cloud computing di Oracle, mantenendoli soltanto negli Stati Uniti. Oracle dovrebbe essere la responsabile della salvaguardia dei dati degli utenti americani creando un muro chiaro e distinto da ByteDance, inizialmente scettica ma poi spinta all'intesa - è il parere di alcuni analisti - dal rallentamento della crescita cinese.
Il presidente di Oracle Larry Ellison
Per il gruppo con sede a Santa Clara nel Golden State, che sarà dunque responsabile della salvaguardia dei dati degli utenti americani creando un muro chiaro e distinto da ByteDance, inizialmente scettica ma poi spinta all'intesa - è il parere di alcuni analisti - dal rallentamento della crescita cinese, l'operazione rappresenterebbe un successo: Oracle infatti ha cercato di mettersi al passo con i principali fornitori di servizi di cloud computing come Amazon, Microsoft e Alphabet e ora si unirà ad alcuni investitori statunitensi di ByteDance, mentre secondo alcune fonti vicine al dossier è possibile che Walmart, che aveva lavorato con Microsoft, decida di unirsi alla società fondata da Ellison.
All'orizzonte, restano alcuni punti interrogativi sull'efficacia del deal visto che sul dossier era sceso in campo lo stesso governo del Dragone, alle prese con una nuova escalation di tensioni commerciali con gli Usa. Forte di una legge di fresca approvazione che prevede la possibilità di cedere tecnologia nazionale basata su intelligenza artificiale ad aziende di altri Paesi solo in presenza del nulla osta da parte delle autorità nazionali, l'esecutivo cinese potrebbe infatti bloccare tutto.
Secondo gli analisti, le mosse di Pechino mirano a prendere tempo fino alle Presidenziali di novembre, scommettendo sul fatto che alla Casa Bianca arrivi il Dem Joe Biden, considerato più incline alla diplomazia. "La caccia a TikTok negli Usa è un tipico esempio di estorsione di governo. Ci opponiamo al bullismo economico degli Stati Uniti", ha tuonato il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin. A complicare ulteriormente la partita è anche il passo indietro dell'ambasciatore americano in Cina, Terry Branstad, che ha rassegnato le sue dimissioni.
Infine, un disco rosso potrebbe arrivare anche dallo stesso Trump, non contento del fatto che la vendita della controllata Usa non c'è stata. A giocare a favore di Oracle c'è il fatto che Ellison, presidente del gruppo a stelle e strisce, è uno dei pochi nella Silicon Valley che sostiene Trump e che l'amministratore delegato della società, Safra Catz, faceva parte della squadra per la transizione alla Casa Bianca del presidente nel 2016.
Ma il tycoon newyorkese, al quale spetta l'ultima parola, è impegnato in un duro scontro con la Cina e qualsiasi cedimento potrebbe essere visto come una debolezza. Segnale, quest'ultimo, che il presidente non vuole assolutamente inviare nel mezzo della campagna elettorale e dopo mesi trascorsi ad accusare la Cina di essere responsabile per la pandemia.
@andreadeugeni