Spettacoli
Teatro della Pergola, Gassmann dirige Daniele Russo in Fronte del porto
Da martedì 3 a domenica 8 marzo alla Pergola di Firenze Alessandro Gassmann dirige Daniele Russo in Fronte del porto di Budd Schulberg
Dopo il successo di Qualcuno volò sul nido del cuculo, Alessandro Gassmann torna a dirigere Daniele Russo nella riscrittura di una storia “cinematografica”: l’adattamento teatrale firmato da Enrico Ianniello di Fronte del porto, al Teatro della Pergola da martedì 3 a domenica 8 marzo. «Credo che in questo momento, nel nostro Paese, non ci sia storia più urgente da raccontare di Fronte del Porto», spiega Gassmann, «una comunità di onesti lavoratori sottopagati e vessati dalla malavita organizzata trova, attraverso il coraggio di un uomo, la forza di rialzare la testa e fare un passo verso la legalità, la giustizia, la libertà». Attore, scrittore, traduttore e regista non nuovo a esperienze di trasposizione scenica – ricordiamo gli adattamenti di Chiòve e I Giocatori del catalano Pau Mirò – Ianniello ha immaginato la storia a partire dall'omonima opera dell'americano Budd Schulberg (a sua volta ispirato da un'inchiesta giornalistica dell'epoca, diventata la base della sceneggiatura del film di Elia Kazan che vinse otto Oscar nel 1954) e dall’adattamento teatrale realizzato, in seguito, dall'inglese Steven Berkoff. «Ho chiesto a Enrico Ianniello», scrive Gassmann nelle note di regia, «di spostare l’azione, originariamente ambientata negli Stati Uniti degli anni ’50, in una Napoli degli anni ’80, dove la camorra era organizzata e presente tra gli operai del porto industriale. Come già avvenuto per Qualcuno volò sul nido del cuculo, anche in questo caso la scelta è caduta su un testo e una tematica che mi coinvolgono profondamente e che portano verso una ricerca di libertà faticosa. «Abbiamo ricostruito la vita del porto, le vite degli operai, i loro aguzzini» prosegue, «attaccandoci ai suoni, ai rumori, ai profumi e alla lingua di questa città. Cerco sempre di ricostruire mondi credibili nei miei spettacoli, pensando a ogni tipo di pubblico, nella convinzione che ora come non mai il teatro debba essere arte popolare, di difficile esecuzione, ma di semplice fruizione». Lo spettacolo ci trascina nella Napoli degli anni ’80: i colori della moda sono sgargianti, la sonorità è quella dei film dell’epoca e un cast di 12 attori (insieme a Russo, Emanuele Maria Basso, Antimo Casertano, Antonio D’Avino, Sergio Del Prete, Francesca De Nicolais, Vincenzo Esposito, Ernesto Lama, Daniele Marino, Biagio Musella, Pierluigi Tortora, Bruno Tràmice) porta in scena un racconto corale dalla forte carica emotiva e sociale, fatta di relazioni intense e rabbiose e di atmosfere cariche di suspense. «Si parla di caporalato, di sopraffazione nel mondo del lavoro», racconta Daniele Russo ad Angela Consagra sul foglio di sala dello spettacolo, «e dunque la storia è vicina alla nostra sensibilità e rappresenta uno di quei temi sociali che Gassmann ama trattare. In particolare, per quanto riguarda il mio personaggio, Francesco, ex boxeur, abbiamo lavorato molto sull’assenza: è un uomo che osserva e che non agisce, piuttosto si lascia agire perché subisce le decisioni degli altri. Probabilmente», ragiona, «lui è incapace di prendere decisioni in un mondo che fa dell’omertà e delle regole non scritte la sua normalità. Non ha quel carattere decisionista che, invece, presentano il fratello o il cugino e gli altri personaggi loschi che vivono in questo porto di Napoli degli anni Ottanta. L’incontro con i sentimenti», continua, «l’amore per una ragazza e le parole di un prete, lo risvegliano infine – come nel film – dal torpore nel quale viveva e riesce, soprattutto, a riprendersi la sua dignità». Un grande spettacolo, anche visivamente coinvolgente. Le scene sono dello stesso Alessandro Gassmann e descrivono più di venti luoghi che, con i loro movimenti, sono parte integrante della narrazione drammaturgica. I costumi sono di Mariano Tufano, le luci di Marco Palmieri, le videografie di Marco Schiavoni, le musiche di Pivio e Aldo De Scalzi. La produzione è Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini. «Prosegue la mia collaborazione con il Teatro Bellini, struttura teatrale giovane e coraggiosa», conclude Gassmann, «la più vivace realtà teatrale di Napoli in questo momento, e mi piace continuare il mio lavoro di regista con Daniele Russo, nel quale ho trovato un interprete ideale e credibile per raccontare i limiti e i difetti umani di protagonisti imperfetti, ma proprio per questo emozionanti».
VIVERE DAVVERO di Angela Consagra
Intervista a Daniele RUSSO
In questo nuovo spettacolo in cui collabora nuovamente con Alessandro Gassmann, come si inserisce il suo personaggio?
«Dopo il grande successo di Qualcuno volò sul nido del cuculo, insieme ad Alessandro Gassmann da tempo volevamo proseguire la nostra collaborazione. Alessandro ha bisogno di raccontare grandi storie al pubblico, storie capaci di illuminare e di emozionare l’animo degli spettatori. Lui sente proprio il desiderio imprescindibile di parlare con il pubblico, è una sua cifra stilistica. E in questa edizione teatrale di Fronte del porto ha trovato una grande storia da raccontare al suo pubblico. Ha deciso di ambientare la narrazione in Italia perché caratterizzata da una grande contemporaneità. Si parla di caporalato, di sopraffazione nel mondo del lavoro, e dunque la storia è vicina alla nostra sensibilità e rappresenta uno di quei temi sociali che Gassmann ama trattare. In particolare, per quanto riguarda il mio personaggio, Francesco, ex boxeur, abbiamo lavorato molto sull’assenza: è un uomo che osserva e che non agisce, piuttosto si lascia agire perché subisce le decisioni degli altri. Probabilmente lui è incapace di prendere decisioni in un mondo che fa dell’omertà e delle regole non scritte la sua normalità. Non ha quel carattere decisionista che, invece, presentano il fratello o il cugino e gli altri personaggi loschi che vivono in questo porto di Napoli degli anni Ottanta. L’incontro con i sentimenti, l’amore per una ragazza e le parole di un prete, lo risvegliano infine – come nel film – dal torpore nel quale viveva e riesce, soprattutto, a riprendersi la sua dignità».
Quindi è un personaggio capace di compiere un’evoluzione?
«Assolutamente sì. Per un interprete è stimolante dare corpo e voce a personaggi simili: io sono un attore anche energico, sempre molto presente, e lavorare invece sull’assenza è stata una sfida divertente. All’inizio il mio personaggio è un osservatore, non ha la forza né la maturità per capire che probabilmente le cose potrebbero andare in modo diverso. Il suo è un modus operandi molto italiano: si attende, ma è un’attesa del nulla, alla fine... Il suo è un lasciarsi vivere, piuttosto che vivere davvero. Il momento del riscatto e la voglia di rivalsa gli permetteranno di conoscersi più profondamente. Da un primo atto che prepara a quello che avverrà – come spesso accade in questo tipo di storie – e in cui se non sai che sono io il protagonista neanche forse te ne accorgi, si passa a un vero sviluppo della storia. E le scelte attoriali e registiche seguono questa strada».
Che Napoli è quella che viene raccontata nello spettacolo e in che modo può dirsi contemporanea alla nostra sensibilità?
«Oggi la Napoli malavitosa imperversa al cinema e in teatro. In questo spettacolo utilizziamo molto il dialetto napoletano, anche se sfumato: tutto è comprensibile, a parte certe parole che non importa capire perfettamente. Il suono napoletano è musica: non intendi magari il senso, ma sicuramente capisci se sono arrabbiato oppure no, grazie all’espressività. Sicuramente trasporre la storia negli anni Ottanta ci ha permesso di descrivere una Napoli che conserva ancora certi suoni, un tipo di linguaggio forse meno violento e più teatrale rispetto a quello presente in tanti film di oggi dedicati a questa città, così complessa e unica».
L’espressività è un elemento dominante in scena?
«Si rivivono suoni e gestualità tipicamente partenopee. Io non sono un attore abituato a fare spettacoli in dialetto, però questa scelta risulta vincente. L’ambientazione a New York, com’è nella storia originale, sarebbe stata troppo distante da quello che siamo. Le difficoltà raccontate in questo Sud del mondo, in questo porto di Napoli, sono le stesse che appartengono a tutti noi».
Biglietti
Intero Platea 37€ - Palco 29€ - Galleria 21€ Ridotto Over 60 33€ - Palco 26€ - Galleria 18€ Ridotto Under 26 Platea 22€ - Palco 18€ - Galleria 13€
Ridotto Soci Unicoop Firenze
Platea 30€ - Palco 24€ - Galleria 17€
Biglietteria
Via della Pergola 30, Firenze
055.0763333 – biglietteria@teatrodellapergola.com.
Dal lunedì al sabato: 9.30 / 18.30.