Economia
UniCredit, si chiude un'epoca. Palenzona lascia vicepresidenza (resta in Cda)
Cosa nasconde il passo indietro preventivo del banchiere alessandrino?
Fabrizio Palenzona lascia la carica di vicepresidente in UniCredit. Si chiude così un'epoca nella banca di Piazza Gae Aulenti. Quella del comando delle fondazioni attraverso le quali la politica locale riusciva a mettere piede nella governance del gruppo più internazionale fra gli istituti di credito italiani. Almeno sulla carta, se si guarda a colpo d'occhio il cambio di cui l'unica Sifi (istituto di credito con rilevanza sistemica) italiana si è voluta dotare e che Palenzona dice di aver voluto accelerare con la decisione odierna.
Già, perché il banchiere alessandrino, con passato da imprenditore dell'autotrasporto e tessera politica margheritina, nonchè manager di riferimento dei Benetton (è stato presidente di Adr), resterà consigliere di amministrazione fino al 2018. La scadenza naturale del board che per certi versi mantiene ancora un sapore di cencelliana memoria e il cui dimagrimento, secondo le best practice, avverrà solo con l'approvazione del bilancio da parte dei soci fra oltre un anno.
"Il consigliere Palenzona ha assunto questa decisione - ha comunicato al mercato una nota di UniCredit - allo scopo di agevolare le iniziative di revisione della governance programmate per il 2018 ed annunciate da UniCredit nel corso della presentazione del piano strategico il 13 dicembre 2016".
"Tali iniziative - prosegue il comunicato - si basano sulle analisi svolte nel 2016 dal Comitato Corporate Governance, Nomination and Sustainability di UniCredit e includono anche la raccomandazione di una riduzione del numero di vicepresidenti dagli attuali tre ad uno". Cosa nasconde il passo indietro preventivo di Palenzona, si chiedono in molti nella City milanese dopo che la banca lo ha comunicato alla comunità finanziaria mentre a Piazza Affari stava suonando la campanella di fine seduta?
Chi segue da vicino le sorti della banca guidata da Jean Pierre Mustier spiega che si tratta di un segnale lanciato al mercato e ai soci che hanno sottoscritto interamente l'aumento di capitale monstre da 13 miliardi di euro che il gruppo ha appena portato a compimento con successo. La più grande ricapitalizzazione mai vista a Piazza Affari, al termine della quale il fronte delle fondazioni azioniste si è diluito non avendo sottoscritto il pro-quota. C'è di più.
Pare inoltre che il blocco degli enti azionisti di UniCredit non sia più coeso come una volta, con CariVerona molto più interessata all'investimento "più territoriale" in BancoBpm e che la richiesta del presidente Alessandro Mazzucco di discontinuità della governance post-aumento di capitale sia stata anche una frecciatina verso il plenipotenziario banchiere piemontese nel board del gruppo dal lontano 2006 (presidenza Rampl, ancora nell'epoca Profumo) come espressione della Fondazione CariTorino.
Di Palenzona si ricorderanno i rapporti non serenissimi con l'ex amministratore delegato Alessandro Profumo e il caso Bulgarella che per qualche seduta ha terremotato anche il titolo in Borsa.