Economia

Tim crolla in Borsa dopo la nuova offerta per Sparkle: ecco perchè

Ecco perchè Tim scivola pesantemente in Borsa - in una giornata, va detto, in cui Piazza Affari arranca dopo le brutte notizie della Fed - dopo aver ricevuto l'offerta di Retelit e Mef per Sparkle

di Marco Scotti

Tim scivola in Borsa, manca l'accordo sulle modalità di pagamento 

Ma perché Tim scivola pesantemente in Borsa - in una giornata, va detto, in cui Piazza Affari arranca dopo le brutte notizie della Fed - dopo aver ricevuto l'offerta di Retelit e Mef per Sparkle? Intanto, perché l'impressione è quella che si stia facendo un po' di melina: come Affaritaliani.it aveva già rivelato, la cifra di 700 milioni era quella "giusta", ma sembra che non ci fosse accordo sulle modalità di pagamento. Pochi, maledetti e subito chiedeva l'ex-Sip, mentre i compratori proponevano una dilazione inaccettabile per un deal di questo tipo.

Eppure, con la cessione di Sparkle entrerebbe nuova liquidità nelle casse dell'azienda guidata da Pietro Labriola. Che riduce ulteriormente il suo perimetro, ma prova a concentrarsi sulla parte enterprise. Perché per il resto il mondo della telefonia resta un bagno di sangue, con margini bassi (per non dire negativi) e un affollamento costante e continuo. Ma c'è anche un altro motivo per cui Tim, che pure nell'ultimo mese ha guadagnato quasi il 7%, sprofonda in Borsa: ed è il fatto che le interlocuzioni con Cvc, Bain e altri possibili fondi ci sono e vanno fatte risalire a un paio di mesi fa. Ma non si capisce se alla fine porteranno a qualcosa o se, invece, si limiteranno a essere delle chiacchiere di prammatica.

Vivendi vuole uscire dall'Italia, questo è piuttosto chiaro. Ma certamente non vorrà svendere una partecipazione costata quasi 4 miliardi. Quanto varrebbe oggi il 24% dei francesi? Meno di 1,4 miliardi, assai lontano non solo dalla cifra corrisposta negli anni, ma anche da quell'obiettivo vicino ai 2 miliardi che - riferiscono i bene informati ad Affari - farebbero chiudere rapidamente la trattativa. Infine, una chiosa ancora sui conti di Tim.

E' vero che c'è una sentenza che dice che deve essere rimborsata di circa un miliardo dallo stato italiano. Ma si sa come vanno queste cose: i tempi saranno lunghissimi. Anche perché il governo ha fatto ricorso per una vicenda che risale addirittura al 1998 e quindi - a voler essere ottimisti - non ci saranno ulteriori pronunciamenti prima di qualche mese. Dunque per il ceo Labriola si preannunciano ancora momenti complessi, seppur la liberazione dal fardello del debito - orrenda eredità dell'opa più sgangherata che il mondo capitalistico ricordi - rappresenta indubbiamente la migliore notizia per gli azionisti.

Certo, siamo ancora lontanissimi dai target price fissati anche di recente dagli analisti, che parlano di un valore del titolo che dovrebbe oscillare tra i 0,32 secondo Barclays e gli 0,42 euro per azione per Equita. Si vedrà, intanto le azioni in un anno hanno perso quasi il 10% e per ritrovare una valutazione superiore a 0,30 euro per azione bisogna riportare le lancette indietro di un anno, quando si cercava di vendere la rete.

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