Economia

Usa, licenziamenti senza pietà e guerra ai sindacati. Musk si prepara a portare il suo modus operandi anche al governo. E parte la fuga di massa da X

di Rosa Nasti

Il giorno dopo le elezioni americane, il 6 novembre, oltre 115mila persone negli Stati Uniti hanno cancellato il proprio account su X

Tutti fuggono da X: cosa succederebbe se il "metodo Musk" venisse introdotto anche nella Casa Bianca?

La fuga da X, l'ex Twitter, è esplosa in pieno stile Elon Musk: celebrità, testate internazionali e migliaia di utenti stanno abbandonando la piattaforma, in quella che sembra una protesta di massa senza precedenti. Dopo che volti noti dello spettacolo italiano come Piero Pelù ed Elio e le Storie Tese hanno deciso di chiudere il proprio account, anche Sandro Ruotolo, europarlamentare e componente della segreteria del Pd, si è unito al coro di voci che accusano Musk di aver trasformato X in una fogna mediatica.

Ma l’esodo non si ferma qui. Ad alimentare il terremoto arriva The Guardian: anche il quotidiano britannico ha chiuso la porta in faccia a X, accusando Musk di aver ridotto la piattaforma a un teatro di teorie del complotto e odio razziale. “X è tossico,” afferma la testata in una dichiarazione al vetriolo, puntando il dito contro l’ingerenza di Musk nel dibattito politico, "X è diventato un social media tossico, e il suo proprietario usa la piattaforma per indirizzare la politica a suo piacimento.” Elon Musk, prevedibilmente, non è rimasto in silenzio e ha definito il quotidiano “una vile macchina di propaganda irrilevante.” 

Ma se The Guardian ha voltato le spalle a X, sembra che anche una parte crescente di utenti lo stia già seguendo. Anzi, su X pare essere nato un vero e proprio movimento anti-Musk. Similarweb, società di analisi, ha monitorato un'ondata senza precedenti di disattivazioni: solo il giorno dopo le elezioni americane, il 6 novembre, oltre 115mila persone negli Stati Uniti hanno cancellato il proprio account segnando un record storico dalla gestione Musk. 

Questa fuga di massa da X è forse un riflesso del sentiment dell'opinione pubblica verso Musk, specialmente alla luce del nuovo incarico conferitogli dal presidente americano Donald Trump? Il miliardario è stato nominato a capo del Dipartimento per l’Efficienza Governativa (Doge), una struttura inedita creata per snellire la burocrazia statale. Insieme a Vivek Ramaswamy, imprenditore noto per le sue posizioni ultraconservatrici, Musk guiderà l'unità governativa con il compito di tagliare i costi pubblici.

La promessa è di fare con il governo ciò che ha già fatto a X: licenziare senza pietà e tagliare le spese. D'altra parte la piattaforma ha già perso gran parte dei suoi dipendenti sotto la leadership di Musk che ha ridotto il team a circa un terzo del numero iniziale. I risultati? Una valutazione aziendale crollata: dai 44 miliardi di dollari dell’acquisizione è passata ai circa 10 attuali.

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Nel modus operandi di Musk c'è anche da tenere conto dell'imperterrita guerra che da anni fa ai sindacati: nel 2018 aveva minacciato i lavoratori Tesla di togliere loro le stock option se avessero osato sindacalizzarsi.  Ora, a capo del Doge, non è difficile immaginare che questa filosofia “anti-burocratica” si possa allargare all’amministrazione pubblica, e che il suo mandato possa seguire un copione già visto nelle sue aziende.

Dal suo trono virtuale di X e ora con un piede anche nella macchina governativa, il rischio è che l'idea di “efficienza” di Musk si sviluppi in modo ben più ampio e preoccupante di quanto si possa immaginare. Una cosa è certa: con lui al timone, la nave di Twitter non sarà mai tranquilla, e ora anche quella del governo rischia di diventare un campo di battaglia da cui molti vorranno scappare.