Esteri

Bertrand batte Le Pen e sogna l'Eliseo. Centrodestra italiano:modello gollista

di Lorenzo Lamperti

Prima Madrid, poi la Sassonia Anhalt, infine le Francia: in Europa ora vince la destra moderata. Ecco perché Salvini vuole il partito unico con Fi. E Meloni no

I riflessi europei sul progetto di partito unico di centrodestra in Italia

Proiettando questa tendenza sull'Italia, si capisce l'euforia dimostrata nei giorni scorsi da Antonio Tajani, numero due di Forza Italia. Basta sovranismo, è tempo di moderati, gongola il partito azzurro. Lo stesso Tajani, non a caso, parla di un partito unico in stile partito repubblicano Usa, "che raccolga tutto il centrodestra e sia forza vincente, ma anche forza di governo, ancorata al Ppe".

Oltre allo stesso Silvio Berlusconi, anche lo stesso Matteo Salvini sembra essere convinto che per arrivare davvero a Palazzo Chigi ha bisogno di rendere la Lega una forza più trasversale, più "establishment". Ecco allora che l'insistenza sulla federazione di centrodestra o il partito unico risponde alla doppia esigenza del Carroccio di espandersi al centro, intercettando le tendenze europee, e rendersi potabile al Ppe in Europa (e ai repubblicani statunitensi dopo la gaffe del caso Savoini e dei rapporti con Mosca).

Meloni resta fuori per diventare l'unica rappresentante del sovranismo

Allo stesso tempo, però, si spiega anche l'atteggiamento di Giorgia Meloni. Fratelli d'Italia ha più volte ribadito che non intende partecipare a fusioni o a partiti unici, ma che punta a mantenere la diversità del proprio approccio all'interno del panorama della destra italiana. Anche qui, l'obiettivo è chiaro. Se Salvini non vuole mollare la vocazione maggioritaria ma anzi incentivarla guardando al centro, Meloni vede il partito unico Lega-Fi come un'occasione per cementare la sua presa sull'elettorato sovranista. 

La partita, insomma, si fa interessante. Non solo in Francia ma anche all'interno del centrodestra italiano in cerca di nuovi equilibri.