Economia
Visibilia naviga a vista: mezzo flop dell’aumento di capitale e...
AIM Italia/ Visibilia, il vero problema sono i debiti
Non sono tempi facili in borsa per Visibilia Editore, l’ex Pm fondata nel 1999 da Patrizio Maria Surace (morto nel 2012, in gioventù dirigente della Democrazia Cristiana, poi responsabile delle comunicazioni per gruppi come Ilva, Olivetti e Telecom Italia) e quotata sull’Aim Italia fin dal 2010, che nel 2014 fu fatta oggetto di un reverse take over da parte di Visibilia Editore Holding Srl (VEH) perfezionatosi attraverso il conferimento delle testate VilleGiardini, Ciak e PC Professionale, cedute a VEH nel marzo dello stesso anno da Mondadori.
VEH, che fa capo a Daniela Santanché e Paola Ferrari (giornalista e moglie di Marco De Benedetti) ha sottoscritto la scorsa settimana 6.148.155 nuove azioni di Visibilia Editore, nell’ambito di un aumento capitale da un milione di euro, per un controvalore di circa 688.600 euro corrispondente alla sua partecipazione (69% del capitale).
Siccome al termine del periodo d’offerta, il 21 settembre, risultavano esercitati diritti per la sottoscrizione di 6.471.983 azioni Visibilia Editore di nuova emissione, pari al 73% delle azioni complessivamente offerte, per un controvalore complessivo di 724.862 euro, qualcuno ha parlato di “flop” dell’operazione. In realtà essendo Visibilia Editore un titolo con un flottante a dir poco esiguo (appena il 6% del capitale), non si può dire con certezza, visto che oltre alle quote di VEH è stato sottoscritto circa un altro 4% di capitale.
Semmai è probabile che il “grande freddo” da tempo calato tra la Santanché e la Ferrari (socia al 33% di VEH ma anche con una partecipazione diretta del 5,6% in Visibilia Editore) abbia portato quest’ultima a non aderire all’operazione. Da notare peraltro come VEH avesse già anticipato quasi metà dell’importo (300.800 euro) attraverso un versamento infruttifero in conto aumento di capitale effettuato ad agosto e convertito nell’occasione (in poco meno di 2.686.000 azioni).
Nelle casse dell’editore sono dunque arrivati meno di 500 mila euro di mezzi “freschi”, anche se VEH dovrebbe ora sottoscrivere tutto l’inoptato per circa 275 mila euro ulteriori. Il problema, a monte, resta quello dei rapporti con le banche (Popolare di Sondrio, Bpm, Euromobiliare, Deutsche Bank e Creval) nei confronti delle quali Visibilia Editore aveva un debito di 2,7 milioni di euro a fine giugno, di cui 2,4 milioni hanno peraltro scadenze oltre i 12 mesi, coi fornitori, verso cui Visibilia è indebitata per poco più di 2 milioni con scadenza entro fine anno, e col fisco, nei cui confronti esistono debiti per 813 mila euro, sempre con scadenza entro l’anno.
Insomma: se tutto va bene Visibila riceverà come previsto il milione di euro di mezzi freschi, a fronte dell’ulteriore salita di VEH nel capitale, ma deve pagare da qui a poco più di due mesi altri 3,1 milioni di debiti arretrati, salvo riuscire a trovare il modo di allungare ulteriormente i termini o ottenere ulteriori finanziamenti dalla banche.
Il mezzo “flop” dell’aumento sembra dunque solo il sintomo di una situazione che era e resta difficile, nonostante qualche segnale positivo come il miglioramento segnato dall’Ebtida nel primo semestre dell’anno (20.555 euro di risultato positivo contro i 288.487 euro di perdita del primo semestre 2015 e gli oltre 705 mila euro di perdita alla fine dello scorso anno). Non a caso nell’ultima settimana il titolo (che oggi ha chiuso invariato a 9,8 centesimi per azione) ha ceduto sull’Aim Italia il 5,95%, portando al 75% la perdita rispetto a 12 mesi or sono.
Luca Spoldi