Esteri

Elezioni Nuova Zelanda, Jacinda Ardern e il trionfo della forza tranquilla

Fino a un paio d'anni fa la figura di Jacinda Ardern era trattata alla stregua di una curiosità da relegare alle pagine di costume

Fino a un paio d'anni fa la figura di Jacinda Ardern era trattata alla stregua di una curiosità da relegare alle pagine di costume. Il 26 ottobre 2017 a 37 anni, assume la guida di una nazione dove non sembra succedere mai nulla. La sua scelta di conciliare maternità e governo (la figlia Neve è nata nel giugno 2018) le suscita grandi simpatie sebbene non manchi chi, con un po' di sufficienza, menzioni in proposito la storiella secondo la quale in Nuova Zelanda la questione più grave da affrontare sono le flatulenze del bestiame che allargano il buco nell'ozono. La premier più giovane del mondo sale agli onori delle cronache internazionali solo quando, un anno dopo, si porta dietro la figlioletta di tre mesi all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

La premier mamma, la premier giovane, la premier fotogenica. Ancora, stereotipi da rotocalco. Tutto cambia il 15 marzo 2019 quando un terrorista australiano, Brenton Tarrant, irrompe in due moschee sparando all'impazzata e uccidendo 50 fedeli musulmani. Ardern compare in tv per rassicurare una popolazione sotto shock, che fino al giorno prima credeva di vivere in un paradiso dove giungevano solo gli echi dei problemi del pianeta, e ora trema di fronte alle minacce di vendetta dell'Isis. La premier ammette di aver ricevuto il delirante manifesto suprematista di Tarrant nove minuti prima della strage ma che il tempo per reagire era stato pochissimo (e gli stessi utenti di 8chan, il forum dove lo stragista aveva annunciato il massacro, avevano pensato a uno scherzo). Le foto della leader con il capo coperto, per esprimere il suo cordoglio alla comunita' islamica, fanno il giro del mondo. Un'empatia alla quale i neozelandesi scoprono fare da contrappeso una volontà di ferro.

Ardern respinge con risolutezza tutte le pressioni in senso contrario e l'11 aprile successivo fa approvare una legge che vieta in tutto il Paese la vendita di armi semiautomatiche e da assalto. "E' cambiata la nostra storia, ora devono cambiare le nostre regole", afferma. Il 9 dicembre 2019 un'altra tragedia mette alla prova Ardern. L'eruzione del vulcano Whakaari uccide 21 turisti e ne ustiona in modo grave altrettanti. La premier il giorno dopo si reca nell'isola per incontrare il personale di emergenza. Le sue foto mentre abbraccia il personale impegnato nell'emergenza diventano virali. Il suo discorso in memoria della vittime commuove una nazione. La sua risposta alla calamità viene giudicata dai media "ferma" e "misurata. A far salire alle stelle la popolarità della premier e ad assicurarle il plebiscito che l'ha confermata al potere è però il successo nella lotta al coronavirus. Il 27 aprile 2020, quando larga parte del mondo è ancora nella fase più acuta dell'emergenza, Ardern dichiara di aver "vinto la battaglia contro la pandemia di Covid-19". Dopo aver registrato un solo contagiato in 24 ore, l'arcipelago dopo cinque settimane di confinamento. Il bilancio finale e' di 25 morti su una popolazione di 5 milioni di abitanti.

Secondo gli esperti, il successo di Wellington sta nel fatto di non aver semplicemente mirato all'appiattimento della curva dei contagi ma all'azzeramento della trasmissione del virus all'interno della comunita'. Un risultato reso possibile, oltre che dalla geografia di un Paese che rende semplice il controllo dei confini, dalla tempestività dei provvedimenti di lockdown. Ardern aveva annunciato severe misure di blocco già a marzo, quando risultavano solo un centinaio di casi e nemmeno un morto. Non sfugge nemmeno uno stile di comunicazione differente da altre nazioni i cui esecutivi dichiarano "guerra al Covid-19". Il messaggio del governo della Nuova Zelanda è quello di un Paese che si unisce. "Uniti contro Covid-19" è la principale esortazione di Ardern, che definisce il Paese "la nostra squadra di cinque milioni".

"Una brillante comunicatrice e una leader empatica", ha commentato con la Bbc il professor Michael Baker dell'universita' neozelandese di Otago. Ma soprattutto una leader che ha dimostrato di saper affrontare gravi scenari di crisi con lucida caparbieta' e senso del sacrificio. E i neozelandesi lo hanno riconosciuto premiandola come una vittoria senza precedenti.