Spettacoli
Agorà, Greco: “Talk show? Sempre odiati. Ma Vespa e il primo Santoro…”
"I talk show? Vengo da 12 anni di America e nella tv Usa non esistono". L'intervista al conduttore di Agorà, Gerardo Greco,
“Da dove riparte Agorà? Intanto la nostra è una trasmissione, un giornale. Una fascia quotidiana di due ore che arriva prima di tutto. Alle otto del mattino. Prima che gli italiani si mettano a leggere i giornali: questo è il nostro principale vantaggio. E quindi abbiamo l’ambizione di raccontare l’Italia che è stata il giorno prima e che sarà nelle ore successive. E’ sempre più un news show, un grande motore sull’attualità. Un giornale con opinioni a confronto, con ancoraggio molto forte sull’attualità. E abbiamo anche l’ambizione di dare una lettura del quotidiano e dei vari giornali”. Il conduttore di Agorà, Gerardo Greco, racconta ad Affari l’evoluzione del suo programma e parla della crisi dei talk show.
Come cambierà in autunno, nella nuova Rai 3 di Daria Bignardi?
“Il nuovo Agorà è molto meno parlato. Già oggi abbiamo più o meno 40 minuti di filmati complessivi. La mia ambizione è di fare un unico film di due ore senza diretta (sorride, ndr)… la cosa non è possibile. Però l’impressione è di continuare a lavorare sul racconto di un’Italia che cambia. Portando per mano lo spettatore e mostrandogli il Paese e le storie sul posto. Per questo abbiamo una fortissima sinergia con Rai News 24 e con la TgR: sono le nostre finestre che si aprono sulla nazione. Il che rende il programma anche un prodotto sperimentale”
Tanto si è detto della crisi dei talk show. Che ne pensa?
“Secondo me è così. Io li ho sempre odiati: vengo da 12 anni di America e nella tv Usa non esiste in natura il talk show. Non c’è un dibattito furioso come in Italia o nei Paesi dell’area mediterranea. Perché? Forse perché i protestanti americani sono in grado di dare un peso particolare alle parole. Se dici una cosa sei inchiodato ad essa. Mentre da noi è tutto più relativo. Però oggettivamente l’idea del parlato che sovrasta sulla realtà a me ha sempre dato fastidio. Infatti, in questi tre anni di Agorà abbiamo cambiata la trasmissione, mirando sempre di più verso il racconto cronachistico dell’attualità e dei fatti”
Nel panorama dei talk ce n’è però qualcuno che le piace di più e che più magari si avvicina al giornalismo all’americana?
“Forse il formato dei faccia a faccia, che è relativamente attuale. Se parliamo di un racconto istituzionale c’è Vespa con Porta a Porta. E poi…”
Poi?
“In Italia la derivazione dei talk show nasce dal racconto del Paese che faceva Michele Santoro. E che tornerà a fare adesso su Rai 2. Però questo è un racconto: complesso e di piazza. Di storie e persone. Piano piano si è snaturato in un 'confronto per il confronto'. Perdendo l’adesione alle piazze, alle storie e alla realtà”.
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