Economia

Tim, l'ultima possibilità si chiama take private: ecco che cos'è

di Marco Scotti

Il rischio stallo tra Tim, Kkr, Cdp, il governo, Macquarie è sempre più elevato. Da qui l'idea di un'opa su Tim e della vendita della rete allo Stato

Perché a novembre del 2021 Kkr ha offerto 0,505 euro per azione di Tim spiegando nel suo piano quale fosse la valutazione della rete, cui veniva attribuito un prezzo, pare, di 25 miliardi. È vero che ora ci sono tassi differenti e quindi finanziarsi è più caro, ma non si può certo scendere a 18 miliardi. È ipotizzabile che si arrivi a 22-23 miliardi? Possibile. Ma certo si sarebbe ancora molto lontani dalla valutazione fatta in primis da Vivendi. E se si scendesse ulteriormente i consiglieri rischierebbero un'azione di responsabilità, perché in molti chiederebbero: "Come mai avete rifiutato un'offerta da 25 e ora ne accettate una inferiore?". Ricordiamo oltretutto che nel board di Tim siede anche Giovanni Giorno Tempini, che è il presidente di Cdp.

Dunque si torna all'inizio: il take private. L'opzione sarebbe quella di un'opa, con il delisting dell'azienda e la cessione della rete allo stato in cambio di una cifra da definire. Magari non 31 miliardi ma certo neanche 18. A quel punto però si rischierebbe che lo stato esercitasse la Golden power. Ma qui si sale di un gradino ancora: davvero l'Italia potrebbe mettersi a fare la guerra a una società francese mentre ci si sta battendo per rivedere il patto di stabilità? Parigi è al fianco di Roma contro i Paesi più "oltranzisti", ma è difficile pensare che non ci sarebbero ripercussioni. 

Tim è finita, per restare in Francia, in un cul de sac. O si trova rapidamente una soluzione o si rischia che l'azienda continui a navigare a vista mentre, magari, inizierà la triste trafila delle carte bollate. Per il Paese, per un'azienda che è stata un centro d'innovazione mondiale, per chi ci lavora con passione sarebbe davvero un peccato. Serrare le fila e trovare una soluzione. Altra strada non c'è.