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Missing You: Un thriller di Harlan Coben che fa il minimo sindacale

Il 2025 di Netflix è iniziato con un’attesa che ha scaldato i cuori degli appassionati di thriller, portando con sé Missing You, l'ennesima trasposizione seriale di un romanzo di Harlan Coben. Dopo il successo di altre sue opere come The Stranger e Un inganno di troppo, il colosso dello streaming ha puntato ancora su un suo titolo, sperando di replicare il successo. Purtroppo, Missing You si rivela più una delusione che un’apoteosi. Sebbene la serie abbia il potenziale per intrattenere, il risultato finale non brilla come ci si aspettava da uno degli scrittori più apprezzati nel panorama del thriller.

La Trama di Missing You: Un amore perduto che riemerge in un’App di incontri

Kat Donovan (Rosalind Eleazar) è una detective specializzata in persone scomparse, e la sua vita professionale si intreccia con una ferita personale che non si è mai rimarginata: undici anni fa, il suo fidanzato Josh (Ashley Walters) è sparito senza lasciare traccia, proprio quando la sua vita sembrava destinata a un “felici e contenti”. Ma un giorno, mentre scorre distrattamente tra i profili su un'app di incontri, il volto di Josh appare improvvisamente, costringendo Kat a rivivere il passato doloroso. Il suo ritorno, però, riapre un vaso di Pandora fatto di segreti familiari, misteri irrisolti e la verità mai detta sulla morte di suo padre, un poliziotto ucciso mentre indagava su un caso importante.

La trama, per quanto promettente, cede presto alla tentazione di cliché del genere. Il ritorno di Josh non è altro che il primo di molti colpi di scena, ma questi, purtroppo, non sono sufficienti per dare alla serie la spinta che serve a mantenerne alta la tensione. L’idea di utilizzare un’app di incontri come catalizzatore della trama è intrigante, ma rimane solo un espediente che non viene mai sfruttato appieno. La presenza di una storia d'amore mai consumata sembra una metafora forzata, piuttosto che un elemento che arricchisce la narrazione.

Le problematiche di Missing You

Il principale difetto di Missing You risiede nell’incapacità di costruire un mistero che faccia davvero dubitare lo spettatore. La serie sembra più un puzzle con pezzi troppo grandi per essere composti in modo credibile. La detective Kat, che avrebbe dovuto essere il fulcro della narrazione, diventa troppo spesso il veicolo per rivelazioni superficiali. La sua immagine di investigatrice acuta vacilla continuamente, trasformandola più in un personaggio passivo che in uno che dirige davvero le indagini.

Le continue rivelazioni nel corso dei cinque episodi non hanno la stessa forza drammatica che ci si aspetta da un thriller di Coben. Sebbene ogni episodio abbia il suo colpo di scena, la verità svelata alla fine sembra quasi troppo sbrigativa, come se lo scrittore stesse cercando di correre verso la conclusione senza dare il giusto peso alle scoperte lungo il cammino. Il rischio è che lo spettatore finisca per disinteressarsi a una trama che, alla fine, sembra più un pretesto che un’ossatura solida per la storia.

Un cast che non rende giustizia alla storia

Non è che il cast di Missing You non faccia il suo dovere, ma è evidente che la sceneggiatura non consente loro di dare il massimo. Rosalind Eleazar, nel ruolo di Kat, appare spesso come un personaggio in balia degli eventi, senza una vera crescita emotiva. Richard Armitage, pur essendo un attore che generalmente sa come interpretare ruoli intensi, qui risulta bloccato in un personaggio che non ha il respiro necessario per emergere. Eppure, il vero problema è che il potenziale di questi attori viene minato dalla scrittura piatta che non sa valorizzare le loro doti interpretative.

L’incontro tra Kat e il suo passato – rappresentato da Josh e dal padre – avrebbe dovuto essere il cuore pulsante della serie, ma finisce per essere poco più di un’introduzione a un gioco di rivelazioni che non tiene mai alta la tensione. La mancanza di profondità psicologica nei personaggi, soprattutto in quelli di supporto come Ellis Stagger (interpretato da Armitage), rende la serie difficile da seguire sul lungo periodo, poiché non offre nulla di davvero stimolante a livello emotivo.

Colpi di scena a ripetizione, ma nessuna vera suspense

Missing You segue un percorso che si potrebbe definire formulaico: un personaggio che si trova di fronte a un mistero che sfida la sua visione del mondo e lo costringe a scavare nel suo passato, ma senza il giusto sviluppo. Ogni episodio ha un “grande” colpo di scena che fa saltare il piano, ma non ci sono veri momenti di riflessione, né complicazioni morali o psicologiche che permettano di legarsi ai protagonisti.

L’uso della musica come tema ricorrente per legare i titoli degli episodi (da Every Breath You Take dei Police a Where the Streets Have No Name degli U2) sembra voler conferire alla serie una certa atmosfera nostalgica, ma finisce per essere più un espediente estetico che una vera e propria chiave di lettura della trama. Questo non fa che aggiungere un ulteriore strato di superficialità a una storia che avrebbe meritato maggiore introspezione.

Conclusioni: Una serie per chi cerca intrattenimento senza pretese

In conclusione, Missing You è un prodotto che potrebbe piacere a chi cerca un intrattenimento leggero, ma difficilmente rimarrà impresso come una delle migliori produzioni del genere thriller. Nonostante i colpi di scena e l’alto potenziale iniziale, la serie non riesce a soddisfare le aspettative. La scrittura piuttosto piatta e l'uso dei personaggi come meri strumenti narrativi riducono il valore di una trama che poteva essere più intrigante.

Missing You è una serie che intrattiene, ma solo momentaneamente. Non ci sono emozioni da portarsi via, né un mistero che davvero valga la pena di essere risolto. Se sei un fan della formula thriller di Coben, probabilmente troverai qualche momento di soddisfazione, ma se cerchi qualcosa di più profondo e appagante, forse sarebbe meglio guardare altrove.

 

 

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