Economia

Tim verso lo spacchettamento, Cvc in trattativa per la quota di Vivendi. E a perderci sono i piccoli azionisti

La cessione della quota del 23,7% di Vivendi porterebbe, con grande probabilità, a uno spacchettamento della società. Una beffa per i piccoli azionisti della telco

di Maddalena Camera

Tim verso lo spacchettamento, beffa per i piccoli azionisti

Il possibile riassetto azionario di Tim, con il fondo Cvc che indiscrezioni di Bloomberg danno sulla rampa di lancio per acquisire la quota in mano ai francesi di Vivendi, 23,7%, porterebbe probabilmente a uno spacchettamento degli asset ricalcando l'operazione che Kkr aveva proposto all'ora ad Luigi Gubitosi nell'ormai lontano 2021.

Il prezzo offerto per la Tim di Gubitosi era di 0,505 euro ad azione che valorizzava la società verso un valore di capitalizzazione di 12 miliardi di euro (il doppio di quello attuale). Quello sarebbe stato, oggettivamente, un buon colpo per i piccoli azionisti che avevano visto solo cali del titolo, l'azzeramento dei dividendi (anche per le risparmio) e molti passaggi di proprietà (dalla cordata di Colaninno, a Tronchetti Provera per proseguire con Telefonica e infine Vivendi) che avevano ben remunerato solo i possessori del cosiddetto nocciolo duro ma non dato mai nulla a chi deteneva il titolo in Borsa. In compenso il titolo calava con il debito (arrivato a 26 miliardi e forse oltre) in costante crescita mentre i ricavi si assottigliavano a causa dell'elevata concorrenza nella telefonia mobile e anche in quella fissa.

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Telecom, ossia Tim, aveva però un asset strategico, la rete fissa, venduta a luglio (quando il debito era diventato insostenibile) a Kkr e allo stato italiano a caro prezzo, circa 18 miliardi ma anche in questo caso i piccoli azionisti non hanno visto niente. Telecom possiede ancora asset rilevanti, soprattutto Tim Brasil che vale circa 7 miliardi di euro. 

La quota di Vivendi è inferiore alla soglia che farebbe scattare l’obbligo di Opa ma la rilevanza strategica di alcuni asset, come la rete 5G, Telsy e i data center, richiederebbe un confronto con il Governo. “Tuttavia, l’allineamento con Cdp (secondo azionista in Tim con circa il 10%) potrebbe facilitare- secondo gli analisti di Intermonte- soprattutto se Cvc o Bain non saranno percepiti come attori ostili.

Inoltre Cvc mantiene solidi rapporti con Cdp, consolidati attraverso la loro partecipazione congiunta in MaticMind (70% Cvc, 30% Cdp Equity), elemento che potrebbe favorire un allineamento strategico nell’operazione”.  

Da sottolineare che per gli analisti "l'uscita di Vivendi potrebbe sbloccare finalmente iniziative chiave di valorizzazione, come la conversione o il buyback delle azioni di risparmio, oltre allo spin-off o alla monetizzazione di asset non core. Un nuovo azionista stabile e strategico migliorerebbe inoltre la governance, eliminando le frizioni storiche che hanno pesato sulla valutazione del titolo". Certo Vivendi non sarà certamente intenzionata a svendere.

La sua quota vale sul mercato circa 1 miliardo ma l'acquisizione della stessa è costata circa 4 miliardi, dato che le azioni erano state poste a bilancio, e più volte svalutate, a circa 1,14 euro ossia oltre 4 volte il valore attuale. E dunque i francesi potrebbero spuntare molto di più per la loro quota, ancora una volta a discapito dei piccoli azionisti.

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