Cinema

Emilia Pérez di Jacques Audiard: un musical audace tra narcos e identità di genere

Scopri “Emilia Pérez”, il sorprendente musical di Jacques Audiard che intreccia narcotraffico e identità di genere in una storia di redenzione e libertà. Al cinema dal 9 gennaio: emozioni e colpi di scena garantiti

Arriva nelle sale italiane il 9 gennaio la pellicola più sorprendente di Jacques Audiard, regista di culto che ha già firmato capolavori come Il Profeta e Dheepan. Con Emilia Pérez, Audiard sperimenta un linguaggio cinematografico ibrido in cui l’energia del musical si mescola a tematiche forti come il narcotraffico, la violenza endemica in Messico e la transizione di genere. È un film che osa rompere gli schemi e trascina lo spettatore in un racconto fatto di passioni, contraddizioni e desiderio di rinascita.

L’essenza di un Messico ricostruito in un teatro di posa

Non serve una riproduzione documentaristica per catapultarci in un Messico di luci e ombre: Audiard sceglie di ricrearlo in uno studio parigino, restituendo comunque un mondo vibrante di suggestioni. Quello che vediamo sullo schermo non è un Messico cartolina, ma uno “stato mentale” in cui tutto è amplificato, dalle note musicali ai sussurri minacciosi dei cartelli. Questa scelta estetica, unita a una fotografia dai colori saturi, è un invito a immergersi in una fiaba visionaria che non rinuncia a raccontare drammi reali, come la sparizione di migliaia di persone e l’incontenibile piaga dei narcos.

Un protagonista fuori dall’ordinario: Manitas che diventa Emilia

Il cuore del film ruota attorno a Manitas Del Monte, spietato boss della droga, che si sente donna da sempre. La sua decisione di cambiare sesso — e di conseguenza identità — porta con sé un conflitto morale, emotivo e sociale. Interpretato da Karla Sofía Gascón, attrice transgender capace di dare vita a un personaggio diviso tra la violenza del passato e la voglia di rinascere, Manitas/Emilia incarna le tensioni di un Messico in costante trasformazione. Il processo di transizione, però, non tocca soltanto il corpo: sconvolge l’ordine criminale, scuote la famiglia e riscrive l’idea di redenzione in un ambiente dove la fiducia è merce rara.

Quando il musical diventa critica sociale

Sebbene a tratti possa ricordare le esplosioni di energia tipiche di Moulin Rouge! o la teatralità di Pedro Almodóvar, Emilia Pérez non è un musical da “paillettes e lustrini”. La musica entra in scena come un’onda emotiva: svela i desideri dei personaggi, rimarca le loro fragilità, e soprattutto denuncia la corruzione di chi gestisce il potere. Non mancano scene di forte impatto, come il numero collettivo che ritrae un’asta di beneficenza organizzata per ripulire l’immagine di alcuni politici sospettati di collusione. Zoe Saldana, nel ruolo dell’avvocatessa Rita Moro Castro, si esibisce in una coreografia che ha quasi il sapore di una rivolta: un modo per inchiodare i potenti alle loro responsabilità senza mai scadere nel didascalico.

Ritmi latini e sonorità ibride: la forza della colonna sonora

La colonna sonora, firmata da Clément Ducol e Camille, è una mappa sonora caleidoscopica che mescola pop, fanfare funebri, canti tradizionali e spunti orchestrali. Il brano “El Mal”, premiato come miglior canzone originale ai Golden Globe, è il simbolo di questa varietà: un mix di rabbia e speranza che vede la partecipazione di un corpo di ballo quasi “tribale”. A fare da contraltare, “Mi Camino”, interpretato da Selena Gomez (nel ruolo di Jessi, moglie di Manitas), parla della necessità di sentirsi finalmente liberi di scegliere chi essere.

Cast stellare, personaggi indimenticabili

  1. Karla Sofía Gascón (Emilia Pérez / Manitas Del Monte)

    • Attrice transgender, la sua performance regala momenti di pura commozione. La scena in cui si guarda allo specchio dopo l’intervento rimane impressa come uno spaccato d’intimità raramente visto in un film sulla criminalità organizzata.
  2. Zoe Saldana (Rita Moro Castro)

    • Ballerina provetta e avvocata determinata, combatte per i diritti del suo cliente e per la propria affermazione professionale. Il suo numero musicale durante il galà di beneficenza resta uno dei punti più alti dell’intero film, carico di tensione e sarcasmo politico.
  3. Selena Gomez (Jessi)

    • Con un look distante dall’iconografia pop a cui ci ha abituati, Selena Gomez interpreta la moglie del boss, stanca di vivere nell’ombra della violenza. Il suo sogno di diventare una “reina” si intreccia con un percorso di autoaffermazione che la porterà a scelte imprevedibili.
  4. Adriana Paz (Epifanía)

    • Figura femminile che sfida il destino, rappresenta il primo amore autentico di Emilia, la persona che riesce ad abbracciare l’essenza più pura di chi ha finalmente deciso di non mentire più a se stesso.

Un’attenzione particolare all’aspetto umano

Ciò che rende Emilia Pérez diverso dai classici film sui cartelli della droga è l’attenzione rivolta alle piccole sfumature dell’animo. Audiard non si accontenta di mettere in scena sparatorie e inseguimenti, ma scava nell’intimo dei personaggi, mostrandone debolezze, paure e desiderio di cambiare. Ogni transizione, anche la più fisica, comporta inevitabilmente un cambiamento profondo dell’anima. Ecco perché la pellicola tocca temi universali, come il bisogno di perdono e la ricerca di una nuova identità.

Perché “Emilia Pérez” merita di essere visto

  • Coraggio narrativo: unisce il racconto criminale al musical, offrendo una prospettiva fresca e lontana dal consueto.
  • Rilevanza sociale: affronta la questione della violenza in Messico e la difficile condizione dei desaparecidos, senza perdere la spinta verso la speranza.
  • Riflessione sull’identità: l’arco di trasformazione di Manitas in Emilia è una potente metafora su ciò che siamo disposti a lasciare alle spalle per essere davvero noi stessi.
  • Passione e autenticità: il cast regala interpretazioni che trasudano energia e ci fanno entrare in empatia con vite ai margini.

Scorci di un futuro cinematografico più inclusivo

“Emilia Pérez” non è un film perfetto, ma è un’opera che segna un passo importante verso una rappresentazione più aperta e inclusiva nel cinema. La scelta di una vera attrice transgender per interpretare un boss narcos in transizione non è soltanto coraggiosa: è un segnale di quanto la settima arte possa (e debba) intercettare nuovi orizzonti. La speranza è che pellicole come questa aprano la strada a narrazioni più varie, in cui le etichette di genere, provenienza e ruolo siano sempre più fluide e libere da stereotipi.

Conclusioni: la forza di un viaggio controcorrente

Come in un mosaico, Emilia Pérez combina frammenti di musical, crime story, melodramma e denuncia sociale. Ma il vero fulcro risiede nella capacità di dialogare con le emozioni dello spettatore, invitandolo a guardare oltre la superficie. Se siete in cerca di un’esperienza cinematografica fuori dai soliti schemi, segnatevi la data: 9 gennaio. Troverete passione, risate, lacrime e forse qualche riflessione su quanto sia preziosa la libertà di scegliere chi siamo, anche quando la vita sembra volerci imporre un’altra rotta.

Avete già visto il trailer? Fateci sapere che impressione vi ha lasciato e, se cercate altri consigli su film e serie TV capaci di osare, non esitate a seguirci per ulteriori approfondimenti!

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