Spettacoli
Vessicchio, la vittoria sulla Rai? "Ha guidato una missione rivoluzionaria"
Sergio Cerruti (Afi) ad Affari: "Ho provato orgoglio quando Vessicchio mi ha definito indomito". Musica e intelligenza artificiale? "Guidiamo il cambiamento"
Beppe Vessicchio e la vittoria contro la Rai. Quando nel 2022, "si presentò da me l’indomito Sergio Cerruti, presidente dell’AFI"
Il maestro Beppe Vessicchio nei giorni scorsi ha vinto la causa per i diritti d'autore contro la Rai per vedersi riconosciuti i diritti di utilizzo di musiche da lui composte e interpretate per il programma tv 'La Prova del Cuoco'. Una sentenza storica pronunciata dal Tribunale di Roma molto importante anche per l'Afi: il suo presidente. Sergio Cerruti. è stato il primo a chiedere tramite lʼ'Associazione Fonografici Italiani (che riunisce e rappresenta gli interessi di circa 200 produttori indipendenti del nostro Paese) il riconoscimento dei diritti musicali. ʼʼCi siamo mossi per primi su questo tema, abbiamo nuotato controcorrente verso quella agognata normalità che è sempre troppo difficile da raggiungere. Sono soprattutto contento per il maestro Vessicchio che per primo e per troppi anni è rimasto da solo e che grazie al nostro intervento seguito da quello dei miei colleghi quali il presidente Angrisano di GetSound, il presidente Sangiorgi di Audiocoop, il presidente Micciché di Nuovo Imaie e il pPresidente Benini di Evolution siamo riusciti a dare vita ad uno straordinario risultato, segno che l'unione fa la forza quando il diritto ci accomunaʼʼ, ha spiegato a caldo Sergio Cerruti.
E Beppe Vessicchio dopo la vittoria ha ricordato e sottolineato il ruolo di Cerruti e dell'Afi: "Nel 2022, una parte dell’industria discografica decise di ascoltarmi. Si presentò da me l’indomito Sergio Cerruti, presidente dell’AFI, dicendomi di conoscere il mio caso e di volerlo sostenere con un intervento nel giudizio pendente, in adesione alla tesi giuridica sostenuta da me e dai miei avvocati. Grazie al sostegno – anche in dichiarazioni pubbliche - di AFI e del suo Presidente, cominciai a sentirmi meno solo: fondamentale è stato il lavoro di convincimento, graduale e costante (quasi ossessivo) nei confronti anche delle altre collecting rispetto alla fondatezza delle mie posizioni.
Vessicchio e la Rai, la musica e l'intelligenza artificiale, le richieste al governo Meloni, i concerti e... l'intervista al presidente Afi, Sergio Cerruti
Presidente Cerruti cosa ha provato quando Beppe Vessicchio, l'ha pubblicamente definita 'indomito'?
Ho provato innanzitutto un senso di riconoscenza per la citazione e poi onestamente anche un po’ di sano orgoglio per essere stato il destinatario di un aggettivo cosi tanto ricercato da essere quasi desueto e in questa fattispecie carico di significato.
E Cerruti come definirebbe Beppe Vessicchio? Lei che è stato a fianco del Maestro in questi mesi prima della sentenza, come l'ha trovato?
Lo definirei lucido e sempre bilanciato nell’equilibrio umano e artistico in una vicenda che lo ha colpito da ambo i lati. Delicato, ma fermo, con un grande senso di giustizia, pronto a guidare con il suo stile una missione rivoluzionaria a nome di un intero settore.
Non solo Vessicchio. Si parla tanto in questi mesi di intelligenza artificiale in questi ultimi mesi e anche il mondo della musica non è esente dall'impatto che può avere l'IA. Già c'è stata qualche levata di scudi. Cosa temete di più come impatto negativo?
Quando arrivò la televisione in molti gridavano alla fine della radio che invece, ancora oggi, risulta più attiva che mai. Questo mi porta a dire che se c’è stata una levata di scudi è probabilmente dovuta, come spesso accade, alla paura delle cose che non si conoscono. Quello nei confronti dell’Intelligenza artificiale è uno tra i tipici sentimenti di timore verso il futuro che, il più delle volte, è generato dalla consapevolezza di dover gestire una nuova evoluzione auspicando di esserne all’altezza. Allo stato attuale noi non conosciamo tutti gli effetti e tutte le conseguenze positive e negative che può generare nel settore la presenza dell’intelligenza artificiale, sappiamo però che non riusciremo fermarla e, pertanto, dobbiamo concentrarci sicuramente sul comprendere e valorizzare il suo impatto economico, senza però perdere di vista quello etico. Per questo credo che oggi sia il momento da dedicare alla strategia della gestione per fare in modo che sia l’uomo a guidare il cambiamento, ricordandoci delle battaglie e conquiste fatte negli anni sul giusto utilizzo della tecnologia e sul rispetto della proprietà intellettuale.
Esiste, in tema di intelligenza artificiale, un 'bicchiere mezzo pieno'? In senso costruttivo, cosa può portare dal punto di vista positivo?
Come tutti i grandi cambiamenti, la bilancia delle conseguenze positive e negative è quasi sempre equivalente. Anche nel caso dell’intelligenza artificiale, il bicchiere mezzo pieno è dettato dall’esplosione di contenuti e di creatività che la stessa può generare. Se lo puoi immaginare lo puoi fare diceva Walt Disney, se pensiamo all’universo di potenzialità senza confini che possono derivare dallo sviluppo della tecnologia non possiamo che rimanerne affascinati o in un qualche modo attratti.
Anche l'estate 2023 è stata caldissima dal punto di vista dei grandi concerti estivi: da Elodie e Mengoni ai Maneskin, passando per Bruce Springsteen, Coldplay, Ultimo e Pinguini Tattici Nucleare. Solo per fare qualche esempio. Qual è il suo bilancio?
Una domanda che già da sola sottolinea l’ottimo stato di salute che oggi vive la musica, in particolare il comparto dell’intrattenimento e della musica dal vivo che, dopo uno stop obbligato, vivono – per usare un termine borsistico – una nuova stagione di rimbalzo. Il mio ruolo però di tecnico mi obbliga a constatare però che mentre in America hanno capito il valore della musica, non ultimo dopo il “piccolo terremoto” nel PIL del Paese generato da taylor Swift, in Italia siamo ancora molto meno ambiziosi e capaci di comprendere le potenzialità di un settore che già oggi è capace di fare da traino per il sistema economico del Paese ma che, al contrario, si lascia contaminare da riprovevoli dinamiche come il secondary ticketing.
Da Tim Summer Hits sulla Rai, ai Battiti Live di Mediaset e Radio Norba, senza dimenticare i concerti di Radio Italia su Tv8.... la Musica in tv sembra vivere una buona stagione anche dal punto di vista degli ascolti. Qual è la chiave di questo ritorno di fiamma col piccolo schermo?
Ogni combustione ha il suo comburente che, in questo caso, è sicuramente dettato dall’impatto e l’opportunità di natura economica. Se tra la musica e il piccolo schermo si è riscoperto un ritorno di fiamma è sicuramente dovuto all’attrattività che insieme generano negli investimenti e nella pubblicità. Sono infatti lontani i periodi in cui la musica produceva un calo negli ascolti televisivi, chiaro segnale di un settore che sta attraversando una transizione verso una maggiore consapevolezza non solo economica ma anche sociale. Come spesso esemplifico, stiamo passando da essere un cuoco ad uno chef.
La musica e i giovani: tanto si è detto delle nuove generazioni che vanno sempre più verso il rap e trap. E' un trend consolidato o ravvisate qualche cambio di tendenza verso altri generi?
Ormai la crisi dei generi musicali è in atto da tempo con una evidente difficolta anche per gli operatori di settore di identificarne i sub-movimenti. Basti pensare che esistono varietà di musica come più essere il Fhonk che registra numeri in continua crescita, soprattutto tra i giovanissimi, ma che quasi nessuno conosce. Il rap e la trap sono i generi maggiormente conosciuti anche grazie ai personaggi che fanno parlare di loro più per quello che fanno che per quello che cantano. Un folklore che con la musica c’entra poco, ma l’età e l’esperienza mi hanno insegnato che ogni generazione ha i suoi idoli.
Come sta il mondo della musica ora che la pandemia covid e la grande crisi a essa connessa sono passati?
Sicuramente gode di ottima salute e lo dimostrano gli stadi strapieni e gli spettacoli sold out di un’industria che è capace di influenzare l’economia del nostro Paese più di quanto lo si percepisca.
Al governo Meloni quali misure chiedete a sostegno della musica italiana?
Da sempre gli operatori del settore lamentano la mancanza di una interlocuzione e di una divisione dedicata al settore della musica presso il Ministero della Cultura. Per questo al Governo, addirittura prima che si formasse, abbiamo presentato un progetto per la ricostituzione della Direzione Generale musica e spettacolo presso la Presidenze del Consiglio, essendo il nostro un mercato strategico per l’economia e per l’identità del paese. La mancanza di un riferimento per il settore infatti ha generato spesso dubbi e criticità dovuti dall’assenza di regole certe, per questo credo che il primo passo verso un futuro nuovo sia quello di trovare una “casa”. Probabilmente, la nomina di un sottosegretario dedicato è la prima – per quanto piccola – scelta giusta.