Economia
Ucraina, ecco perchè la Nato non ha ancora staccato la Russia da Swift
L'ipocrisia di Italia, Germania e Usa nel condannare l'invasione, senza ricorrere però al vero deterrente alle mosse russe e che avrebbe un impatto su Mosca
L'interscambio di gas fra la Russia e la Germania e l'Italia e le black list americane
L'assalto della Russia contro l'Ucraina ha innescato un'ondata di richieste, rivolte da Kiev, agli alleati occidentali di isolare completamente la Russia dal sistema finanziario globale, ma la paura di danni collaterali sta limitando le mosse in questo senso per ora anche se non sono mancate dure sanzioni da Usa, Regno Unito e Unione europea. Lo Swift, la “bomba nucleare dei mercati finanziari internazionali” della Nato non è stata sganciata sulla Russia, uno dei motivi che hanno sostenuto gli acquisti degli investitori ieri a Wall Street nel giorno dell’invasione militare russa dell’Ucraina e oggi alle Borse europee, Mosca compresa mentre l’esercito di Vladimir Putin bombarda la capitale Kiev.
L’ipotesi di bloccare l’accesso russo al sistema di transazioni interbancarie Swift per ora è rimasta lettera morta. Il problema è che la misura penalizzerebbe gli stessi Paesi europei, in particolare quelli dipendenti dal gas russo, perché verrebbero minate direttamente le compravendite energetiche. Tant’è che Germania e Italia nel Consiglio europeo straordinario di ieri sera erano contrarie, posizioni a cui si è unita quella del presidente americano Joe Biden, perché l'eventuale violazione dello Swift da parte di aziende, istituzioni ed enti significherebbe anche l'inserimento nelle black list del Dipartimento del Tesoro statunitense con la conseguente impossibilità di effettuare transazioni in dollari o lavorare sul mercato a stelle e strisce.
"Le sanzioni che abbiamo approvato, e quelle che potremmo approvare in futuro, ci impongono di considerare con grande attenzione l'impatto sulla nostra economia", ha spiegato il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, durante l'informativa urgente alla Camera di questa mattina sul conflitto tra Russia e Ucraina, sottolineando come "la maggiore preoccupazione riguarda il settore energetico, che è già stato colpito dai rincari di questi mesi: circa il 45% del gas che importiamo proviene infatti dalla Russia, in aumento dal 27% di dieci anni fa". Come dire: staccarsi ora da Mosca innescherebbe interruzioni delle forniture e ricnari che non possiamo permetterci.
Così, mentre l'esercito russo penetra nei sobborghi della capitale ucraina e il presidente di Kiev Volodymyr Zelensky chiede su Twitter che “le sanzioni devono essere ulteriormente rafforzate”, lamentando di esser stato lasciato da solo a difendere il proprio Stato mentre il mondo continua a osservare da lontano cosa succede in Ucraina, il quadro sta creando imbarazzo fra gli alleati Nato nel G7 e fra gli stessi Paesi europei.
Il primo ministro britannico, Boris Johnson, in una riunione virtuale dei leader del G7 ha sostenuto l'idea di escludere la Russia dal sistema di pagamento che collega le banche mondiali, unendosi a un coro di altri alti funzionari, tra cui quelli dell'Ucraina, ai ministri degli Esteri di Estonia, Lettonia e Lituania e ai legislatori statunitensi.
E il ministro britannico della Difesa, Ben Wallace ha rimarcato oggi alla Bbc che il governo di Londra "lavora h 24" per cercare di ottenere l'espulsione della Russia dal cruciale sistema Swift, confermando la posizione netta già espressa ieri al riguardo in Parlamento da Johnson, e sposata oggi pure dal leader dell'opposizione laburista, Keir Starmer.
(Segue...)